Rio, Bush all'attacco «Terroristi ecologici»
Rio, Bush all'attacco «Terroristi ecologici» «Se cedo, aumentano i disoccupati in Usa» Rio, Bush all'attacco «Terroristi ecologici» RIO DE JANEIRO. Gli Stati Uniti hanno detto «no» ancora una volta. Da Washington, George Bush ha confermato che gli Usa non sottoscriveranno la Convenzione sulla biodiversità, che ieri pomeriggio ha iniziato ad essere firmata nell'Eco '92 (fra i primi Giorgio Ruffolo, che poi è ripartito). À nulla sono valsi i tentativi disperati del capo della delegazione americana, William Reilly, di far cambiar idea al Presidente. Mercoledì 1' «ambasciatore» a Rio aveva inviato un fax alla Casa Bianca, chiedendo l'autorizzazione ad aderire, alla Convenzione, per alleviare la pressione della stampa e delle altre delegazioni ed evitare che gli Usa uscissero isolati da Rio. Nel fax, Reilly scriveva che il Brasile sarebbe stato disponibile a trovare ima via d'uscita per gli Stati Uniti, offrendosi di promuovere, con «trucchi di linguaggio», piccoli cambiamenti nel testo originale della Convenzione, per rendere la nuova versione accettabile. A Reilly hanno risposto telefonicamente, con un secco no, due uomini di punta dello staff di Bush, Samuel Skinner e Clayton Yeutter. Poi, giovedì sera il Presidente ha ribadito di essere contrario alla Convenzione perché «metterebbe a rischio milioni di posti di lavoro negli Usa». Un chiaro riferimento agli articoli della Convenzione che prevedono il trasferimento di tecnologie «pulite» ai Paesi del Terzo Mondo e concedono a questi di ricevere i diritti di sfruttamento per la flora e la fauna nel loro territorio. E solo il giro di affari delle multinazionali chimiche e farmaceutiche che utilizzano bio-tecnologie basate su processi attivi ricavati dalla vegetazione tropicale si aggira sui 200 miliardi di dollari Tanno. I timori di Reilly sui rischi di isolamento degli Usa erano giusti. Ieri anche Francia e Giappone hanno fatto sapere di aver deciso di firmare la Convenzione, ed a fianco degli Stati Uniti sono rimasti, quindi, solo la Gran Bretagna ed un pugno di Paesi minori. Ma anche gli inglesi starebbero per cambiare idea. E per l'arrivo di Bush si temono contestazioni. Gianluca Bevilacqua e Mirano Candito A PAGINA 11
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