« Enichem, tutto da rifare»

« Enichem, tutto da rifare» Pavoni (Union Carbide) stronca l'accordo con Bp e rilancia « Enichem, tutto da rifare» «Lasse con gli inglesi non risolve i problemi della chimica pubblica» ROMA. «L'accordo tra Enichem e British Petroleum non è certo la joint-venture che il gruppo chimico pubblico cercava da anni per uscire dalla sua crisi endemica: è semplicemente una acquisizione di licenza. Quindi non risolve nessuno dei problemi della chimica italiana». Fernando Pavoni è consulente del management dell'Union Carbide e fa parte della squadra di negoziatori che ha trattato con l'Enichem. Già segretario di Carlo Faina - capo-azienda della Montecatini - e poi consulente di Enoxi, Enichimica ed Enimont, Pavoni conosce bene polimeri e cracker. Dottor Pavoni, la trattativa dell'Uc con l'Enichem è ormai fallita. 0 no? Per me va avanti. La Union Carbide è sempre aperta ad un accordo serio. Purché si costituisca una sana e solida joint-venture a partecipazione paritetica per apporti e per capitali da investire, ed a due condizioni: il conferimento di alcuni cracker Enichem; la gestione manageriale affidata alla Union Carbide almeno per i cinque anni iniziali. Ma aU'Enichem non basta l'asse con la Bp? No, è lo dimostra la storia. Nell'83 l'Enichimica si è trovata esattamente nella stessa situazione di oggi. Credette di risolvere i suoi problemi con l'acquisizione di una licenza. Il senatore Cicchitto, responsabile del dipartimento attività produttive del psi, in una riunione sulla chimica tenutasi lo scorso anno a Marghera, di quell'episodio ne ha fatto, non smentito, la cronistoria. Nonostante il parere contrario dei tecnici si scelse allora la tecnologia Sclair della DuPont, il cui costo passò dai 120 miliardi preventivati ai 240 mi¬ liardi realmente spesi. Si è raggiunta per quantità e qualità la totale capacità produttiva solo nel 1990 grazie alla dedizione del personale tecnico dell'Enichimica. Oggi il rischio è lo stesso. Su 7 impianti multireattore della Bp, 6 di essi sono stati messi in funzione con ritardi che vanno dai 9 ai 12 mesi. La costruzione, cioè, ha richiesto una media di 57 mesi, circa 5 anni, contro i 24-30 mesi garantiti dall'Union Carbide. La messa a punto delle produzioni inoltre ha richiesto elaborati interventi il cui alto costo imprevisto si è aggiunto al già alto costo dell'impianto. Ciò va sommato alle limitazioni della tecnologia che devono essere considerate un costo addizionale. Perché? La tecnologia Bp, per limitazione del brevetto, quando produce Lldpe riduce la capacità nominale dell'impianto al 60%. E' ovvio che ciò, mentre aumenta costi di capitale e di gestione non satura sia pure con l'impianto da 200 Kta nominali annunciato, la produzione di etilene del cra- Il presidente dell'Enichem Giorgio Porta

Persone citate: Cicchitto, Fernando Pavoni, Giorgio Porta, Pavoni

Luoghi citati: Roma