Hollywood: la destra perseguitata fa l'elenco delle sue vittime di Piero Soria

Il nuovo maccartismo viene da sinistra Hollywood: la destra perseguitata fa l'elenco delle sue vittime Il nuovo maccartismo viene da sinistra KiEVIN Costner è una pa-j tacca, un marrano: diffidate di lui come della peste. E' fasullo, come que I gli ebrei spagnoli che tentarono di passare per cattolici durante l'Inquisizione. Dal Sunset Boulevard, nella Los Angeles del dopo rivolta, è partito, annuncia il New York Times, il reverse mccarthysm: la nuova caccia alle streghe tra le star di celluloide, questa volta alla rovescia, perché è la sinistra a brac-i care la destra. E nemmeno il. bello di Hollywood, l'uomo che ha ballato con i lupi, è al di sopra: di ogni sospetto. «Non basta averi giocato con le radici indiane. Noni è sufficiente aver svelato in. JFK| il complotta, conservatore, aver; impugnato il fucile di Oliver Stane ed aver sparato a raffica sul, povero Oswald, unico e psicopa-j jtico capro espiatorio di uria ra-i gion di Stato che ha ucciso Ken-i nedy non una, ma mille volte.: Ricordate: Kevin, quando scen-j de dallo schermo, va a giocare al golf con Bush, ha innalzato i suoi vessilli nella campagna dell'88 e siede alla tavola della Casa Bianca con le unghie pulite», dicono; le voci del radicalismo liberal. | Non c'è più il McCarthy degli Anni 40 - 50 che accusava di viltà ogni voce che non urlasse a squarciagola il proprio patriottismo. Non ci sono più le spie, gli agenti del Fbi, i biechi infiltrati ed i subdoli doppiogiochisti. La crociata non è più guidata da un senatore grigio e terribile come la collera di Dio. Il dito non è più puntato diritto contro il cuore dei presunti traditori della patria. No. Oggi la caccia è più sottile, senza capi. Procede per rumours, per chiacchiere, per pettegolezzi, per venticelli. C'è un esercito di agenti, di produttori, di comparse, di tecnici pronti a soffiare sulle vele della sinistra, in un'America appena uscita da una rivoluzione nera ed in preda alle convulsioni della recessione. Basta che Denzcl Washington, il Malcom X dell'ultimo film di Spike Lee, dichiari di non volersi calare i pantaloni per girare una scena scabrosa, e subito il sottobosco della proscrizione si domanda cupo: «Sarà mica uno di destra»? Perché, come disse Jane Fonda quando era un indiscusso totem del progressismo, «il culo nudo dell'uomo è di sinistra, quello della donna è conservatore». Ora persino la signora Turner fatica a ricostruirsi quella verginità immolata sull'altare del body building e della Cnn. In questa caccia alle streghe, la lista dei personaggi in bilico è lunga. Oltre a Costner ed a Washington, sull'orlo dell'inferno ci sono anche Mei Gibson, Dennis Hopper, Steven Spielberg e David Lynch. Eppure è questo il vento che spira oggi ad Hollywood. C'è chi confessa di non trovare più una scrittura, nemmeno una comparsala per un bieco serial televisivo. Ci sono agenti che abbandonano all'improvviso i loro clienti in odore di peccato per non essere trascinati nella rovina. A poco servono le smentite di big del contratto facile come Patricia Kingsley (in scuderia possiede però cavalle di purissima razza liberal che rispondono al nome di Candice Bergen, «Soldato blu», e di Sally Fields, «Fiori d'acciaio»). Lei alza le spalle, si limita a negare: «Tutte balle, gli Studios cercano solo attori che portino montagne di denaro facile e sicuro: chi se ne frega degli schieramenti». Ma Tom Selleck, il Magnum P.I. della conservazione, non è assolutamente d'accordo: «Non mi sento perseguitato, ma frustrato si. Finché facevo il moderato, Hollywood mi scivolava sopra, indifferente: pensava evidentemente di trovarsi di fronte ad una specie di genio della politica neanderthaliana. Ora non più». Certo