Chiesa: aiutai Bobo Craxi alle elezioni di Francesco Grignetti

Chiesa: aiutai Bobo Craxi alle elezioni Tangenti, nel dossier dei giudici milanesi al Parlamento l'accusa dell'inquisito numero uno Chiesa: aiutai Bobo Craxi alle elezioni II leader psi, «è falso come Giuda» ROMA. La Camera dei deputati ha aperto i dossier di Tangentopoli. E subito è scoppiata la bomba politica che i partiti temevano. Siamo solo agli inizi, alle primissime indiscrezioni. Ma Roma è diventata il centro dello scandalo politico. Lo stralcio di un interrogatorio, in particolare, ancora coperto dal segreto istruttorio e divulgato da un deputato che ne ha preso visione, ha aperto un grande caso politico, investendo Bettino Craxi. L'interrogato è Mario Chiesa, il manager socialista che presiedeva il Pio Albergo Trivulzio, arrestato con una tangente di 7 milioni in tasca e grande pentito. I soggetti sono Bettino Craxi, segretario del psi, e suo figlio Bobo, segretario cittadino. Dice Chiesa ai giudici: «Craxi mi chiese di appoggiare la candidatura di Bobo». «Io ho impegnato tutti i mei mezzi politici, di struttura e finanziari, per l'iezione di Bobo». Immediata la smentita di Bettino Craxi, da Milano: «Una notizia falsa come Giuda». E anche il giudice Di Pietro, in serata, fa una precisazione: «Il mio ufficio non ha rilevato nulla di penalmente rilevante che possa riguardare la famiglia Craxi. Altrimenti ci saremmo fatti carico di farlo rilevare nelle richieste di autorizzazione a procedere». L'interrogatorio di Mario Chiesa è un segreto. Insieme ai verbali di tanti altri protagonisti di quest'istruttoria, però, anche le pagine che ha dettato il manager-faccendiere milanese sono arrivate alla Camera. Un deputato che fa parte della Giunta per le autorizzazioni a procedere ha letto queste pagine scottanti e ne ha divulgato alcuni stralci ai cronisti. Ed ecco quello che Chiesa dice: «Nella primavera del '90, chiesi un appuntamento a Bettino Craxi perché mi garantisse una candidatura al consiglio comunale, un assessorato e la presidenza del Pio albergo, Trivulzio. Craxi mi disse che mi poteva garantire la candidatura e non l'assessorato. In cambio mi chiese di appoggiare la candidatura di Bobo». Commento di Chiesa: «Mi sono impegnato a sostenere Bobo e Pillitteri». Il racconto prosegue. E si passa al dopo-elezioni. Chiesa adesso si riferisce all'avvenuta elezione di Bobo Craxi, il figlio di Bettino: «Della sua elezione, deve almeno il 50% a me. Lui aveva a disposizione 7000 voti e tutte le spese organizzative erano a mio carico. Dopo l'elezione, cominciai a frequentare la famiglia Craxi e questo suscitò odii e gelosie». E ancora, a proposito dei suoi rapporti con il psi milanese: «Dal 1990, avendo io instaurato un rapporto diretto con Craxi e la sua famiglia, non avevo più necessità di sovvenzionare economicamente altri politici del psi. Era Craxi che si faceva carico della mia realizzazione politica. D'altronde io avevo impegnato tutti i miei mezzi politici, di struttura e finanziari per l'elezione di Bobo». Queste voci hanno cominciato a circolare a Montecitorio nel pomeriggio. Immediato lo scalpore. In serata, dopo che il Tgl aveva ripreso le indiscrezioni che lo riguardavano, Craxi ha smentito tutto seccamente: «Non ha nessun senso. Ho aiutato mio figlio soltanto con il mio nome. Nella mia vita, quando qualcuno mi ha chiesto un posto in cambio di voti, l'ho messo alla porta». E prosegue: «Bobo deve smentire le affermazioni di Chiesa». Poi ag- giunge: «Questa notizia, per altro falsa come Giuda, era già stata pubblicata da qualche parte. Resta da capire per quale ragione viene rilanciata oggi». Non coperta da segreto istruttorio, invece, è la relazione inviata dal procuratore Borrelli ai deputati. In 52 pagine, si ripercorre quest'inchiesta e si chiede oltre all'autorizzazione a procedere anche quella per le perquisizioni, le intercettazioni telefoniche e l'arresto per Tognoli, Pulirteli e Massari (psi), Del Pennino (pri), Cervetti (pds). E' una mappa dettagliata. Ecco i capitoli principali. Il SISTEMA DI TANGENTOPOLI. Tutto ruota attorno alle tangenti: 3% nel settore