L'Usl fa tacere 20 radio e 6 tv di Beppe Minello
L'Usl fa tacere 20 radio e 6 tv Spenti i ripetitori a Pecetto L'Usl fa tacere 20 radio e 6 tv Ambienti di lavoro insicuri Ce anche Telesu (Curia) Fine delle trasmissioni. Da ieri pomeriggio sono state cancellate dall'etere torinese una ventina di radio e una decina di televisioni, tra cui Telesubalpina (la tv della Curia), Quartarete, Rete A e Videomusic e radio Radicale, Italia 1, Latte & Miele, One O One network, Veronica, Universal, Maria. I 18 contatori dell'Enel che alimentavano i trasmettitori montati sui tralicci di strada della Vetta 46, dietro il ristorante «Rendez-vous», sono stati sigillati dai tecnici dell'Usi di Pecetto, della sezione impiantistica del laboratorio di sanità pubblica di Torino e da quelli del Circolo costruzioni, emanazione piemontese del ministero Poste e telecomunicazioni. Le radio e le tv più danneggiate sono quelle che avevano nel ripetitore di strada delle Vette l'unico o il' primo della catena di ripetitori utilizzati per coprire tutta la città o la regione, come Telesubalpina e Quartarete. Motivo del sequestro è la violazione delle norme di sicurezza, sia antincendio, sia antinfortunistiche. Al magistrato la decisione se dissequestrare o meno gli impianti. Una decisione difficile: da un lato, ogni giorno di oscuramento provocherà danni di decine di milioni a radio e tv colpite dal sequestro, dall'altro la mole di violazioni è così imponente che è quasi impossibile sanarle in quattro e quattr'otto. Anche un profano entrando in quelle che, una volta, dovevano essere le cantine del «Rendezvous» si può rendere conto del pericolo rappresentato da centinaia di cavi elettrici che, da una parete ricoperta di contatori, si dipartono in ogni direzione e, attraverso buchi nei muri, collegamenti volanti, trincee a cielo aperto, raggiungono i tralicci ricoperti di antenne. Il tutto in un caldo soffocante generato da decine di apparecchiature elettroniche. «Se scoppia un incendio, qui è un disastro», commentano i tecnici. Come si sia potuti giungere a questa situazione è un esempio chiaro del caos che, da sempre, governa il mondo dell'etere. Un caos che dovrebbe sparire quando il ministero si deciderà a concede- re le frequenze, stabilendo chi dovrà cessare l'attività e chi potrà continuarla. Una situazione alla quale si è giunti anche perché chi doveva intervenire non l'ha mai fatto. Le postazioni, ad esempio, hanno la licenza edilizia? Perché i tecnici dell'Enel non si sono mai accorti delle irregolarità? I proprietari del «Rendezvous» e del terreno su cui sorgono i tralicci ieri erano tra gli accusatori. «Non sono più padroni in casa loro» spiegava il loro legale, Maria Barbetta. Ma il proprietario di una radio accorso al Colle della Maddalena appena è sparito il segnale della sua emittente urlava: «Ma l'affitto fino al mese scorso l'hanno ben preso. Io da solo pago mezzo milione al mese. Spero che adesso finisca anche la tirannia di quei 3-4 tecnici che, da sempre, fanno il bello e cattivo tempo con tutte le radio e che hanno non poche responsabilità in questo pasticcio». «Se la situazione è a questo punto - aggiunge Vittorio Di Giorgio, altro titolare di radio - è perché i proprietari del terreno, per paura di vederselo espropriare, come lascia intendere la legge Mammì, ci hanno sempre impedito di fare lavori per migliorare la sicurezza». Beppe Minello Le antenne radio-tv «oscurate» ieri alle Maddalene
Persone citate: Curia, Mammì, Maria Barbetta, Miele, Vittorio Di Giorgio
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