Verdi, vince l'anima dura: no al governo

Verdi, vince l'anima dura: no al governo All'assemblea nazionale della Federazione esplodono le tensioni sopite e si parla di nuove spaccature Verdi, vince l'anima dura: no al governo Alla fine si accodano anche i possibilisti Scalia e Mattioli SAN BENEDETTO (Ascoli). I verdi hanno detto no. Sfuma l'ipotesi di un loro ingresso nel governo, dopo un travagliato dibattito di tre giorni nell'assemblea nazionale della federazione, che ha avuto anche un colpo di scena conclusivo: alcuni possibilisti di spicco hanno rinunciato alla propria mozione, appoggiando col voto il documento più intransigente. Alla fine dunque è passata la mozione rigida, presentata da Castellazzi, Falqui e sottoscritta da Ronchi: in sostanza sconsiglia dal cedere alle avances di altri partiti ed esclude nettamente l'eventualità di un «soccorso verde» a questa maggioranza. La linea che ha vinto appartiene agli ex demoproletari Ronchi e Franco Russo (si parla già di «rifondazione verde»). E' uscita sconfitta quella giudicata «governativa» di Scalia e Mattioli, appoggiata anche da Rutelli, che pure non ha sottoscritto alcun documento. La mozione dei due leader storici, messa inizialmente in votazione con altre cinque, non aveva superato il primo turno: «E' stato batuto il grande centro», avevano commentato molti delegati. Nel ballottaggio finale sono poi state votate, in contrapposizione, la mozione della linea Ronchi e quella dei deputati Maurizio Pieroni, Alfonso Pecoraro Scanio e Fiorello Cortiana. Quest'ultimo documento, pur essendo per il no al governo, avrebbe voluto rinviare a un'altra assemblea da tenersi a dicembre la decisione finale. La linea Ronchi ha ottenuto 142 voti, quella di Pieroni 127. Mentre Francesco Rutelli nel ballottaggio finale si è astenuto, Mattioli e Scalia hanno dato il loro voto alla mozione di Ronchi, sulla quale sono confluiti anche i voti dei delegati che inizialmente si erano pro¬ nunciati per il documento definito «governativo». Questa specie di voltafaccia ha indotto i firmatari della mozione Pieroni a denunciare il pasticciaccio finale e a pronosticare imminenti spaccature. Per Pecoraro, dal punto di vista politico, i vincitori sono gli sconfitti. In una dichiarazione congiunta diffusa al termine dell'assemblea lui, Pieroni e Cortiana hanno osservato che con le votazioni di oggi «si è riaperto il confronto politico tra i verdi, un confronto bloccato da una maggioranza pre-elettorale che deteneva l'80 per cento dei consensi e che si è presentata all'assemblea divisa con tre mozioni in rissa tra loro». Questo il motivo per cui «si è dovuta creare una curiosa alleanza fra le tre mozioni». Soddisfatto Ronchi, mentre Mattioli e Scalia, amareggiati, hanno ammesso di sentirsi sconfitti. Scalia ha affermato: «L'assemblea è riuscita a dividersi quasi a metà su come far emergere una posizione nei confronti del governo, ma si è voluto anche sparare ai leader». Secondo Scalia, con il suo comportamento Rutelli «si è defilato un po' troppo». Mattioli ha osservato che al di là della spaccatura c'è «la sostanziale unità dei verdi nel non fare da stampella alle forze politiche sconfitte prima dalle elezioni e poi dalla magistratura». Rutelli ha parlato dell'esistenza di due anime all'interno dei verdi: «Una nettamente contraria all'ingresso nel governo, l'altra volta a dare maggiore spazio a quelle iniziative avviate con l'elezione di Scalfaro. E' prevalsa però l'intransigenza netta». Nel dibattito che aveva preceduto la votazione dei documenti era intervenuta tra gli altri Pina Grassi, vedova dell'imprenditore ucciso dalla mafia. Si è detta delusa per la poca concretezza dei verdi e per gli eccessivi personalismi. Per ultimo, c'è stato un appello a non pagare l'8 per mille dell'Irpef per la Chiesa cattolica «se il Vaticano non si ritirerà dal progetto di costruzione del proprio telescopio sul Monte Graham, montagna sacra degli indiani Apaches». [r. i.] Francesco Rutelli si è astenuto dal voto nel ballottaggio finale