edile, 15% per le pulizie. Chi ci rimette sono gli imprenditori fuori dal giro e il cittadino. Spiegano i giudici: «Di regola non ha rappresentato un costo per le imprese giacché esso è stato ricaricato sul costo dell'appalto e quindi in ultima analisi gravando detti costi sulla collettività». E loro, gli uomini che incassavano? Tutti a far finta di nulla. Ringraziano e non fanno domande. Dall'interrogatorio di Sergio Radaelli, membro del consiglio di amministrazione dell'Atei (azienda tranviaria) che ha ammesso di aver versato tangenti nelle mani di Paolo Pillittreri, Antonio Natali e Carlo Tognoli: «Ognuno recitava il suo copione... Tutti a conoscenza che chi si trovava all'interno di un consiglio di amministrazione di un ente pubblico doveva occuparsi anche di reperire dal sistema delle imprese i fondi necessari per il mantenimento del sistema dei partiti». PH1ITTERI. Un fiume di milioni. Gli consegnano personalmente i soldi in tanti: Chiesa dà 100 milioni nel 1989 «essendo Pillitteri - scrivono i giudici - consapevole della illecita provenienza del denaro» più altri 200 milioni nel 1991 per la costruzione di un padiglione riservato a malati di Aids; poi l'imprenditore Garampelli che elargisce 200 milioni legati all'appalto del Piccolo Teatro, attraverso le mani di Radaelli (che ha raccontato di averla consegnata a Pilliteli presso la federazione del psi); e poi Matteo Carriera, che ritagliava piccole fette dal budget di amministratore dell'ente di assistenza comunale. T0GN0LL Chiesa racconta di aver dato soldi già nel 1984-'85 all'allora sindaco di Milano. Lui, Chiesa, era assessore ai Lavori pubbli¬ ci della Provincia. E «prelevandoli da somme che illecitamente riceveva nell'ambito delle funzioni svolte presso l'Ospedale Sacco» diede a Tognoli 20 milioni nel 1984, poi 80 milioni nel 1985. In complesso, 500 milioni versati alla sua corrente politica. A Chiesa, peraltro, hanno sequestrato un documento, intestato all'assessorato, dov'è riportato uno specchietto manoscritto «su ogni riga del quale compaiono una data, una cifra e un nome o un'iniziale; le date vanno dal 25 gennaio 1984 al 30 aprile 1987; le cifre da uno a 100 milord; i nomi scritti per esteso e immediatamente comprensibili sono Finetti, Tognoli, Manzi, Colucci, Panico D'Onofrio». E non c'è solo Chiesa. Ne parla l'imprenditore Vincenzo Romagnoli, a proposito del Palasport, oppure Sergio Radaelli. Radaelli fa anche un lungo elenco di ditte fornitrici di materiale per il sistema di trasporti e di denaro per i partiti: Fiat Savigliano, Fiat Iveco, Abb, Breda, Socimi, Marcili Stanga, Ansaldo. E poi le quote tra i partiti: 25% al psi, alla de, al pei ora pds (a partire dall'87, quando il pei entra in giunta) e 12,5 al pri, al psdi. Questi ultimi due partiti, arrivando il pei, sono costretti a dimezzare le quote per far posto al nuovo arrivato. Prima avevano quote intere. Complessivamente, sono miliardi e miliardi che confluiscono su conti svizzeri e che poi rientrano in Italia, oppure c'è la consegna a mano ad Antonio natali, Paolo Pillitteri e Carlo Tognoli «a seconda delle necessità che costoro gli riferivano». DEL PENNINO. Non c'era percentuale fissa per i repubblicani. Racconta Maurizio Prada: «Ci siamo fatti carico, io e Carnevale, di tacitare anche le aspettative di questo partito». E via, un miliardo viene consegnato in diverse tranche direttamente nelle mani dell'on. Del Pennino nel suo studio legale e a volte in quello del fiduciario Giacomo Properzj. GRVETTI. Il pds ha incassato due miliardi di tangenti. E' Luigi Carnevale, manager rosso presso le Metropolitane Milanesi a incassare. Poi ne gira due terzi al segretario cittadino Roberto cappellini e un terzo al deputato Cervetti. Parole di Carnevale: «Nel Natale 91, cervetti mi avvicinò e mi disse che dovevamo dare una quota anche alla corrente. Io ritenni che era giusto e diedi 700 milioni». Francesco Grignetti Il giudice Di Pietro «Non c'è nulla di penalmente rilevante» Bobo Craxi, figlio del segretario del psi, ex responsabile della federazione milanese del partito

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