Satira, cercasi Nemico urgentemente di Curzio Maltese

Satira, cercasi Nemico urgentemente Grillo, Serra, Jannacci, Staino: tutti a Saint-Vincent per i premi Aristofane Satira, cercasi Nemico urgentemente Vincono Chiambretti, Leila Costa e i Guzzanti Ma quanta nostalgia per i tempi della censura SAINT-VINCENT DAL NOSTRO INVIATO «La satira è uno dei modi migliori per far soldi, oggi, in Italia» (Riondino). «La satira? Ma parliamo di Falcone» (Jannacci). «C'è un'overdose di satira in giro» (Dandini). «Troppa satira? Siamo appena l'un per mille di quei che si potrebbe fare» (Ricci). «Ma la satura è al servizio della politica?» (Augias). Si potrebbe andare avanti per una pagina. Si è andati avanti invece per due giorni a Saint Vincent, al Festival intemazionale della satira teatrale e tv, un week-end di risate promesse, terminato con la scontata pioggia di premi sulla banda di «Avanzi». E alla fine di una maratona di autoscienza collettiva su «Il senso della satira», c'è mancato poco che al duecentesimo parere illustre qualcuno non esplodesse come un celebre personaggio dei Monty Phyton. «La satira si fa ma non si dice» ammoniva Therry Gilliam. E' un vero peccato che il mitico gruppo inglese, subdolamente annunciato da Riondino, non fosse presente a benedire i nipotini italiani. &' mancato molto anche Gigi Marzullo, da più parti evocato e soltanto parzialmente sostituito da Augias che ripeteva la domanda tormentone: «Ma la satira attacca il potere o è funzionale adesso?». Che è un po' come l'irresoluto marzulliano dilemma sui sogni. «C'è satira e satira» è la salomonica risposta di Serra. (Vale anche per i sogni). Al Festival di Saint Vincent per non sbagliare, il direttore Riondino ha invitato tutti. Troppi. Una generale chiamata alle armi alla quale nessuno ha saputo resistere. Perchè la satira fa tanti soldi «oggi in Italia» - anche in Grecia ai tempi di Aristofane per la verità - ma è stata colpita da un lutto pesante: la perdita del Nemico. La Politica, la Società, il Potere, la Censura, tutte cose divenute minuscole e deboli. «La censura non esiste più ammonisce Staino - se una cosa fa ridere te le lasciano assare comunque». E invece l'arte della satira, come lo judo, conta sulla forza dell'avversario per potersi affermare. Molti hanno rimpianto i bei tempi della guerra del Golfo, che ha battezzato alla gloria «Cuore» e «Avanzi», ha spinto «Striscia la notizia» e «Blob» a dare il meglio. Passerella. Ci sono proprio tutti, giornalisti, commercialisti e idraulici. Sono venuti per pubblicizzare il libro, la rivista, lo spettacolo, se stessi, oppure perché amici di Riondino. Grillo è l'unico a confessare: «Sono venuto perché mi danno 40 milioni» e strappa l'applauso più grande. Si viaggia per bande. «Cuore» contra un folto drappello, da ElleKappa a Fabio Fazio, da Stefano Disegni a Patrizio Roversi a Piero Dadone, l'inviato nel Cuneese, di ritorno dalla scoperta dal Giappone. Loro non cercano il Nemico, ma il loro pubblico e si arrabbiano se non lo trovano. Serra guarda la platea e si lamenta: «Qui ci sono soltanto gli spettatori forniti dal¬ l'Ente Turismo». Non mancano, naturalmente, quelli di «Avanzi», che viaggiano da mesi tutti assieme in giro per premi e incredibilmente sono ancora amici. Popolarissimi. I cacciatori di autografi li avvicinano uno per uno e a tutti ripetono la stessa frase: «Soltanto tu mi fai ridere, sei il migliore». C'è Ippoliti in cerca di giornalisti, Jannacci in cerca del figlio, Ricci in cerca di guai. Considerato dagli altri poco meno di un venduto al capitale perché lavora da Berlusconi, il padre di «Striscia la notizia» si vendica sparlando della serata organizzata da «Cuore»: «Lo spettacolo faceva schifo. Sembrava una puntata di "Crème Caramel" recitata male. Al confronto il Gabibbo è un brigatista rosso». Fazio gli risponde che lui fa satira di regime. Ricci incalza: «La satira tv non esiste. "Avanzi" è teatro con ampie concessioni all'avanspettacolo. L'unico