Litigi, sberleffi, rivolte Il pci è proprio sepolto di Filippo Ceccarelli

Litigi, sberleffi, rivolte Il pci è proprio sepolto Litigi, sberleffi, rivolte Il pci è proprio sepolto AMARCORD E STRAPPI Sii .f.tnv ihr.UU;:-: ri :ROMA I litigava per le poltrone, nel vecchio pei? No. Si scherzava, davanti ai giornalisti, per l'ultima boutade, per l'ultima gaffe in tv del segretario generale? No. E si votava, alla Camera, 'contro il candidato ufficiale? No, no, no. Detto senza retorica (e senza nostalgia) anche soltanto cinque anni orsono tutto questo non si faceva. Oppure: «Accadevano esattamente le stesse cose'- assicura oggi D'Alema - ma in segreto». In tutti e due i casi la politica c'entrava poco. I comportamenti li regolava un'entità sfuggente eppure decisiva: il costume. Ecco, nel pds è come se ci avessero messo la dinamite sotto. E adesso fa impressione la vicenda della presidenza della Camera, questo sgangherato ed autolesionistico balletto di poltrone prima date, poi negate, poi ridate (a malincuore). Con il vicepresidente Rodotà che s'impunta, l'ex presidente lotti che non si rassegna e l'aspirante presidente Napolitano che «io sto zitto da 40 giorni». E dramma nel dramma, dal loro punto di vista hanno ragione tutti e tre. Quando non c'è più un costume di partito. Ieri mattina, mentre il gruppo parlamentare è riunito, si certifica, all'ennesima potenza, l'esistenza del «corridoio» e dei conciliaboli ristretti e paralleli. Rodotà entra ed esce, Occhetto pure. I giornalisti lo fermano. Allora? «Devo andare al gabinetto». E sta 25 minuti. Qui e là si discute, è ovvio, di linea politica. Ma soprattutto di persone e di aspirazioni individuali (legittime). E tuttavia lo si fa senza uno straccio di codice, e perfino con un sentimento di vergogna o con soprassalti di sdegno. «Nei vecchi costumi c'era qualcosa di buono - ripete il deputato novarese Correnti -. I posti non si chiedono, ti vengono dati. La politica non è un'arrampicata personale». «Io sono stato e sono per Rodotà ma non condivido questi modi», sostiene Antonio Pizzinato, uno che qualche anno fa abbandonò la segreteria generale della Cgil senza fiatare. Contegno, compagni e spirito di sacrifìcio. Era tutto più comodo e più pulito, allora. Adesso, a guardar bene, dietro al pasticcio della presidenza della Camera s'intravede anche quella della vicepresidenza del Senato, della commissione Affari costituzionali della Camera e pure della presidenza del partito. In un gioco, a ricasco, di am¬ bizioni personali che travalica quello delle correnti e coinvolge Rodotà, la lotti, Napolitano, Lama, Pecchioli, Barbera. Per giorni si sono sentite (e scritte) affermazioni-previsioni assai difficili da seguire come questa di Mussi: «Se un pidiessino si prende Montecitorio, un altro dei nostri deve dimettersi e bisognerebbe trovargli la presidenza di qualche commissione». «In questo modo - continuava Chicco Testa - si libera un posto per la lotti, che subentra a Rodotà come presidente del partito». «Sarà un gran casino», concludeva il saggio Bassanini. Accade, del resto, in tutti gli altri partiti. Solo che qui il big bang delle antiche consuetudini, di uno stile politico che conteneva in sé la rinuncia silenziosa, s'accompagna più che altrove agli strepiti e alla paralisi. Il pds non è ancora riuscito ad elaborare un programma: proteste. Ha uno statuto del tutto provvisorio: ariproteste. E, di rinvio in rinvio, si appoggia su organi dirigenti, come il coordinamento politico, che appaiono ampiamente delegittimati. Quasi tutti i protago¬ nisti del nuova.sorso ocahettiàno sono riusciti a farsi eleggere. Altri, non fedeli, li hanno fatti fuori ma non si arrendono e recriminano: «Prima prevedevamo tutti gli eletti - secondo Macaluso -. Ora non si invita nemmeno a sostenere il capolista». In questo quadretto, sempre in tema di costume, la pennellata giudiziaria di Milano. Con Cervetti, tanto per dirne una, dirigente avvisato di garanzia, che si vede restituire dagli operai della Contraves le 50 mila lire di sottoscrizione che «non abbiamo certezza della loro provenienza». E scazzi individuali, lacrime private, manuale CenceUi ad personam, franchi tiratori confidenziali, voti goliardico-provocatori per Aureliana Alberici nella settimana del Quirinale. Occhetto che nel giro di cinque giorni prima dice «Fatemi godere» o «Per noi è tempo di champagne» e poi richiama «il Golgota», il «Calvario». Strappi nello strappo. Una tradizione che se ne va via, un'altra che non si vede proprio. Filippo Ceccarelli Pizzinato: disapprovo questi metodi E Correnti: «I posti non si chiedono» Ma D'Alema ammette: «Prima tutto avveniva in segreto» Massimo D'Alema capo dei deputati pds Gianni Cervetti foto qui sotto L'ex segretario Cgil Antonio Pizzinato

Luoghi citati: Milano, Roma