Eltsin bocciato dal G-7

Eltsin bocciato dal G-7 In pericolo i 24 miliardi di dollari promessi a Mosca, si dimette il presidente della Banca di Stato Eltsin bocciato dal G-7 «Le riforme tardano, niente aiuti» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel gennaio scorso, accompagnato dalle fanfare della propaganda, il Presidente Usa George Bush annunciò il programma di aiuti occidentali alla Russia di Boris Eltsin: 24 miliardi di dollari per puntellare il disastrato bilancio ereditato dall'Urss e per stabilizzare il corso del rublo. Ma a tutt'oggi, come ha detto Eltsin, «il Paese non ha visto un centesimo». E secondo le informazioni da noi raccolte, non lo vedrà, almeno nel prossimo futuro. I leader dei sette Paesi più ricchi dell'Occidente (Usa, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Canada) arriveranno a Monaco l'8 luglio per una riunione del G7. Nell'agenda, gli aiuti alla Russia figurano al primo posto. Ma secondo un alto diplomatico occidentale, che ci ha chiesto di restare anonimo, il pacchetto di 24 miliardi di dollari resterà congelato. «Il motivo è che le riforme, in Russia, hanno subito una battuta d'arresto - ci ha detto il diplomatico -. Il governo di Eltsin non ha lanciato la privatizzazione, e non ha liberalizzato il prezzo del petrolio», una condizione necessaria per la convertibilità del rublo. A queste obiezioni, però, si aggiungono i problemi dei Paesi del G-7. Il Congresso degli Stati Uniti difficilmente approverà prima dell'autunno gli aiuti chiesti da Bush. Il Giappone è per la prima volta alle prese con una crisi della Borsa. La Germania paga l'integrazione dell'ex Rdt con l'instabilità sociale, e l'Italia af¬ fronta il deficit di bilancio e l'incertezza sul futuro politico. Gli aiuti occidentali, è chiaro, non sono la panacea dei mali di Russia, ma possono influenzarne decisivamente la situazione economico-politica. Nell'aprile scorso, i 24 miliardi promessi furono la difesa principale del governo contro gli attacchi del Congresso, e solo grazie ad essi i deputati accettarono il compromesso con lo stratega della riforma Egor Gajdar. Se i soldi non arriveranno, le conseguenze per la Russia possono essere assai gravi. Il governo, e lo stesso Eltsin, subiscono infatti la potente offensiva dell'opposizione conservatrice, concentrata nel Parlamento. Nei giorni scorsi il Soviet supremo ha bocciato due leggi di vitale importanza: quella sulla privatizzazione e quella sulla bancarotta delle imprese. I deputati minacciano inoltre di abbassare i tassi di interesse e l'Iva, decisioni che secondo Gajdar avrebbero conseguenze «catastrofiche». Incalzato dal Parlamento, Eltsin è stato costretto a sostituire il ministro dell'Industria petrolifera Lopukhin con l'assai più moderato Chernomyrdin, e proprio ieri anche il Presidente della Banca di Stato Matjukhin è stato costretto alle dimissioni. La situazione monetaria, intanto, è diventata «esplosiva». In dicembre il Parlamento ha bloccato l'emissione di nuove banconote da 5000 rubli, provocando un grave deficit di liquido. Il risultato è che operai é impiegati non ricevono gli stipendi da mesi, e sono infuriati. «La gente appoggia ancora le riforme - ha detto Eltsin ma se supereremo la soglia critica, ci sarà un crollo generale». Liberalizzare il prezzo del petrolio significa far balzare alle stelle tutti i prezzi. «Anche se il Fondo monetario internazionale chiede l'immediata liberalizzazione del prezzo del petrolio, non possiamo farlo ora, perché perderemmo il controllo della situazione politica», ha detto Eltsin. Il Presidente ha del resto rotto i. ponti che portano al compromesso con il Parlamento, e se i deputati rifiuteranno di sciogliere il Congresso e di concedergli poteri straordinari, ricorrerà al referendum popolare sui due problemi più scottanti: la privatizzazione della terra e la Repubblica pre¬ sidenziale. Il credito di fiducia popolare di cui godeva Eltsin, però, si erode rapidamente. La percentuale di consensi è calata in un solo mese dal 57 al 32 per cento, ed il fronte democratico si è spaccato proprio sull'opportunità di arrivare allo scontro referendario, temendo di perderlo. Ecco perché la tempestività degli aiuti occidentali è per Eltsin vitale. «E' stato il G-7 a far cadere Gorbaciov, non concedendo gli aiuti alla riunione di Londra del giugno '91 - ci ha detto il diplomatico -. Allora dietro Gorbaciov c'era Eltsin. Oggi, invece, dietro a Eltsin non c'è nessuno». Fabio Squillante Eltsin (a destra) e De Klerk ascoltano gli inni nazionali nell'incontro di ieri al Cremlino durante il quale hanno deciso di firmare un accordo economico e finanziario. E' stata la prima visita ufficiale a Mosca del presidente del Sud Africa che oggi visiterà San Pietroburgo IFOTOAP)