era più facile qualche anno fa con Reagan: nessuna lista nera, nessuna scelta di campo che ti mettesse in pericolo. Robert Redford, Sam Shepard, Kim Basinger, Jessica Lange, Maryl Streep, Woopi Goldberg e gli altri della left company potevano continuare a picconare tranquillamente il sistema senza che nessuno dicesse niente. Mentre i vari Schwarzenegger, Stallone, Nolte e Chuck Norris si occupavano tranquillamente dei missing in action, cercando di riportarne qualcuno a casa per far felice il Presidente che veniva dal cinema a cavallo, e per ! mettere in equilibrio la bilancia ! della politica. Clint Eastwood, dirty Harry, poteva diventare sindaco in quella Orange County che il suo 'ispettore Callaghan aveva già provveduto a ripulire a colpi di 44 Magnum; Charlton I Heston, bandiera indiscussa del destrismo I delle star mode in Usa, era in grado di continuare le sue bibliche imprese di celluloide; e lo scrittore, sceneggiatore e regista John Milius, ideologo dèi patriottismo, si poteva persino permettere di far invadere il sacro americano da spetznaz in vena di aggressioni estreme prima della caduta dei muri. Ognuno stava dalla sua parte, sosteneva la propria parrocchia, al massimo la destra evitava i party con troppi indiani, troppi chicanos e troppi predicatori neri; e la sinistra si faceva ritrarre a Washington davanti al monumento dei caduti del Vietnam, o ai tavoli della comunità polacca che grondava vodka spedita da Solidarnosc. Le lacerazioni della guerra asiatica erano state silenziosamente ricomposte. I Brando, i ' Newman, le Fonda e le Woodward erano rientrate nei ranghi. Figuriamoci poi le ferite degli Anni 40 - 50. A Hollywood non c'era quasi più nessuna star viva a ricordarsi di McCarthy e delle sue persecuzioni. L'unico nome che in California era sopravvissuto a tutto, se possibile persino all'astio dei progressisti più esasperati, era quello di John Wayne. Ma il suo era un nome-simbolo, l'ulti¬ ma stella tra le strisce di un'America che garriva al vento. A lui avevano intitolato di tutto: dall'aeroporto di Los Angeles alle autostrade urbane ed interurbane, dai cinematografi agli shopping center. A Oklahoma City gli avevano addirittura costruito un museo. Col tempo, pur essendo egli stato parte attiva nel periodo delle blacklists, delle liste nere, era diventato il simbolo unificante della nazione-cinema. Dopo la rivolta nera di Los Angeles, anche lui è entrato nel mirino. Via tutte quelle dediche, via tutte quelle memorie: ha ammazzato troppi indiani, è pur sempre il fascista di Berretti verdi. John Milius non se la prende. Anzi schernisce con forza questo nuovo turbine anticonservatore che pretende di far giustizia sommaria di chi non si mette al vento. «Adesso fanno i furbi. Ma mi sento abbastanza vendicato: c'è stata gente -. e badate bene: gente che per cinque anni non ha osato rivolgermi la parola per non essere contaminata 7 che durante gli scontri in città è venuta a cercarmi, a supplicarmi per una pistola. Io mi alleno ogni giorno sulle sagome al club, con Clint (Eastwood) e con Steve (Spielberg). Le abbiamo usate tutte, gli ho detto. E poi li ho mandati a farsi fottere...». L'uomo che ha firmato la sceneggiatura di Apocalypse now e di Dirty Harry non nasconde però che il mondo ha davvero cominciato a girare a rovescio e che tira una brutta aria: «Nessuno mi chiama più come regista. Alla destra basta un mezzo insuccesso, un incasso men che sufficiente e viene cancellata. La sinistra invece passa oltre con indifferenza, non si ferma a controllare cose squallide come il botteghino. C'è sempre qualcuno disposto a mettere dei soldi nuovi ed a riperderli con eleganza». E allora? «Bisogna sempre essere in cresta all'onda, avere successo. A quel punto conta poco anche se