ACCHAPPASCRITTORI

ACCHAPPASCRITTORI ACCHAPPASCRITTORI Tanti cantieri per gli esordienti ETORINO DITORI, aprite i vostri portoni e trasformatevi in un cantiere. L'invito è di Marcello Baraghini il vulcanico animatore di Stampa Alternativa. Dopo aver inventato i libri che costano mille lire, ha lanciato al Salone di Torino un concorso contro il tempo riservato a scrittori di ogni età. Il vincitore si è trovato il libro stampato in giornata. Si chiama Tripeleff (pseudonimo di un signore sessantenne che abita a Novara), aveva presentato un racconto porno-storico-gay con protagonista Cavour. Il concorso si è rivelato un successo e ha indicato un modo nuovo di fare editoria, senza più filtri che dilatano le attese. In due settimane sono arrivati ottocento manoscritti (raccolti e scrutinati con la libreria torinese «I Comunardi»). «Molti erano di grande qualità - dice Baraghini e così abbiamo deciso di non avere un solo vincitore. Ne pubblicheremo altri venti sulla rivista Scrìvere. Non voghamo troncare il rapporto con gli autori. Organizzeremo un seminario all'università di Torino, dove lasceremo un cantiere aperto. E ne inaugurerò altri, in altre città italiane. Abbiamo dimostrato che si può trasformare l'editoria in una casa di vetro, trasparente. I concorrenti avevano sotto gli occhi i "giurati" che leggevano i loro fogli. Tutti hanno ricevuto un giudizio diretto, senza aspettare lettere di risposta che non arrivano mai». Alla fucina di Stampa Alternativa sono arrivati esordienti assoluti; bambini con fiabe; autori e personaggi già noti, come Atzeni (Sellerio) e Luisa Sturarli, figlia di Agusto Monti (un racconto sulla Resistenza, con Pajetta). Stili diversi, storie opposte. Ma tutti con una gran voglia di raccontare, che spesso rimane inascoltata. Gli editori, infatti, guardano con diffidenza gli esordienti, intrattengono con loro amori saltuari, ostacolati da filtri, fax, poste, umori stagionali. Come recuperare alle stampe questo serbatoio di freschezza? I concorsi indicano una strada. In alcuni casi sono piccole truffe, organizzate da tipografi che chiedono soldi allo «sfortunato» vincitore. Talvolta, però, vanno benissimo. Dal concorso Oscar Mondadori - «100 cose», era venuto fuori Volevo i pantaloni di Lara Cardella, diventato poi un caso editoriale anche fuori dall'Italia. Artefice del successo, Ferruccio Parazzoli, direttore degli Oscar Mondadori. Scala montagne di manoscritti aiutato da due assistenti. Tra gli altri, ha varato il volume dei diari inviati dai lettori di Tuttolibri (titolo: Oggi non è giornata), fra quindici giorni presenterà il volume Chiama quando vuoi (realizzato con racconti sulla passione), sta raccogliendo materiale per il concorso «Scrivi il tuo Dio», in collaborazione con YAwenire. «Credo molto nei concorsi e nella scrittura su commissione - dice Parazzoli. - Dando un tema preciso, si stimola la gente a parlare con freschezza di temi vicini al gusto comune. E si evitano anche i "sogni" rimasti chiusi nel cassetto ad ammuffire per anni. Le grandi case editrici non hanno certo bisogno di queste iniziative per trovare materiale. Ne hanno già armadi pieni. Ma il concorso offre il coraggio di lanciare esordienti. Solleva coperchi, vince timidezze, spezza meccanismi di amicizie letterarie. La gente ha voglia di intervenire, raccontare la propria vita. Bisogna dar loro l'occasione. E, se si ha pazienza di leggere tutto il materiale che arriva, possono venire fuori cose importanti». All'Einaudi, Calvino e Vittorini esploravano, scrutavano, chiosavano tutti i manoscritti che arrivavano in redazione. Oggi il lavoro del lettore è più complesso. Ma non certo scomparso del tutto. In omaggio a questa tradizione, a Torino è nato il Premio Calvino. Inventato dagli amici dello scrittore subito dopo la sua scomparsa e patrocinato dall'Indice. E' talmente rigoroso nelle scelte, che nella prima edizione non premiò nessuno. «Noi cerchiamo qualità - dice Delia Frigessi, tra le organizzatrici del premio fin dall'inizio. - La freschezza o la spontaneità ci interessano meno. Tra i 300 manoscritti