«Mandatemi in Sicilia»
«Mandatemi in Sicilia» «Mandatemi in Sicilia» Decine di giudici si offrono per l'inchiesta sulla strage ROMA DALLA REDAZIONE I giudici di mezza Italia vogliono andare a Caltanissetta per indagare sulla strage che è costata la vita ai colleghi Giovanni Falcone e Francesca Mondilo e ai tre agenti che li scortavano. Al Consiglio superiore della magistratura continuano ad arrivare le domande (sono ormai una quarantina, tra cui quelle di Ida B oc cassini, Francesco Misiani e Silvia Della Monica) dei giudici che chiedono di essere «applicati» alla Procura della Repubblica di Caltanissetta, titolare dell'inchiesta. Una grande dimostrazione di solidarietà nei confronti delle vittime, segno che non è poi tanto vero che Falcone incontrasse tra i magistrati di base, le stesse incomprensioni che gli avevano riservato gli organi rappresentativi della magistratura. I primi tre giudici che andranno a rafforzare la debole Procura di Caltanissetta, sono stati individuati dalla terza commissione del Csm. Oggi saranno proposti al Plenum: non ci dovrebbero essere problemi di nessun tipo. Sono siciliani, i nomi scelti dal Consiglio: Francesco Paolo Giordano, Carmelo Antonio Petralia, entrambi sostituti procuratori a Catania, e Pietro Maria Vaccara, sostituto a Messina, il Csm ha deciso per i candidati siciliani (ma non è escluso che altri giudici possano in seguito essere «applicati») per evitare qualunque possibilità di polemiche. Si è voluto, in sostanza, evitare che l'invio di magistrati non siciliani potesse essere interpretato come una sorta di sfiducia nei confronti dei giudici dell'Isola. Hanno una buona esperienza antimafia, i prescelti. Paolo Giordano ha 41 anni ed è originario di Aidone (Enna), da quasi 10 anni è Pm presso la Procura di Catania. Ha istruito diversi processi a carico di amministratori pubblici ed attualmente si sta occupando dell'inchiesta sull'assassinio di Paolo Arena, segretario della de di Misterbianco, ucciso il 27 settembre dello scorso anno. Anche Carmelo Petralia ha 41 anni. E' catanese ed è entrato in magistratura nel 1977. E' entrato, insieme coi colleghi Giuseppe Gennaro e Ugo Rossi, nel primo pool antimafia creato a Catania. Giordano e Petralia fanno parte della direzione distrettuale antimafia. «Ci hanno chiesto la nostra disponibilità - ha commentato Petralia - e noi andiamo. Ma nessuno è in possesso di bacchette magiche. Speriamo, non appena i riflettori puntati su questa triste vicenda si spegneranno, di non rimanere soli, senza uomini e mezzi e con un codice di procedura penale inadeguato a combattere là mafia». La scelta di andare a lavorare a Caltanissetta per condurre le indagini sulla strage di Capaci ha detto Giordano - è soprattutto di ordine morale, ma anche di natura professionale. Crediamo che questo sia un momento particolare, in cui ciascun magistrato, quelli siciliani in particolare, sentano il dovere di dare la propria adesione all'appello del Consiglio superiore della magistratura». Paura? Carmelo Petralia è sereno: «No, assolutamente. Mi preoccupa il dubbio che questa operazione di copertura dei posti vacanti a Caltanissetta possa rischiare di esaurirsi in un fatto d'immagine. Ciò avverrà soprattutto se non saranno varate norme che possano correggere il codice di procedura penale, inadeguato per il confronto che ci accingiamo a sostenere con una criminalità forte e organizzatissima».
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