LA PIU' GRANDE DEL MONDO

LA PIU' GRANDE DEL MONDO LA PIU' GRANDE DEL MONDO Da settembre a Lille una libreria di 7000 metri quadrati 180 mila titoli, uno per ogni cittadino, e 600 mila volumi dTsl LILLE M ■ ON i suoi 300 giorni di fl 1 pioggia l'anno, certo 1 Lille sembra più adatta I ( alla lettura che allo jog! > ging. Ma questo non | I spiega ancora come I mai una città da V / 172.142 anime ospiti la più grande libreria europea, pronta a spiccare il balzo in settembre divenendo il Numero Uno mondiale per superficie espositiva: 7000 mq. Eccolo qui - al n° 15 sulla Piazza Grande - l'ombelico Librario del pianeta, la Gerusalemme per bibliomani, l'antro con 180 mila titoli (uno ogni cittadino) e 600 mila volumi. Un grande telo sulla facciata ammonisce: «L'istruzione è bisogno collettivo». Citando i sacri testi del 1789, nientemeno. Quanto all'insegna, recita «Il furetto del Nord». Un ultimo sguardo indietro, alla spianata rettangolare che incarna alla perfezione la vecchia provincia: mercatino di fiori, bistrot dal criptico menù in un patois già fiammingo, il quotidiano cittadino, il doveroso omaggio place General De Gaulle - al lillese più celebre negli ultimi duemila anni. Solo l'architettura appare bizzarra. Come diceva Strindberg, «qui pare d'essere in Belgio, Inghilterra o Svezia, una città nera costruita di mattoni scuri. Fumosa, umida». Anche fredda, e il freddo ti insegue dentro. Perché monsieur Callens, il talent scout del nostro furetto, abolì le porte. Era il 1950.1 commessi passavano l'inverno a tossire, ma lui fu inflessibile: «Una libreria non deve avere porte. Con la scusa di fermare il gelo, bloccano i clienti». Altra regola aurea: «Che una donna piccola raggiunga a braccia levate ogni opera disponibile». Yvonne de Gaulle, first lady di bassa statura, avrà apprezzato, l'altissimo Generale un po' meno. Via le scaffalature irraggiungibili e cava-occhi: massima altezza 1,90. Così i libri guardano inesorabilmente il visitatore. Ma il soffitto basso trasforma i corridoi in cunicoli, gallerie libresche per non-claustrofobi. Cinque piani, un sotterraneo, 120 dipendenti. I mq, per ora, sono 4500. Chi attende una cittadella futuribile, ergonomica, stile aeroporto culturale, con poltroncine antimozzicone e voci flautate che annunciano ai microfoni best sellers o tessere-sconto rimarrà delusissimo. Idem per chi ritiene il computer indispensabile già in famiglia, figuriamoci quando bisogna gestire mezzo milione di libri: nulla, un buon schedario cartaceo e via. Il «Furet du Nord» è quotato in Borsa, ogni giorno in¬ goia 40 mila persone e vende «merce» per almeno 110 quinta li, il business sfiora con le filiali in zona i 70 miliardi, eppure l'atmosfera ricorda una tranquilla, anonima, polverosa cartolibreria dilatata sino al gigantismo. Subito dietro la porta che non c'è, iniziano i «polizieschi». Poi i «fumetti per adulti», che la Francia ama più d'ogni altra nazione europea. «Vietato sfogliare» dice invano il cartello. Il sotterraneo ospita giustamente la «letteratura esoterica», cui la mineraria Lille - occultista per mancanza di luce - dedica peraltro due librerie monografiche. Il sapere, al Furet, è organizzazione verticale. Primo piano, hobbistica; 2°, università; 3°, scuola; 4°, Scienza; 5°, immagine. Al terreno, romanzi, storia, viaggi. Una gerarchia misteriosa, troppo casuale per essere raffinata e viceversa. Brutte scansie, tavoli da quattro soldi, illuminazione precaria. La carta deborda ovunque, una pie- na culturale senza argine alcuno. Specializzati nel generico. Guai a chiedere consigli, la marea libresca e umana soffoca il dialogo. Meglio peregrinare. Essendoci tutto, qualsiasi esigenza ha un'inevitabile risposta affermativa: la tenacia finirà con il premiare i virtuosi. Bizzarro destino questi 7000 metri quadrati - area che in altri tempi sfamava almeno tre famiglie di contadini - per una libreria che in origine ne contava 24. Era il 1936, ranno di Leon Blum con il suo Front Populaire. La vecchia sede, a due passi, aveva ospitato fino allora un «fourreur», pellicciaio. Il nuovo proprietario risparmiò vernice e manodopera