Alto Adige, accordo storico E la Svp dà il suo assenso di Giuliano Marchesini

Alto Adige, accordo storico E la Svp dà il suo assenso Dopo 32 anni chiusa la vertenza per l'autodeterminazione, manca solo il sì dell'Austria Alto Adige, accordo storico E la Svp dà il suo assenso MERANO DAL NOSTRO INVIATO L'Alto Adige non è più una questione, una controversia, un malessere. Il congresso straordinario della Suedtiroler Volkspartei ha approvato ieri a larghissima maggioranza la chiusura della vertenza: 1.393 «sì» (82,86 per cento), 265 «no» (15,7percento), 21 schede bianche e 2 nulle. Entro l'I 1 giugno l'Austria dovrà rilasciare la cosiddetta «quietanza liberatoria». Silvius Magnago dice: «Si chiude un periodo storico. E se l'atteggiamento italiano si è modificato negli ultimi tempi lo si deve al presidente del Consiglio Andreotti». Si chiudono dunque quasi 32 anni di vertenza, aperta nell'ottobre del '60, quando fu approvata una risoluzione dell'Onu su iniziativa del ministro degli Esteri austriaco, Bruno Kreisky, per l'inizio delle trattative. In mezzo, la popolazione sudtirolese, incerta sul suo futuro, timorosa di un'assimilazione da parte italiana, schierata in difesa della «Heimat», della Patria. A monte, tutte le inquietudini portate dalla questione sudtirolese, dall'accordo di Parigi del '46 alla manifestazione del '57 a Castel Firmiano: 35 mila sudtirolesi radunati dall'uomo emergente della Sùdtiroler Volkspartei. E quel grido, «Los von Trient», «Via da Trento», esasperata rivendicazione di un separatismo fondato sulla diffidenza. Poi le stagioni delle bombe, delle cariche di tritolo ai tralicci dell'alta tensione, delle «notti dei fuochi», degli agguati. Il terrorismo altoatesino degli Anni '60, con i Georg Klotz e i Luis Amplatz. E con l'ombra di un intervento di servizi segreti deviati del nostro Paese. Un'altra stagione, per il Sud Tirolo, con l'entrata in vigore del secondo statuto di autonomia per la provincia di Bolzano, nel '72, ma con molti problemi da risolvere. E l'opera di Silvius Magnago, il presidente della Svp, l'uomo del «Los von Trient». Quello che hanno sempre chiamato «il padre dei sudtirolesi». Dall'intransigenza al realismo politico, a una diplomazia fatta d'impennate e insieme di disponibilità al dialogo. Lo scorso anno il grande vecchio ha lasciato la presidenza del partito, passando la mano a Roland Riz, personaggio di grande prestigio, e suo «delfino». Così Riz, insieme con Luis Durnwalder, presidente della Provincia, è stato il protagonista del nuovo corso. Nella sala del Kursaal, per questo decisivo congresso straordinario, c'è anche Magnago, ora presidente onorario della Svp. Ha qualcosa da dichiarare: «Io dico sì alla chiusura, seppure senza entusiasmo. Dico sì perché sono convinto che nei prossimi anni per noi non ci sarà nulla da guadagnare. Se non chiudiamo, non ci sarà nessun ancoraggio internazionale, e do¬ vremo continuare a lamentarci. Ci troveremo davanti al nulla». Il discorso sulla conclusione della vertenza lo porta avanti Roland Riz, il quale traccia le linee della risoluzione che i delegati sono chiamati a votare. Il congresso constata che il «pacchetto» e le misure della sua attuazione sono stati formalmente consegnati, da parte dell'Italia, il 22 aprile scorso all'Austria. «In base alla nota si è inteso realizzare il più ampio soddisfacimento dell'autonomia e delle finalità di tutela della minoranza di lingua tedesca, indicate nell'accordo di Parigi, nel quale è tra l'altro prevista la concessione dell'esercizio di un potere legislativo ed esecutivo autonomo». Ed ecco, infine, l'assenso dei sudtirolesi: «Adempiuta tale richiesta, la vertenza aperta davanti alle Nazioni Unite può essere chiusa». Emerge più volte, in questo congresso, la preoccupazione della popolazione altoatesina di lingua tedesca di garantirsi un «ancoraggio internazionale», quindi il ricorso alla Corte dell'Aia, nel caso di violazione da parte italiana delle norme dello statuto. E la Svp resta appoggiata all'Austria, alla quale chiede di «assolvere anche in futuro agli impegni derivanti dall'accordo di Parigi». C'è, fra i sudtirolesi, anche la speranza che si dia un colpo di spugna alle stagioni del terrorismo in Alto Adige: «I diritti degli ex detenuti politici devono essere completamente ripristinati, e vanno eli¬ minate tutte le pendenze ancora esistenti». Fuori di qui, la parte del Sud Tirolo che contesta la chiusura, che parla di «svendita» della Heimat e resta con il pensiero all'autodeterminazione: è l'ala dura del gruppo di lingua tedesca, sono la Eva Klotz e gli Schuetzen, eredi della tradizione dei cappelli piumati e delle braghe di cuoio. Ma il congresso va per la sua strada. Un «profondo ringraziamento» all'Austria e il riconoscimento al governo italiano «per la sua comprensione nei confronti delle richieste del Sud Tirolo». Ed è finita. I sudtirolesi non hanno da esigere se non il pieno rispetto di quello che hanno ottenuto. Giuliano Marchesini Il presidente della Suedtiroler Volkspartei, Riz, saluta il predecessore Magnago