sei iscritto alle SS...». Piero Soria Charlton Heston e Clint Eastwood Sotto, in forte odore di peccato: Kevin Costner KiEVIN Costner è una pa-j tacca, un marrano: diffidate di lui come della peste. E' fasullo, come que I gli ebrei spagnoli che tenarono di passare per cattolici urante l'Inquisizione. Dal Sunet Boulevard, nella Los Angeles el dopo rivolta, è partito, anuncia il New York Times, il reerse mccarthysm: la nuova caca alle streghe tra le star di celuloide, questa volta alla rovecia, perché è la sinistra a brac-i are la destra. E nemmeno il. ello di Hollywood, l'uomo che a ballato con i lupi, è al di sopra: ogni sospetto. «Non basta averi ocato con le radici indiane. Noni sufficiente aver svelato in. JFK| complotta, conservatore, aver; mpugnato il fucile di Oliver Stae ed aver sparato a raffica sul, overo Oswald, unico e psicopa-j co capro espiatorio di uria ra-i on di Stato che ha ucciso Ken-i edy non una, ma mille volte.: icordate: Kevin, quando scen-j e dallo schermo, va a giocare al olf con Bush, ha innalzato i suoi essilli nella campagna dell'88 e ede alla tavola della Casa Biana con le unghie pulite», dicono; voci del radicalismo liberal. | Non c'è più il McCarthy degli nni 40 - 50 che accusava di ltà ogni voce che non urlasse a quarciagola il proprio patriottimo. Non ci sono più le spie, gli genti del Fbi, i biechi infiltrati d i subdoli doppiogiochisti. La rociata non è più guidata da un enatore grigio e terribile come collera di Dio. Il dito non è più untato diritto contro il cuore ei presunti traditori della paria. No. Oggi la caccia è più sotle, senza capi. Procede per rumours, per chiacchiere, per petgolezzi, per venticelli. C'è un sercito di agenti, di produttori, comparse, di tecnici pronti a offiare sulle vele della sinistra, n un'America appena uscita da na rivoluzione nera ed in preda le convulsioni della recessione. Basta che Denzcl Washington, Malcom X dell'ultimo film di Spike Lee, dichiari di non volersi calare i pantaloni per girare una scena scabrosa, e subito il sottobosco della proscrizione si domanda cupo: «Sarà mica uno di destra»? Perché, come disse Jane Fonda quando era un indiscusso totem del progressismo, «il culo nudo dell'uomo è di sinistra, quello della donna è conservatore». Ora persino la signora Turner fatica a ricostruirsi quella verginità immolata sull'altare del body building e della Cnn. In questa caccia alle streghe, la lista dei personaggi in bilico è lunga. Oltre a Costner ed a Washington, sull'orlo dell'inferno ci sono anche Mei Gibson, Dennis Hopper, Steven Spielberg e David Lynch. Eppure è questo il vento che spira oggi ad Hollywood. C'è chi confessa di non trovare più una scrittura, nemmeno una comparsala per un bieco serial televisivo. Ci sono agenti che abbandonano all'improvviso i loro clienti in odore di peccato per non essere trascinati nella rovina. A poco servono le smentite di big del contratto facile come Patricia Kingsley (in scuderia possiede però cavalle di purissima razza liberal che rispondono al nome di Candice Bergen, «Soldato blu», e di Sally Fields, «Fiori d'acciaio»). Lei alza le spalle, si limita a negare: «Tutte balle, gli Studios cercano solo attori che portino montagne di denaro facile e sicuro: chi se ne frega degli schieramenti». Ma Tom Selleck, il Magnum P.I. della conservazione, non è assolutamente d'accordo: «Non mi sento perseguitato, ma frustrato si. Finché facevo il moderato, Hollywood mi scivolava sopra, indifferente: pensava evidentemente di trovarsi di fronte ad una specie di genio della politica neanderthaliana. Ora non più». Certo era più facile qualche anno fa con Reagan: nessuna lista nera, nessuna scelta di campo che ti mettesse in pericolo. Robert Redford, Sam Shepard, Kim Basinger, Jessica