Kolivanov, gran fiuto del gol di Roberto Beccantini
Kolivanov, gran fiuto del gol VERSO GLI EUROPEI Finisce 1-1 e con un palo per parte la sfida tra la Danimarca e la Csi Kolivanov, gran fiuto del gol Il foggiano risponde alla rete di Christensen COPENAGHEN DAL NOSTRO INVIATO Dopo aver detto no all'Europa di Maastricht, la Danimarca, dispettosa, blocca la Comunità degli Stati indipendenti: 1-1 nel vento di Brondby, periferia verde di Copenaghen. Partita di trasferimento, come certe tappe del Giro, gradevole a tratti, laboriosa sempre e imbarazzante all'inizio, nel protocollo, quando all'inno danese non fa seguito quello dell'ex Urss: agli Europei sarà, se sarà, un estratto della nona sinfonia di Beethoven. In tribuna, gente molto «tecnica»: Vogts, tedesco; Dalglish, scozzese, Wenger, francese. I comunitari, chiamiamoli così, sfoggiano maglie bianche a scacchi neri. Sul petto, «resiste» lo stemma canonico della vecchia Cccp, mentre del rosso che fu sopravvivono, a stento, i numeri sul dorso. L'atmosfera evoca colazioni al sacco e gite scolastiche. Il ripescaggio della Danimarca viene vissuto dai ti¬ fosi senza ombra di fanatismo. A Copenaghen, in questi giorni, fa un caldo feroce, e ai trenta gradi di norma corrispondono, nelle ragazze, non più di trenta centimetri di stoffa: un «rapporto» che, onestamente, a tutto fa pensare tranne al pressing e al gioco sulle fasce. Danesi più ficcanti, Csi più manovriera, anche se lenta e impacciata in difesa. Tanta Italia in campo, fra meteore di ieri, campioni di oggi e scommesse di domani. Baffetti da appuntato, capello corto, Aleinikov del Lecce procede a piccoli tocchi. Mikhailichenko - tre scudetti nelle ultime tre stagioni, Dinamo Kiev, Sampdoria, Glasgow Rangers - va a corrente alternata. Shalimov del Foggia (e dell'Inter, dal primo luglio) funge, in pratica, da esterno sinistro, emarginato dal cuore dell'azione. Dobrowolski del Genoa vaga senza fissa dimora: piedi buoni, aria da bandolero stanco, idee confuse. Kolivanov, l'altro foggiano, soffre la vicinanza di un partner, Kiriakov, non sempre in grado di capirne al volo le intenzioni. Fra i danesi, un paio di slalom di Brian Laudrup, il fratellino di Michael, scatenano un pittoresco ondeggiar di bandiere. Su tutti, Bent Christensen, un gol di rapina, al 34' e un palo al 41'. Per la Csi, pareggio di Kolivanov al 52', su azione di Shalimov e sponda casuale di Mikhailichenko, artefice, poco dopo, di un'emozionante traversa. Qua e là, coriandoli di Kanchelskis. La Csi (Comunità degli «statici» indipendenti, almeno nel primo tempo) ricorre al libero fisso (Oleg Kuznetov, 10 Scagnellato del Don) e marca a uomo Christensen con Chadadze e Povlsen con Zvejba. Il et. Bishovets è un brontolìo continuo. E quando proprio lui, l'impronunciabile Chadadze, regala la palla dell' 1 -0 a Christensen, 11 capo orso lo richiama in panchina: come ai vecchi tempi. Roberto Beccantini
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