PACIFISTI VEDOVI D'AMERIKA

PACIFISTI VEDOVI D'AMERIKA SILENZIO PER LA BOSNIA ECCO che un'atroce immagine da eccidio medievale, da guerra dei trent'anni, apre tutto ad un tratto un violento squarcio d'orrore fra una vacua risata di Frizzi e una sgambettata della Panetti. Dove saremo mai? A Sarajevo nel 1914? A Mostar nel 1944? A Dubrovnik nel 1999? Ad aumentare il nostro sgomento e la nostra confusione mentale contribuisce il commento, come disinnescato dal tempo e dallo spazio, della compassionevole voce Rai: essa, parafrasando quell'assurdo squarcio d'apocalisse, ci parla di chissà quale «guerra indiscriminata», di chissà quali «bande irregolari», di chissà quali «granate che uccidono neonati, donne e vecchi inermi». Le spiegazioni quanto mai reticenti avvolgono così in una sorta di pietà neutrale, anonima, indistinta, il più impetuoso scorrimento di sangue che abbia allagato l'Europa dal 1945 ad oggi. Neppure il fatto che dopo un anno d'ambiguità l'assise mondiale dell'Orai, decretando le sanzioni, abbia indicato l'aggressore nella Serbia di Milosevic, è riuscito a dissipare del tutto la foschia dell'esitazione nel giudizio di tanti media su questa curiosa guerra stellare balcanica. S'è rafforzata anzi una specie d'omertà trasversale fra i fallimenti delle cancellerie europee, i sospiri generici delle televisioni, le omissioni e le evasioni negli editoriali dei maggiori quotidiani. Ed è qui, nell'humus di questa ipocrisia sottile, , intessuta di commiserazione arrogante e di ignoranza calcolata, che ha trovato alimento per tacere e infine l'alibi per scomparire il noto quanto rissoso pacifismo all'italiana. Improvvisamente ammutoliti tutti coloro che, soltanto un anno fa, si slogavano caviglie e polsi per scendere in piazza e per firmare le petizioni contro l'aggressione imperialistica degli Stati Uniti all'Iraq. Non è certo la prima volta che il pacifismo selettivo di tanti intellettuali laici, e di tantissimi predicatori cattolici, manchi di far sentire la sua voce sempre pronta ad alzarsi in difesa delle cause più spurie. Ma questa volta, al cospetto dell'orrore che incombe sull'uscio di casa, il silenzio è così fragoroso da spingere perfino Veltroni, il direttore dell'Unità, a domandarsi interdetto: «Movimento per la pace dove sei finito?». Ma la vera domanda dovrebbe suonare: «Perché sei finito?». La risposta è che il movimentismo pacifista si è sempre nutrito dell'immagine dell'avversario che oggi, dopo la fine della guerra fredda e dell'Urss, non c'è più: l'Amerikano. Addirittura, dopo 1*89, i termini del gioco, spiazzando i pacifisti, si sono capovolti proprio in Jugoslavia, dove fino all'altroieri l'Amerikano proteggeva il regime nazionalcomunista di Milosevic contro la fragile democrazia croata. Quando non si può più inneggiare alla pace facendo la guerra ideologica all'America, che senso ha marciare e firmare? Che gustò c'è mobilitarsi contro una tribù balcanica soltanto perché s'è data al massacro di altre tribù balcaniche? No: non ha proprio senso sgolarsi per esprimere un giudizio su un conflitto tribale così stinto, così insulso, che non ha neppure il pregio di offrire alle fauci pacifiste il mostro imperialista dal verso giusto. Enzo Betti za PACIFISTI VEDOVI D'AMERIKA

Persone citate: Enzo Betti, Milosevic, Panetti, Veltroni

Luoghi citati: America, Europa, Iraq, Jugoslavia, Sarajevo, Serbia, Stati Uniti, Urss