I malati di Aids a S. Francisco; gli alpini, una ventata di allegria

I malati di Aids a S. Francisco; gli alpini, una ventata di allegria «Un tono manzoniano e da fine del mondo» Ho letto esterrefatto il lungo pezzo che Ferdinando Camon ha pubblicato su La Stampa del 31 maggio, sulla situazione dei malati di Aids a San Francisco. Sono esterrefatto perché credevo che il bravo scrittore Camon fosse al sicuro dalla morbosità con la quale molti sono tentati di descrivere la realtà di coloro che vivono con l'Hiv. Invece no. Perché si scrive che coloro che manifestano spruzzano sangue infetto quando tutti sanno benissimo che si tratta di aniline colorate? Perché non scrivere che questi sono militanti di Act Up, una delle organizzazioni più consapevoli di protesta contro la folle politica americana sull'Aids? Perché il tono da fine del mondo, questa aria da città marcia che sta morendo attaccata addosso a una città che ha reagito e reagisce meravigliosamente all'epidemia da Aids? Una città che ha saputo organizzare una delle migliori reti di solidarietà che esistano al mondo per questi malati? Una città dove i movimenti omosessuali si sono fatti carico dell'informazione e della lotta all'Aids anni prima delle istituzioni pubbliche e che hanno saputo organizzare servizi e accoglienza per coloro che nessuno voleva? Perché quando si parla di Aids si deve ricorrere a quell'inutile copione manzoniano, magari arricchito da qualche coloritura horror, quando si tratta di informare sull'Aids? Perché questo sfregio all'immagine di centinaia di migliaia di persone che con l'Aids vivono e certamente non nel modo descritto da Camon? Spero che Camon si renda conto del male che può produrre e ha prodotto un pezzo come il suo: un male che trova una eco immediata nel pregiudizio e nell'ignoranza che ancora molta gente ha sull'Aids, sull'omosessualità, sulla sessualità. Spero che La Stampa vorrà raccontare le storie di chi vive con l'Aids in modo diverso da quello proposto dal manzoniano Camon. Enzo Cucco, Torino Gruppo solidarietà Aids San Francisco è nota come la capitale mondiale dell'Aids, per il quale di solito viene imputata l'omosessualità (come nei macabri cartelli biblici degli uominisandwich che descrivevo), mentre io credo che in gran parte venga dalle siringhe. Quei problemi vanno affrontati in maniera più estesa, siamo d'accordo. Ma Cucco crede davvero che serva di più un quadro consolatorio e perfino ringraziante come il suo, che lascia tutto com'è, e non un resoconto emozionato e sofferente, come voleva essere il mio? Ferdinando Camon In chiesa si dovrebbe pregare Sono rimasta sdegnata dall'omelia del cardinale Pappalardo durante i funerali di Falcone: ha dichiarato che i responsabili dell'assassinio sono da cercare tra «i figli della sinagoga di Satana». Questo riferimento è stato riportato dalla stampa senza nessun commento. Invece ritengo che questa manifestazione di razzismo meriti di essere rilevata perché almeno in una chiesa dovrebbe regnare un altro spirito. Come le sinagoghe, le chiese sono luoghi di preghiera, di riflessione. Siamo ancora al punto che i cattolici danno colpa delle loro disgrazie agli ebrei? Muriel Rolland, Milano Nelle città portiamo amicizia e simpatia Sono la moglie di un alpino che da moltissimi anni partecipa alle loro adunate. Vorrei rispondere al signor Mainardi, che ha scrit- portato una sana ventata di allegria, simpatia e tanto amor di patria (che ora non si chiama più patria ma «Questo Paese») e quando andiamo via lasciamo la città in ordine e più pulita di come era. Vorrei dire a tutti, i pochi spero signor Mainardi d'Italia, di essere meno aridi e guardarsi attorno per cercare amicizia e comprensione, quella amicizia e comprensione che gli alpini portano ogni anno in una città diversa, e questo finché ci sarà un alpino sulla faccia