L'Azienda-famiglia va all'assalto delle SpA di Mario Salvatorelli

L'Azienda-famiglia va all'assalto delle SpA ì NOSTRA SOLDI L'Azienda-famiglia va all'assalto delle SpA RA le tante notizie negative, una buona, finalmente. Dalla «Relazione economica» della Banca d'Italia, distribuita all'assemblea di sabato, risulta che il risparmio delle famiglie ha raggiunto, alla fine de! 1991, la bella cifra di 2 milioni 442 mila miliardi di lire, dopo aver superato, a fine '90, i 2 milioni 203 mila, e, a fine '89, 1 milione 907 mila miliardi. La buona notizia si riferisce, in particolare, a quest'ultima cifra, per la quale il dato contenuto a suo tempo nella «Relazione» all'esercizio 1989, invece, era di 1 milione 574 mila miliardi, inferiore di oltre 333 mila miliardi a quella comunicata sabato. Un vero e proprio «boom», dovuto sia alla «nuova metodologia impiegata nel computo dei conti finanziari, che recepisce i criteri del Sistema europeo dei conti economici integrati (Sec)», sia alle «indagini campionarie resesi disponibili in questi anni». Il «salto» più grosso lo compiono le azioni e le partecipazioni detenute dalle famiglie, e che, a fine '89, risultano essere pari a 327.472 miliardi (171 mila miliardi in più di.quelli ottenuti con la vecchia metodologia) e a fine '91 ammonterebbero a 425.306 miliardi di lire. I miei 300 milioni «Sono un ex artigiano di 55 anni che, purtroppo, non potrà percepire la pensione fino all'età di 62 anni, non avendo raggiunto i versamenti prescritti. Vivo, in abitazione propria, con i frutti (10,5/11%) di un capitale di 300 milioni, che mi servono tutti per vivere decorosamente, non potendo reinvestirne quella parte che, secondo i suoi consigli, dovrebbe servire per mantenere immutato il potere d'acquisto del capitale, nonostante l'inflazione, cioè circa 20 miiioni. Questo significa che tra 15 anni, ipotizzando un'inflazione del 6% annuo, i miei 300 milioni si ridurranno praticamente a zero? Non mi sembra possibile. Sono nel giusto a pensare in questo modo, oppure il mio ragionamento è sbagliato?», Al lettore R. Albertini, di Cossato (Vercelli), rispondo che, per così dire, è nel «semisbagliato». Infatti, con un tasso medio annuo d'inflazione del 6% (che, a mio parere è eccessivo, propenderei per il 5% al massimo, ma, secondo gli impegni di Maastricht, dovrebbe scendere al 3-3,5), i suoi 300 milioni, tra 15 anni, avranno un potere d'acquisto pari a più di 125 milioni attuali. I suoi interessi, del 10,5% annuo, saranno sempre di 31 milioni e mezzo, corrispondenti, però, a 13 milioni attuali circa. Tuttavia, considerando che tra sette anni potrà disporre di una discreta pensione mensile, e che può contare sempre sulla sua abitazione (che, da quanto mi scrive, è di sua proprietà), la sua situazione è tutt'altro che tragica. Come ultima speran- sua : tragi za, comunque, c'è sempre quella di poter entrare in Europa a testa alta, e con un'inflazione assai più bassa. Il fondo del Riarile «Una mia conoscente che ha due certificati di Btp, da 1 milione e da 10 milioni, al 12,50 per cento (ritenuta fiscale 12,5%) mi ha riferito che le cedole semestrali riscosse presso la Banca d'Italia-ammontano, rispettivamente, a 54.690 e a 546.875 lire, ossia l'interesse di 54.687,5 della prima è arrotondato in più, quello della seconda è giusto. Controllando, invece, le nostre cedole con delle amiche, anche con molti titoli, abbiamo visto che la nostra banca per i Btp da 1 milione arrotonda, in meno, a 54.685 e per quelli d'importo superiore, qualunque sia il loro ammontare, moltiplica sempre 54.685 per il numero dei milioni, lucrando in pratica 2,50 lire per milione, e per semestre. Ma, come è possibile una simile meschinità, se non quella di voler raschiare a ogni costo il fondo del barile?». Chi scrive, da Torino, è la signora M.A., che firma, ma prega di «dimenticare» il suo nome, perché lo fa all'insaputa del marito, il quale dice che «per poche lire non si fanno questioni». La segnalazione, invece, merita una risposta, perché ritengo interessi molti lettori (e lettrici). Il comportamento della Banca d'Italia, indubbiamente, è più «signorile», però, occorre tener presente che, come ebbe a dire il suo Governatore, Carlo A, Ciampi, all'assemblea del 31 maggio '90, «se presso la società Monte Titoli è accentratoT80% delle azioni in circolazione, escluse quelle facenti parte dei pacchetti di controllo, per i titoli di Stato, gestiti dal sistema centralizzato della Banca d'Italia, la percentuale oltrepassa il 90». E, se questa era la situazione due anni fa, esatti, c'è da ritenere che oggi la «centralizzazione» dei titoli di Stato sia pressocché completa, con tutto quello che può significare, dal punto di vista delle economie di gestione, compreso il «taglio» delle cedole, per la Banca d'Italia stessa e le sue filiali, anche se tutto avviene attraverso impulsi elettronici. Per le altre banche, invece, 2,50 lire per semestre, cioè 5 lire l'anno per milione, pari a 5 mila lire per miliardo, quando il barile è grosso, può essere un fondo che vai la pena da raschiare, purché ci si mantenga nei limiti di una corretta commissione. Mario Salvatorelli dll

Persone citate: Albertini, Ciampi, Cossato

Luoghi citati: Europa, Torino, Vercelli