Lange, Maryl Streep, Woopi Goldberg e gli altri della left company potevano continuare a picconare tranquillamente il sistema senza che nessuno dicesse niente. Mentre i vari Schwarzenegger, Stallone, Nolte e Chuck Norris si occupavano tranquillamente dei missing in action, cercando di riportarne qualcuno a casa per far felice il Presidente che veniva dal cinema a cavallo, e per ! mettere in equilibrio la bilancia ! della politica. Clint Eastwood, dirty Harry, poteva diventare sindaco in quella Orange County che il suo 'ispettore Callaghan aveva già provveduto a ripulire a colpi di 44 Magnum; Charlton I Heston, bandiera indiscussa del destrismo I delle star mode in Usa, era in grado di continuare le sue bibliche imprese di celluloide; e lo scrittore, sceneggiatore e regista John Milius, ideologo dèi patriottismo, si poteva persino permettere di far invadere il sacro americano da spetznaz in vena di aggressioni estreme prima della caduta dei muri. Ognuno stava dalla sua parte, sosteneva la propria parrocchia, al massimo la destra evitava i party con troppi indiani, troppi chicanos e troppi predicatori neri; e la sinistra si faceva ritrarre a Washington davanti al monumento dei caduti del Vietnam, o ai tavoli della comunità polacca che grondava vodka spedita da Solidarnosc. Le lacerazioni della guerra asiatica erano state silenziosamente ricomposte. I Brando, i ' Newman, le Fonda e le Woodward erano rientrate nei ranghi. Figuriamoci poi le ferite degli Anni 40 - 50. A Hollywood non c'era quasi più nessuna star viva a ricordarsi di McCarthy e delle sue persecuzioni. L'unico nome che in California era sopravvissuto a tutto, se possibile persino all'astio dei progressisti più esasperati, era quello di John Wayne. Ma il suo era un nome-simbolo, l'ulti¬ ma stella tra le strisce di un'America che garriva al vento. A lui avevano intitolato di tutto: dall'aeroporto di Los Angeles alle autostrade urbane ed interurbane, dai cinematografi agli shopping center. A Oklahoma City gli avevano addirittura costruito un museo. Col tempo, pur essendo egli stato parte attiva nel periodo delle blacklists, delle liste nere, era diventato il simbolo unificante della nazione-cinema. Dopo la rivolta nera di Los Angeles, anche lui è entrato nel mirino. Via tutte quelle dediche, via tutte quelle memorie: ha ammazzato troppi indiani, è pur sempre il fascista di Berretti verdi. John Milius non se la prende. Anzi schernisce con forza questo nuovo turbine anticonservatore che pretende di far giustizia sommaria di chi non si mette al vento. «Adesso fanno i furbi. Ma mi sento abbastanza vendicato: c'è stata gente -. e badate bene: gente che per cinque anni non ha osato rivolgermi la parola per non essere contaminata 7 che durante gli scontri in città è venuta a cercarmi, a supplicarmi per una pistola. Io mi alleno ogni giorno sulle sagome al club, con Clint (Eastwood) e con Steve (Spielberg). Le abbiamo usate tutte, gli ho detto. E poi li ho mandati a farsi fottere...». L'uomo che ha firmato la sceneggiatura di Apocalypse now e di Dirty Harry non nasconde però che il mondo ha davvero cominciato a girare a rovescio e che tira una brutta aria: «Nessuno mi chiama più come regista. Alla destra basta un mezzo insuccesso, un incasso men che sufficiente e viene cancellata. La sinistra invece passa oltre con indifferenza, non si ferma a controllare cose squallide come il botteghino. C'è sempre qualcuno disposto a mettere dei soldi nuovi ed a riperderli con eleganza». E allora? «Bisogna sempre essere in cresta all'onda, avere successo. A quel punto conta poco anche se sei iscritto alle SS...». Piero Soria Il nuovo maccartismo viene da sinistra La destra storica: Charlton Heston e Clint Eastwood Sotto, in forte odore di peccato: Kevin Costner