salvando qualche lettera. Nasceva così il Furet, che in argot ha pure un verbo: «furter» ovvero furettare, cioè l'incedere curiosando. La profezia ante litteram si compirà quest'autunno. Gli slogan annunciano infatti 4 ore di «promenade culturale» per orizzontarsi. La guida Michelin raccomanda comun- Sue sin d'ora una visita. In fono, malgrado arte e storia siano generosi con Lille, è questo il monumento cittadino con la massima frequentazione. Ma il quesito iniziale resta ancora un enigma. Perché Lille? Non serve rispondere che l'attuale detentrice del titolo planetario sconvolge a sua volta ogni attesa. Ce l'aspetteremmo a Londra, New York, Tokyo, invece sta nell'Ontario, Canada. «E' immensa, ma ha solo 40-50 mila ti- toh» racconta il direttore generale Constantin Erodiades, che ha voluto metterci il naso per scrupolo. Insomma, là non si furetta bene, qui sì. L'exploit, la revanche anti-Parigi della più settentrionale regione transalpina - i cui abitanti si chiamano «les nordistes» tout court - ha radici profonde. Anzitutto geografiche. Bruxelles, Dover, Folkestone, sono prossime. La città attirava i mercanti di Fiandra quanto i viaggiatori inglesi. Ancor oggi respira frontiera e oceano. Questo amplia il bacino d'utenza: non solo la vicina Piccardia ma anche le Fiandre, oltre a numerosi aficionados dalla capitale. Immobile, l'astuto furet cattura i movimenti altrui. Tra qualche mese aprirà inoltre una mega-succursale giusto fuori dal Chunnel: i britannici troveranno Penguin's, Stendhal, guide enologiche e pure il «Daily Mirror». Secondo: Lille non è più quell'isola fluviale (l'ile) sperduta fra Ardenne e grandi pianure cui deve il nome. Sono le terre della Parigi-Roubaix, ma il pavet si rivela un masochismo per ciclisti nostalgici. Autostrade, tangenziali, feroce concentrazione urbana. La Francia ha 130 residenti per kmq che al Nord diventano 280, una densità olandese. Entro 100 chilometri - Belgio incluso gravitano sul Furet 8-9 milioni di persone. Ultimo atout, quella che Erodiades chiama «la cultura nordica». «In area mediterranea, Francia latina compresa, vi sono tradizionalmente libri di serie A e B, capolavori e volumi plebei. Errore madornale. Sin dal '50 intuimmo che la mini-enciclopedia sui funghi e il blasonato volume letterario avevano pari dignità. Il nostro mestiere funziona sé hai il coraggio di servire il pubblico. Democratizzare l'offerta rimane il credo aziendale». Aggiunge: «Talora, ci sentiamo missionari». E rivela una futura evangelizzazione in terra di Francia. «Voghamo aprire altre sedi, con questa medesima filosofia. Parigi? L'affronteremo per ultima». Scendendo verso il Midi, il cortese furetto perderà l'appendice «del Nord», un doveroso sacrificio per non apparire antimeridionalisti. E a settembre? Arriverà la musica, un settore bibliofili a sotto-vetro («però non terremo opere oltre i duemila franchi», 450.000 lire), quello «giovani», i remainders. In più, sei dibattiti la settimana con grandi firme. Il décor farà qualche concessione alla grandeur stile Jack Lang. Per esempio, un muro alto 25 metri scolpito a biblioteca. Non diventerete l'ennesimo supermarket? «Lasciamo a George Sancì e Chopin l'idea che la cultura debba avere un fondo elitario, tubercolotico o depressivo per valere qualcosa. Essere grandi non equivale sempre a essere stupidi» replica Erodiades. Il modello Eurodisney vi seduce? «Sì. Vorrei che la gente trovasse da noi un sorriso, il "buongiorno" che oggi non riusciamo a dare». E per l'inaugurazione sogna che arrivino i 12 ministri culturali Cee. Buona fortuna, vecchio furetto! Enrico Benedetto Nella città del generale De Gaulle «Le Furet du Nord», Eurodisney di carta, ha per motto «l'istruzione è un bisogno». E' nato nel 1936 in una piccola stanza: ora ha cinque piani e un sotterraneo, una «passeggiata culturale» di 4 ore. 120 dipendenti, un business di 70 miliardi: è quotata in Borsa, ma non ha il computer nù in un patois l quotidiano citroso omaggio e Gaulle - al lilleegli ultimi duemmmm mmm Nella città del generale De Gaulle , plebei. Errore'50 intuimmclopedia sui fvolume lettedignità. Il no