DI QUI SONO NATE LE LANTERNE ROSSE

DI QUI SONO NATE LE LANTERNE ROSSE Intervista esclusiva con Su Tong DI QUI SONO NATE LE LANTERNE ROSSE ~tm "W NANCHINO [■E IENTE politica, per faIVB vore», esordisce Su | iH\ Tong, 29 anni, autore I EB di Mogli e concubine, I VB un'opera molto letta I wft nella Cina di Deng, da J VE cui il regista Zhang YiEE mou ne ha tratto il jl. va film Lanterne Rosse. Nato agli albori della Rivoluzione culturale e cresciuto nel trambusto della negazione del maoismo, Su Tong risponde, o vuole farlo credere, allo stereotipo del giovane nell'era di Deng Xiaoping, con un unico ideale: vivere tranquillamente la vita scelta. Eppure il suo libro, che racconta l'esperienza di una giovane costretta a «vendersi» a un ricco signore, seppur ambientato in un passato difficilmente databile, può essere letto come un atto di accusa nei confronti del Potere attuale... In fondo Songlian, la protagonista, è una studentessa... «E' una mania tutta occidentale quella di cercare significati: io cerco di scrivere e raccontare delle storie». Individualismo, rifiuto della politica, fuga nel passato: possibile che siano queste le carateristiche dei giovani scrittori? «Sa bene - risponde Su Tong - che le parole possono avere più sensi.. L'individualismo? In Cina può essere anche una forma di opposizione, come lo stile: andare alla ricerca di una propria lingua e di un proprio stile vuol dire trovare una via d'uscita dalla lingua dela dittatura del proletariato». Il film Lanterne rosse è stato però proibito in Cina - anche se, più o meno clandestinamente, è stato visto. «E' un bel film, ma non ricalca la mia storia. Nel romanzo le lanterne rosse non c'erano proprio». Ma cosa pensa della censura? Su Tong si fa silenzioso: «Deve capirmi, voglio superare la politica, voglio riuscire a non essere coinvolto». Della repressione del 1989 non vuole parlare, i quasi tre anni pesantissimi di censura successiva per Su Tong sono trascorsi pacificamente, ha continuato a scrivere i suoi romanzi ambientati nella Cina pre-rivoluzionaria. «No, non c'è nessun tentativo di evasione dalla realtà, è solo che quel periodo è più in sintonia con il mio carattere. Mi piace. Non sempre il confronto con l'attualità produce buona letteratura. E poi i rapporti tra gli individui penso che fossero molto più ricchi di sfumature nella vecchia società, come testimonia uno dei nostri classici, Il sogno della camera rossa». Su Tong vive in una vecchia casa di Nanchino, l'antica capitale del Sud, due stanze senza bagno né cucina. Ha una moglie, impiegata in fabbrica, e una bambina di 3 anni, che sta quasi sempre con i nonni materni. Il lavoro alla rivista letteraria «Zhongshan» gli frutta 180 yuan al mese, circa 48 mila lire - uno stipendio discreto per un intel- lettuale della sua età. «Vado in redazione solo alla mattina, al pomeriggio scrivo, per tre-quattro ore». Soddisfatto? «Vivo... e mi basta». Questa idea della propria vita semplice e ordinaria affiora con insistenza; così si conclude la breve autobiografia che ha scrìtto per l'edizione italiana di Mogli e concubine: «La mia umile dimora di Nanchino è in un piccolo edificio, vecchio e cadente. Leggo, scrivo, ricevo ospiti, gioco a mahjong con gli amici, non nutro grandi ambizioni, non ho desideri smodati, non ho avventure amorose. Conduco una vita regolata da principi immu¬ tabili; a uno stato d'animo pacato corrisponde un'esistenza tranquilla, e anche i miei lavori letterari si sono stabilizzati...». Non conosce molto della letteratura occidentale, ma gli piacciono Italo Calvino e i contemporanei ebrei americani, «per l'intelligenza e l'umorismo, per il loro stile discreto». Non è mai stato all'estero, ci vorrebbe andare e se la famiglia potesse seguirlo «anche per sempre». Per secoli i mandarini hanno monopolizzato l'erudizione soffocando la cultura, per decenni gli intellettuali riformisti del Novecento hanno cercato di rompe¬ re la Grande Muraglia che li separa dal resto del mondo e che, secondo alcuni, ha costretto la Cina ad essere ancora oggi un Paese «feudale». Scrittori, filosofi, scienziati - la nona categorìa di «puzzolenti della Rivoluzione culturale» - sono stati vituperati, maltrattati, portati al suicidio, ma Su Tong si sente «libero di esprimere quello che voglio». Lo ignorano, «forse perché non scrìvo di politica». E di politica non gli piace neanche leggere. «La rivoluzione culturale ha solo sfiorato la nostra famiglia, mio padre è un operaio e mia madre un'impiegata, gente co- mime, non ho tragedie da raccontare, come gli scrittori della generazione precedente la mia»; ha fatto il Magistero a Pechino e ha cominciato a scrìvere nel 1983, <da letteratura mi ha tolto dalla strada costrìngendo la mia vita a una disciplina». Non ha messaggi, ma attraverso la sua opera vorrebbe comunicare la sua visione del mondo. I suoi romanzi sono quasi tutti ambientati in una Cina che non c'è più, «ripeto, la nostalgia, l'evasione, non c'entrano, è solo una questione di temperamento». «Non ho mai avuto crìtiche negative... ma neanche positive. Al mio editore piacciono i miei romanzi e ai lettori ancora di più, per Mogli e concubine ho ricevuto oltre cento lettere, dicevano che piaceva l'atmosfera, la storia». Dice di non essere geloso del successo dei suoi colleghi e gli piacciono, pur sentendoli molto diversi, Acheng, Mo Yan, Ge Fei. «Sono stati segnati da esperienze che non ho conosciuto, ero appena un bambino quando loro partivano per le campagne di rieducazione». Ci sono scrittori, come Su Xiaokang l'autore di Heshang, il telefilm durissimo sulla cultura tradizionale cinese vista come l'ostacolo che ha condannato la Cina all'arretratezza di oggi, che sono stati costretti ad abbandonare il loro Paese: «Non guardo mai la televisione», risponde Su Tong imperturbabile. Heshang, per quanto discutibile, ha avuto un successo di pubblico inusitato, milioni di giovani hanno scritto lettere di elogi, non è qualcosa che si possa ignorare. Ma è esattamente quello che vuole fare Su Tong: «Cultura tradizionale o occidentale? E' un falso dilemma, non è questione che mi preoccupi. Quelli che sono pieni di queste idee, di queste opposizioni, non sono scrittori, sono dei politici. In fondo, non ci sono grossi problemi per gli intellettuali in Cina. Basta trovare il proprio spazio». Barbara Alighiero Pubblichiamo un'intervista con lo scrittore cinese Su Tong e, in anteprima, un brano dell'autobiografia dal volume Mogli e concubine che l'editore Theoria presenta domani al Salone del Libro di Torino (Stand n° 150). Gong Li in una scena delfilm «lxintcrne rosse»; sotto, lo scrittore Su Tong