della Terra, perciò per sempre. Imelda Sartoria, Chàtillon Da Battali a Fellini viva gli anziani Sono sempre di più gli anziani che rischiano di vivere gli ultimi anni della loro vita in istituto soltanto perché la malattia o la perdita dell'autosufficienza non permettono più loro di vivere da soli a casa propria. Davanti a tutto questo, spesso si rimane soli e sembra che l'unica soluzione che il nostro Paese possa offrire sia il ricovero in istituto o in una lungodegenza. Molti, invece, sono gli anziani che potrebbero rimanere a casa propria solamente con un piccolo aiuto. La legge italiana, infatti, prevede un servizio di assistenza domiciliare come alternativa all'istituzionalizzazione, ma tale servizio è ancora troppo limitato e non riesce assolutamente a rispondere alle tante richieste. A partire da queste considerazioni, l'associazione «W gli anziani», promossa dalla Comunità di S. Egidio e composta da anziani, giovani ed adulti, per la difesa della vita e dei diritti delle persone anziane, ha scelto di scrivere una lettera aperta, da far sottoscrivere a tutti coloro che si mostrano sensibili a questa tematica. L'iniziativa ha coinvolto, a livello nazionale, più di 15.000 persone anziane, grazie anche alla diffusione operata da alcuni giornali, come Fa¬ miglia Cristiana. Tra gli altri hanno firmato: Rita Levi Montalcini, Gino Bartali, Giulietta Masina, Federico Fellini, Vittorio e Paolo Taviani, Luce D'Eramo, Elena Fabrizi, Gianni Brera ed altre personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport, dell'arte. Parte ora la seconda parte della campagna che si tradurrà in iniziative, in varie città d'Italia, e proposte operative sul piano assistenziale e sanitario. Maria Patrizia Minciacchi Comunità di S. Egidio, Roma Schedina, ai ricevitori 63 lire per colonna Con riferimento all'articolo apparso su La Stampa del 24 maggio «Faceva 13 ogni mese, ma con le mazzette» preciso quanto segue: 1 ) Non è vero che la media di incasso settimanale è di L. 20.000.000 circa a ricevitoria, essendo la media di incasso pari a circa lire cinque-sei milioni. 2) E' errato indicare al pubblico che alle ricevitorie spetta il 9% dell'incasso. Infatti per ogni colonna, del costo di lire 800, al Coni per il Totocalcio, o alla Sisai per il Totip, vanno lire 737 e alla ricevitoria lire 63. Si deduce che la percentuale è del 7,875% 3) Non è vero che l'incasso di spettanza delle ricevitorie è esentasse, dal momento che lo stesso è una componente del reddito dell'azienda «ricevitoria» e pertanto colpito dall'aliquota Irpef. Sergio De Palma, Torino Unione Totoricevitori Italiani Sportivi La media di incasso di cui si parlava nell'articolo è mensile e non settimanale. La percentuale del 9% è riferita all'incasso annuale di 3350 miliardi già depurato della componente spettante alle ricevitorie: si tratta insomma sempre di circa 330 miliardi l'anno. [c. mal.] LETTERE AL GIORNALE sagi anche fisici e che solo l'attaccamento e l'amore che li lega alle loro specialità permette ciò. Non voglio ricordare, per evitare la facile accusa di militarismo e per evitare la retorica, le glorie degli alpini in guerra, ma anche in pace. Dio solo sa che in tutte le città ove ci siamo adunati, abbiamo ad una piccola parte della gente rechiamo fastidio e disturbo, ce ne scusiamo, non è questa la nostra intenzione. Il signor Mainardi forse non sa che i 300.000 partecipanti lo fanno a spese e per conto proprio, senza cioè chiedere nulla a nessuno, né contributi né aiuti, ma con sacrifici economici e di¬ to al vostro giornale (26 maggio) denunciando un senso di fastidio verso le nostre riunioni. Vorrei dire al signor Mainardi che ovunque ci siamo recati, in tutti questi anni, siamo sempre stati accolti con calorosa e spontanea simpatia e amicizia da parte della stragrande maggioranza della popolazione; se poi