Guerra di Bosnia, l'Europa affila le armi

Guerra di Bosnia, l'Europa affila le armi Milosevic rifiuta di dimettersi, radio Belgrado annuncia l'uccisione di «mercenari italiani» Guerra di Bosnia, l'Europa affila le armi LAssemblea Ueo: prepariamo un 'azione aeronavale ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Malgrado le sanzioni contro la Serbia e il Montenegro, la guerra continua a divampare in tutta la Bosnia-Erzegovina. Convinti sempre di più che le misure finora adottate non basteranno per fermare l'aggressione, le autorità bosniache sperano nell'intervento militare della comunità internazionale. L'ipotesi si è fatta più concreta dopo la riunione di ieri a Parigi dell'assemblèa parlamentare dell'Ueo - l'organizzazione europea competente in materia militare. «L'intervento militare per fermare l'aggressione contro la Bosnia non può essere escluso, anche se come ultima risorsa» ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel, annunciando che la Germania, presidente di turno dell'Unione dell'Europa occidentale, ha convocato domani a Londra la riunione del Consiglio permanente di questa organizzazione per analizzare i metodi di applicazione delle sanzioni. L'assemblea ha risposto approvando una risoluzione urgente nella quale chiede al Consiglio dei ministri di prepararsi a prendere misure, anche di carattere militare, per garantire il rispetto dell'embargo. Secondo il relatore, l'olandese Hoop Scheffer, «l'obiettivo è rendere possibile una eventuale partecipazione aerea e navale dell'Ueo per garantire l'applicazione dell'embargo contro la Serbia». Alla domanda sull'eventuale partecipazione tedesca all'azione militare, il ministro Kinkel ha risposto che quest'ipotesi dovrebbe essere scartata a tutti i costi per via della storia, alludendo ovviamente alla Seconda guerra mondiale. Il capo della diplomazia tedesca ha però insistito sul fatto che i dirigenti serbi e i capi: dell'esercito jugoslavo dovrebbero essere-processati. La prima propostai In questo senso è giunta dall'ex ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher. «Un uomo come Milosevic, che per sete di potere nazionalista ordina di uccidere, dovrebbe essere processato dal Tribunale dell'Aia, come esempio per tutti quelli che volessero imitarlo» ha detto in un'intervista. Anche il premier portoghese Hanibal Cavacho Silva ha dichiarato ieri che un intervento militare internazionale nell'ex Jugoslavia non potrà essere escluso se l'embargo non sarà efficace. Secondo il primo ministro dovrebbero essere utilizzate le forze militari della Nato. Un invito alla cautela è venuto dal ministro degli Esteri britannico Douglas Hurd, che ieri alla Camera dei Comuni ha detto che «né l'Onu né la Cee possono imporre da sole la pace con la forza, o esorcizzare paure e odi nell'Europa dell'Est. Riferendosi all'ipotesi di intervento militare hi Jugoslavia, ha ammonito che «è più facile programmare simili operazioni che realizzarle nella pratica». Intanto per il 17 e il 18 giugno ad Ankara è stata convocata la riunione dei Paesi islamici, dove si discuterà come fermare l'aggressione contro la Bosnia. Ma a tutte queste minacce Belgrado continua a fare orecchio da mercante. «Il mio Paese non è aggressore e le sanzioni ingiuste non risolveranno il problema della guerra in Bosnia» ha dichiarato ieri il premier serbo Radovan Bozovic. Per quanto riguarda le dimissioni del presidente serbo, il primo ministro ha escluso una simile ipotesi. «Nessuna pressione esterna può indurre Milosevic ad andarsene. Solo il popolo può rovesciarlo». Secondo Bozovic il popolo serbo avrebbe già dato una risposta recandosi m «massa» alle elezioni, definite ieri «antidemocratiche» dal Dipartimento di Stato Usa. A Sarajevo i bombardamenti continuano senza tregua. Arroccati sulle colline intorno alla città i miliziani serbi non rinunciano al loro piano di dividere la capitale bosniaca in due. Le granate cadono su tutti i quartieri. Ieri è bruciato un grande magazzino. Sono stati colpiti due alberghi del centro e decine di abitazioni. I cernici terrorizzano gli abitanti musulmani dei sobborghi assediati dall'inizio degli scontri. Nelle ultime ore hanno deportato una cinquantina di persone nei campi di prigionia in Serbia. Radio Belgrado ha riferito di «un gran numero di mercenari italiani» tra gli 86 caduti nelle file croato-musulmane negli scontri di ieri. . Sono riprese le trattative per l'evacuazione della caserma Maresciallo Tito dove i militari continuano a rimanere malgrado i numerosi accordi finora raggiunti. L'ultima variante pana di un imminente ritiro dei soldati federali attraverso la vicina Macedonia che si è detta disposta a fare passare il loro convoglio. Il presidente bosniaco Izetbegovic e il generale Panie, capo di stato maggiore delle Forze armate della federazione serbo-montenegrina, avrebbero concordato l'imminente sblocco dell'aeroporto di Sarajevo. Intorno alla zona dovrebbe essere costituito un cordone di sicurezza, controllato dai caschi blu. Ma i militari che controllano l'aeroporto dall'inizio di aprile, hanno distrutto la maggior parte degli impianti e le piste di atterraggio rendendolo pressoché inutilizzabile. Malgrado le garanzie che l'esercito ha dato ai rappresentanti delle forze di pace dell'Orni, i miliziani serbi hanno aperto il fuoco sul convoglio umanitario che doveva portare 5 tonnellate di cibo e medicinali agli abitanti assediati del comune di Dobrinja. Due autisti sono stati feriti. Ai caschi blu che volevano soccorrerli i serbi hanno intimato di allontanarsi, sparando in aria raffiche di mitragliatrice. Ingrid Badurina KURDISTAN IRACHENO DALLA FINE DEGLI ANNI 80 DAI 200 Al 300 MILA MORTI EX JUGOSLAVIA DAL 1991 OLTRE 12 MILA MORTI IRLANDA DEL NORD DAL 1969 CIRCA 3 MILA MORTI NAGORNO KARABAKH DAL 1988 CIRCA 2 MILA MORTI INTIFADA PALESTINESE DAL DICEMBRE 1987 OLTRE 1400 MORTI