La Cee sbarca gli ammutinati del Nord

La Cee sbarca gli ammutinati del Nord De Michelis: ridiscutere significherebbe dare fiato a tutti gli oppositori dell'Europa La Cee sbarca gli ammutinati del Nord Un vertice straordinario per continuare in undici ROMA. Dopo lo stordimento iniziale provocato dal no danese al Trattato di Maastricht, gli altri undici Paesi della Comunità serrano le file. Un vertice straordinario dei capi di governo, da tenersi domenica o lunedì a Bruxelles, potrebbe essere annunciato già oggi dalla presidenza di turno portoghese. Nel frattempo gli undici fanno già sapere di voler arrivare comunque alla ratifica del trattato entro la fine dell'anno ed escludono una riapertura del negoziato per far rientrare la Danimarca, come invece chiede Copenaghen. «Il Trattato di Maastricht va ratificato nella sua versione attuale», ha insistito ieri il ministro degli Esteri portoghese Joao De Deus Finheiro dopo aver preso contatto con le capitali europee. «Non vi è spazio per rinegoziare il testo». I ministri degli Esteri della Cee si incontrano oggi ad Oslo in margine alla riunione Nato. «Lì prenderemo una decisione formale per permettere agli undici di andare fino in fondo», ha preannunciato Pinheiro. II sottosegretario Claudio Vi talone, che rappresenterà l'Italia, ha avuto indicazioni chiare dal governo: non si deve rallentare la marcia verso l'unione europea. Anche se vuol dire lasciarsi la Danimarca alle spalle. Un'eventuale ratifica a undici richiederà una modifica tecnica al testo attuale, che prevede l'unanimità a dodici. Ma per Gianni De Michelis non tutto è perduto. «Un ripensamento dei danesi non è impossibile», ha detto ieri in una conferenza stampa. «Tocca a loro pensarci su e capire se staranno meglio nel loro dorato isolamento oppure con noi». De Michelis ha invece respinto con decisione l'ipotesi avanzata dal governo danese di rinegoziare aspetti del trattato, in particolare alcuni punti relativi a difesa e unione monetaria. Una decisione del genere - ha spiegato il ministro - ridarebbe fiato agli oppositori del trattato e comprometterebbe l'accordo faticosamente raggiunto dai Dodici l'anno scorso. Il voto danese «non è dunque una sconfitta - ha detto De Michelis - ma un campanello d'allarme» che tutto sommato potrebbe anche rivelarsi salutare per l'Italia: un dibattito più approfondito sulle conseguenze della ratifica per il Paese sarebbe utile proprio per evitare sorprese dell'ultima ora. Gli italiani sono tra i maggiori sostenitori dell'unione europea, a detta di tutti i sondaggi. Ma De Michelis mette in guardia: «Quando anche da noi le singole categorie si metteranno a fare quattro conti si comincerà a discutere». Se il voto danese «non modifica dunque la traiettoria» tracciata a Maastricht, influenzerà certamente il prossimo grande tema sull'agenda dei Dodici, cioè quello dell'allargamento dell'unione agli altri Paesi europei. Proprio l'allargamento doveva essere il tema principale del prossimo Consiglio europeo che si terrà a Lisbona a fine giugno. E la Gran Bretagna, che assumerà la presidenza di turno l'I luglio prossimo, ha già fatto sapere di essere più interessata ad incoraggiare l'allargamento dell'Unione, non solo ai Paesi dell'Erta ma anche agli ex Paesi dell'Est, che non il suo approfondimento. L'Italia, assieme alla Francia e alla Germania, teme invece che un allargamento così ampio dell'Unione finisca inevitabilmente per rallentarne l'approfondimento. «E in questo il voto danese ci aiuta», ha detto il ministro. «Mostra che la famosa Europa a 35 di cui si parla in verità a molti Paesi non piace». Per De Michelis bisogna comunque avviare come previsto i negoziati per far entrare Svezia, Finlandia ed altri Paesi dell'Efta verso la metà degli Anni Novanta, ricordando che questi Paesi sono disposti ad accettare il Trattato di Maastricht «a scatola chiusa». Ma ai vertici della Farnesina alcuni cominciano a pensare che bisogna muoversi con maggior cautela anche con i Paesi dell'Efta. U voto danese, dicono, mette in risalto il problema dei cosiddetti «Paesi periferi¬ ci», dove l'opinione pubblica è molto meno legata all'idea della progressiva integrazione europea e dunque rischia di tenere in ostaggio il progresso del nucleo storico della Comunità. Lo ha capito bene il presidente della Commissione Delors, che ieri non ha nascosto i suoi timori «per le prospettive di allargamento che nutrivamo». Andrea di Rotolarti Crescono le perplessità per le adesioni di Paesi tiepidi sull'unità ★ * ★ ★ Immagini della grande manifestazione di ieri sera dei sostenitori del «no» a Maastricht davanti al Parlamento di Copenaghen: un dimostrante si scontra con la polizia gli anti-europeisti esultano dopo aver saputo il risultato del referendum poto ansa e ap]

Persone citate: De Michelis, Delors, Gianni De Michelis, Joao De Deus, Pinheiro