Dalle sigarette il Dna dei killer

Dalle sigarette il Dna dei killer Dalle sigarette il Dna dei killer E dopo la morte di Falcone un pentito ritratta PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un pentito che ritratta, nuove analisi sulle poche tracce lasciate dai killer, approfondimento della «pista toscana»: si indaga senza soste sull'assassinio del giudice Falcone. Risultati, per ora, non se ne vedono, ma nessuno se li aspettava in così pochi giorni. La mafia raramente lascia tracce e, più si va avanti, più gli investigatori si persuadono che tutto era stato predisposto e attuato con precisione. L'attentato doveva riuscire a ogni costo. E qualcuno si domanda se l'attività preventiva fu svolta con tutta la cura richiesta e se controlli furono mai eseguiti nel tratto di autostrada che Falcone percorreva nel giórni e nelle ore che i servizi di sicurezza conoscevano. Se è vero chela mafia stabilì tempi di percorrenza servendosi anche di un elicottero, c'è da concludere che tutto questa passò inosservato. Ieri una telefonata anonima di una donna ha segnalato che una bomba sarebbe esplosa poco dopo nel Palazzo, di Giustizia'. Giudici, impiegati, avvocati e cittadini hanno abbandonato l'edificio. Ma era un falso allarme. A conferma del clima di tensione, l'arrivo del procuratore Pietro Giammanco è stato movimentato. Alla vettura blindata scortata con il capo della Procura, quando era già sulla rampa di accesso al tribunale, è stata fatta fare una rapida retromarcia. Una Croma all'ingresso era parsa sospetta. Si è presto chiarito, che era un'altra-auto di servizio. Ma un duro colpo al fronte antimafia l'ha assestato l'ultimo dei «pentiti», Vincenzo Calcara, 40 anni, di Castelvetrano (Trapani) che aveva parlato di un attentato studiato circa un'anno fa per eliminare Paolo Borsellino, allora procuratore della Repubblica a Marsala ed ora procuratore a Palermo. L'ok della «cupola» al vertice di Cosa nostra per uccidere Borsellino con modalità analoghe' a quelle della stra- ge del 23 maggio però non arrivò mai e il piano fu rinviato. Calcara con le sue dichiarazioni aveva fatto ^arrestare l'ex smdaco del sub paese, Tonino Vàccaririo, insegnante de di 46 anni, accusandolo di essere il «vero» boss del suo paese. Ora ha ritrattato definendo Vaccarino una «anima pia».. Dipendente del patronato Encal vicino al msi, sposato, Calcara ha preso carta e penna e ha scritto due lettere al ministro Martelli, all'alto commissario antimafia, Finocchiaro, e al presidente della Corte d'assise d'appello, Barreca, che presiede il processo per l'omicidio del sindaco de di Castelvetrano, Lipari. «Le persone che ho accusato sono innocenti, nessuno è colpevole - ha scritto - l'unico colpevole sono io». Sarà interrogato. Sul fronte delle indagini da registrare nuove analisi di laboratorio sui mozziconi di sigarette (per risalire al codice genetico del fumatore) trovati in uno spiazzo da dove, forse, venne attivato il radiocomando per l'esplosione. Infine la pista «toscana»: ieri in Toscana c'è stato un vertice con il procuratore Vigna, e si è saputo che tre Procure, Catania, Pistoia e Rimini, avevano ricevuto nel luglio '91 la segnalazione dell'Alto Commissariato su una spedizione" di esplosivo per un attentato ad un giudice siciliano. Antonio Ravi da Piero Luigi Vigna