che fa qualcosa di nuovo è Chiambretti». In mancanza del nemico, litigano tra loro-.1 3 Grillo. Comunque ha ragione Ricci. La serata di «Resistenza umana» di «Cuore» vale alla lettera per il pubblico. E' una «Corrida» di sinistra, un «Festival dell'Unità» noiosetto, come quando si doveva ascoltare per forza l'intoillimano di turno. All'una di notte, invocato dal popolo del Casinò, sale sul palco Grillo. «Una provocazione a sorpresa», recita il menu del Festival. Grillo è bravissimo, come sempre. Se la prende con la pubblicità mascalzone, con le Colombiadi («A Milano non è successo niente, vedrete Genova»), con l'ecologismo che protegge soltanto gli animali simpatici, i panda ma non le iene, i fagiani ma non i branzini; con Funari acclamato da tutti: «Ormai si cala i pantaloni in diretta perché è un idolo. E nessuno che gli dica: ma che cazzo stai facendo?»; con il ministro delle Finanze che «voleva assumere i contrabbandieri», con la tv sempre più parlata: «Sogno un 'Processo del lunedì' che duri trenta secondi. Era rigore? Sì. Fine». Sembra che Grillo ci creda davvero. Ma sta recitando soltanto un pezzo di spettacolo, è in grigio e abbronzato come un Agnelli e prende 40 milioni per 20 minuti. Talk-show. Come ogni evento che si rispetti non poteva mancare la tv nella persona di Augias e della sua «Babele». Augias è in grado di ammazzare qualsiasi ospite, fossero pure i fratelli Marx, e quindi riesce a far dormire per un'ora nonostante Guzzanti, Jannacci, Dandini e Serra, che è legato al conduttore da un rapporto sadomaso. Serra odia la tv ma due volte l'anno si mette la cravatta e va da Augias dove si annoia terribilmente e lo dà a vedere, si fa trovare impreparato alle domande del professore e appena prende la parola viene interrotto dai consigli per gli acquisti di libri. Grillo segue nella hall la trasmissione con le mani nei riccioli: Belin, ma quando la smettono. Jannacci ci mette un'ora per esprimere un concetto. La Dandini fa la simpatica come sempre e Serra sembra uno appena uscito da Muccioli». A un certo punto si parla anche di mafia. A dimostrazione che «la satira non risolve i problemi». Ma no, davvero? Dibattito e affari. «Soldi e satira» era il titolo del convegno. M nessuno aveva voglia di dire quanto guadagnava. Molte dichiarazioni di principio, invece. Tutti d'accordo che il giornalismo è la nuova frontiera della satira, da Chiambretti al gabibbo. Condanna globale, invece, per i libri di satira che hanno ormai inflazionato il mercato. Bruno Gambarotta, reduce dal Salone del libro di Torino, si dispera: «Ormai il comico è diventato l'ultima spiaggia della nostra editoria». Dietro le quinte li lasciano parlare e fanno affari veri. E' presente al completo il vertice di Raitre, che ha ormai smantellato la tv del dolore di Raffai and company e spinge il pedale della risata. Angelo Guglielmi, direttore, e Bruno Voglino, capostrattura, ingaggiano al volo la Gialappa's Band per infoltire la truppa di «Avanzi». A Raitre fanno allegri progetti per il futuro, convinti che nessuno ormai gli smantelli la rete perché «nonostante la batosta elettorale, il pds è rientrato nei giochi politici». Fazio passa di lì e per tutta risposta imita alla perfezione la voce di Intini gracchiando come un pappagallo: «Craxi è un uomo bellissimo, Ochetto, invece, è brutto e calvo». . I premi. Questa la scelta della giuria composta da Staino, Guccini e Anna Maria Testa. Per la sezione televisiva cinico tv: Corrado Guzzanti e gli autori de «Il portalettere», Chiambretti, Voglino, Frassa e Sanguineti. Per la sezione teatrale: «Sottobanco» di Domenico Stamene, Sabina Guzzanti, Leila Costa e Giorgio Melazzi, autori di «Due, abbiamo un'abitudine alla notte». La tre S'orni è finita senza fornire, per rtuna, risposte. Nella hall, Jannacci prova solo al piano una canzone nuova. S'interrompe. «La satira? Non è mai servita a un cavolo». Curzio Maltese L'ospite Beppe Grillo e il «direttore»della rassegna David Riondino