Euro Disney non piace ai francesi è già aria di crisi di Enrico Benedetto

Euro Disney non piace ai francesi, è già aria di crisi Tanti visitatori dall'estero, pochi dal Paese che ospita la grande città di Topolino e Minnie Euro Disney non piace ai francesi, è già aria di crisi / responsabili negano, ma in Borsa le azioni stanno crollando PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Euro Disney non seduce i francesi. Britannici, italiani, tedeschi e belgi assediano in massa ogni weekend il gigantesco parco giochi, ma i visitatori locali sarebbero assai meno numerosi. Al punto che - neppure due mesi dopo l'inaugurazione - la Disneyland europea già naviga in acque perigliose. In Borsa, il titolo precipita. Nel marzo scorso quotava 165 franchi, oggi veleggia sui 120. Zio Paperone non apprezzerebbe. Voci incontrollabili di licenziamenti hanno depresso le azioni e i loro 230 mila possessori, sparsi tra Francia, Belgio e Gran Bretagna. Ma guai a evocare la parola «crisi» in casa Disney. Robert Fitzpatrick, il responsabile della città-giocattolo, lunedì era all'Hotel Matignon per incontrare il premier Bérégovoy. Definisce Euro Disney «un successo», ma rifiuta di fornire le cifre sugli incassi: «Nessun segreto, unicamente discrezione commerciale, la medesima strategia che seguiamo in Usa». Ufficiosamente, i suoi uomini lasciano trapelare che l'obiettivo '92 -11 milioni di ingressi - può essere ancora centrato. Ma qualche scetticismo è legittimo, vista la «magra» che già ora affligge alcuni giorni feriali. Se l'estate prosegue così, i freddi e le piogge d'autunno non risolleveranno certo la situazione. Sarebbe una iattura: questa macchina da 5000 miliardi che occupa oltre diecimila persone deve girare a pieno regime per rimanere economicamente competitiva. Unica cifra sicura: i 65.000 visitatori di sabato 2 maggio. Quel giorno il parco raggiunse la saturazione e vennero chiuse in anticipo le porte. Ma, in oltre 7 settimane, nessun pienone analogo. La media giornaliera si mormora - oscillerebbe tra 12 e 20 mila biglietti. Pochi. Forniscono questi numeri le «spie», ormai comuni fra i padiglioni d'Euro Disney. La concorrenza, ad esempio il Parco Astérix, sguinzaglia i suoi informatori chez Mickey. Altre rilevazioni giungono dal metrò Rer, una nuova linea che unisce a Parigi i 1940 ettari disneyani, sperduti nella Valle Marna. Molti convogli viaggerebbero semivuoti. Una testimonianza malevola vuole inoltre che le mirabolanti animazioni cadano volentieri in panne. Al quadro fosco contribuiscono poi i circa mille lavoratori che hanno lasciato finora il posto di castmember: salario basso, protezione sindacale quasi nulla, incentivi rimasti sulla carta. L'azienda nega, tuttavia ammette risoluzioni contrattuali per «scarso rendimento». Ma fra tutti gli enigmi del caso Mickey, il più avvincente è senz'altro l'inatteso sabotaggio francese. Aveva forse ragione quell'elite intellettuale che denunciò il «colonialismo» dell'iniziativa? Parigi snobberebbe per rappresaglia un moloch culturale made in Usa? Non si può escluderlo. Le strizzatine d'occhio al Paese-ospite abbondano (Jules Verne come patrono, cucina francofila in vari fast-food, fuorilegge gli anglismi nelle brochures), eppure il prodotto ultimo è ancora troppo estraneo per la sensibilità transalpina. L'esotismo del fantastico strega magari un popolo tradizionalmente esterofilo come l'italiano, assai meno gli iper-nazionalisti francesi. In termini di promozione, infine, Fitzpatrick ha sinora fatto molto poco per accattivarsi la clientela parigina o quella che gravita sull'Ile-de-France. Euro Disney II apporterà i necessari, benché tardivi ritocchi. Rappresentano la Fase B del progetto e si attende entro giugno un protocollo d'intesa con le autorità pubbliche. I miliardi da investire sono 4000, l'inaugurazione dovrebbe svol- gersi nel '95. Vedremo una Hollywood sulla Marna, con studi cinematografici e ricostruzioni d'ambiente. Il ministro Lang ha imposto vi siano numerosi richiami alla cinematografia francese. Accanto, sorgerà Val d'Europe, vera e propria cittadina ipermoderna firmata Disney ma senza alcuno spazio per Mirini, Pluto o Clarabella. Vi saranno 200 mila metri quadri di uffici, sale per conferenze, centri commerciali. I promotori sperano possa fare concorrenza alla Defense, il gigantesco quartiere-affari dietro la Porte Maillot. I terreni, dice la vox populi, furono acquistati a prezzo agricolo. Zio Paperone non potrà che rallegrarsi. Finalmente. Enrico Benedetto Gli intellettuali erano «contro»: ora ilpubblico sembra seguirli Un'immagine ormai celebre della Disneyland parigina

Persone citate: Disney, Fitzpatrick, Jules Verne, Maillot, Minnie Euro Disney, Robert Fitzpatrick

Luoghi citati: Belgio, Francia, Gran Bretagna, Parigi, Usa