che riceviamo ogni anno, pochi hanno i requisiti della pubblicabilità. Pochi sono gli autori che pensano alla scrittura come un lavoro artigianale, con ripensamenti, correzioni, revisioni. Il premio Calvino è diventato un laboratorio aperto. Ci arrivano lettere e manoscritti durante tutto l'anno. Chiedono consigli. Perché oggi in Italia chi scrive è solo, isolato. Noi cerchiamo di offrire una via alternativa, non oppositiva a quella degli editori, per chi vuole esordire. Ed è un'immensa fatica». Il premio nato sotto l'egida delle Penne Montblanc offre la pubblicazione del manoscritto. Partecipano sette editori (Camunia, Garzanti, Longanesi, Mondadori, Mursia, Rizzoli, Rusconi} che stampano a rotazione il vincitore. Ha cominciato Carminiti, con Andrea Vitali II procuratore. Il vincitore dell'ultima edizione sarà annunciato il 10 giugno, e uscirà (probabilmente) da Rusconi. Lo sponsor è entusiasta e ha cercato di esportare l'iniziativa anche in Germania. Ma gli editori teutonici non riescono a mettersi d'accordo. L'ideatrice del premio è Giancarla Mursia, presidente dell'omonima casa editrice. «L'ho inventato pensando al caso Morselli, il mio scrittore preferito - dice. - Quando era vivo non ha trovato editori per i suoi romanzi. Ho pensato che potessero esserci molti altri casi analoghi. Scrittori timidi, nascosti, che potevano essere chiamati allo scoperto con un concorso. Devo confessare che sono rimasta un po' delusa, perché non ci è mai arrivato il capolavoro. Certo è che, in questo modo, gli editori hanno scoperto nuovi autori su cui investire. Perché è sempre più difficile trovare talenti seguendo le vie tradizionali». Luigi Bernabò, agente letterario, è concorde. Il panorama edi- tortale è sempre più chiuso su se stesso. Le classifiche sono dominate dall'umorismo, ma la giovane narrativa italiana ha poco da ridere. «La nostra letteratura è diventata un lago d'acqua stagnante - dice. - Bisogna buttarci dentro dei macigni per agitare le cose. Purtroppo la maggior parte degli scrittori italiani è lontana non solo dai gusti del pubblico, ma anche dalla situazione social-culturale. I giovani scrittori pensano troppo alla scrittura. Gli editori rischiano poco. Pubblicano i libri di cui sono sicuri che saranno recensiti da giornali e tv. Per lanciare un nuovo autore cercano l'approvazione preventiva dei critici. E' venuto il momento di inventare meccanismi nuovi di reclutamento. Ben vengano quindi le operazioni alla Baraghini, i cantieri aperti». Il concorso di Baraghini ha lanciato una sfida. Ha proposto un modello che può funzionare con racconti brevi e libricini economici. Ma già altri editori seguono e formano con attenzione giovani autori, da Feltrinelli a Sellerio, da Theoria alla Transeuropa di Tondelli, alle riviste come Linea d'Ombra o Panta. Da quest'annuo anche e/o, pioniere dell'Est, ha aperto un cantiere al di qua del Muro con ((Azzurri», curata da Anita Raja (traduttrice della Wolf). Sono usciti i primi titoli, dal divertente Lambisse {Memorie di una guida turistica) a Elena Ferrante {L'amore molesto). Sandro Ferri, fondatore della casa romana, ha seguito con interesse l'«operazione Baraghini», ma anche con una riserva: «La sua provocazione fa bene. Attenzione, però, i libri non possono costare sempre e solo mille lire, ed esser realizzati sempre e solo in una notte. Non dimentichiamo la ricerca, la meditazione, l'editing. Alla e/o ci arrivano 4 o 5 manoscritti la settimana. Li leggiamo, li correggiamo. E diamo risposte a tutti perché amiamo il nostro lavoro. Facendo una gran fatica. Vorrei lanciare un appello agli aspiranti scrittori. Leggete, leggete bene i romanzi che pubblichiamo, rileggete le cose che avete scritto. Lo sottolineo perché spesso ho l'impressione che la gente abbia tanta voglia di scrivere, meno di leggere». Come sull'asfalto, i nuovi cantieri editoriali hanno bisogno di segnali: «Lavori in corso, attenti ai grafomani». Bruno Ventavo!! g Qui, Giancarla Mursia In alto, da sinistra Marcello Baraghini e Ferruccio Parazzoli

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