Il Kgb avvisò Mattei: ti uccideranno di Enrico Mattei

Il Kgb avvisò Mattei: ti uccideranno Rivelazioni dell'ex agente segreto e corrispondente da Roma delle «Izvestija» Il Kgb avvisò Mattei: ti uccideranno «Le Sette sorelle ordinarono alla mafia di eliminarlo Ma lui disse: la mia guardia del corpo mi proteggerà» I MISTERI DELL'EX URSS MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Fu il Kgb a fare arrivare nelle mani di Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi, allora brillanti e giovani giornalisti, inventori de «l'Espresso», i materiali che fecero scoppiare lo scandalo del Sifar, in quel lontano 1964, in cui a Roma il generale De Lorenzo complottava contro la Repubblica muovendo i carri armati dei Carabinieri? E non basta. A quanto pare il Kgb seppe, con due settimane d'anticipo, che Enrico Mattei, creatore dell'Ente Nazionale Idrocarburi, stava per essere ammazzato da un complotto le cui fila erano tirate dalle potenti «Sette Sorelle» del petrolio internazionale. Lo ha raccontato ieri sera alla tv russa l'allora corrispondente delle «Izvestija» a Roma, Leonid Kolosov. Il quale, come ora emerge, era anche - anzi soprattutto un agente dello spionaggio sovietico. Non c'è tregua nel fiume di rivelazioni, documenti, storie che escono da innumerevoli archivi, memorie, taccuini di questo Paese, che forse non fu il «regno del male», come lo vedeva Ronald Reagan, ma che fu certo il «regno del mistero». Dal vaso di Pandora erompono i segreti dell'Urss e, insieme, anche i nostri. Sapevano di noi più cose di quanto non immaginassimo e perfino di quanto noi stessi non sapessimo. Comunque Kolosov ha la memoria buona. Come giornalista era bene introdotto a Roma. La storia del Sifar venne fuori - racconta - da un colloquio con il giornalista siciliano Mauro De Mau- ro, poi sparito misteriosamente e mai più ritrovato. «Mi disse che era su una pista importante, che conduceva a preparativi di un colpo di Stato». Kolosov ricorda bene l'episodio perché dice - De Mauro era uno su cui il Kgb aveva messo gli occhi per farne un proprio agente. La cosa non riuscì, ma 1 informazione involontaria fu tenuta nel giusto conto. Lo spionaggio sovietico cominciò una propria indagine e giunse alla conclusione che, davvero, il golpe incombeva. Non solo: «Identifi¬ cammo nel Sifar il centro del complotto e venimmo a sapere che la Cia era molto impegnata nella faccenda». Mosca decide allora di non restare con le mani in mano e cerca il canale per far filtrare la rivelazione. Kolosov non lo rivela, perché «è ancora vivo». Fu questo personaggio, sicuramente italiano, che resta misterioso, a far pervenire in mano a Eugenio Scalfari e a Lino Jannuzzi i documenti che avrebbero in seguito portato all'incriminazione di De Loren¬ zo e allo scandalo che sconvolse l'Italia. Naturalmente questa è la versione dell'ex agente Kolosov, un tranquillo signore di cui l'allora direttore delle «Izvestija» e genero di Krusciov, Aleksei Agiubei, non dice che bene (come giornalista, naturalmente, perché che fosse un agente dello spionaggio pare non lo sapesse neppure lui). Ma Leonid Kolosov - elle considera l'Italia la sua «seconda patria», e che pensa di avere fatto solo il suo dovere, e nulla di male, «nulla di cui io possa ver- gognarmi oggi», contro «un Paese che amo e ammiro» - ha in serbo anche l'altra storia, quella di Mattei. «Ero suo amico - continua - e a Mosca lo stimavamo come un uomo di valore. Sapevamo che era in pericolo». L'informazione giunse allo spionaggio sovietico da una fonte della mafia. E il Kgb si mise in moto per scoprirne di più, usando tutti i canali di cui disponeva. La conclusione fu, anche in quel caso, molto precisa. «La mafia aveva avuto l'incarico di togliere di mezzo Mattei. Scoprimmo anche il nome di battaglia dell'uomo che avrebbe dovuto eseguire l'operazione. Si chiamava "Laurent". Aggiungo prosegue Kolosov - che, in seguito, sapemmo anche chi si nascondeva sotto lo pseudonimo di "Laurent", ma ormai Mattei era morto». In ogni caso da Mosca viene l'ordine di mettere sull'avviso la vittima. Kolosov coglie l'occasione di un party e avverte Mattei delle sue «inquietudini». «Gli dissi che avrebbe dovuto stare molto attento nelle settimane a venire. Che pensavo che la sua vita fosse realmente in pericolo. Lui rispose ridendo. Mi disse: "Guarda che io ho una guardia del corpo molto efficiente. Sono più protetto io dei vostri membri del Politburo. Andiamo a berci un altro Martini"». Kolosov afferma che, in quel momento, il Kgb aveva informazioni inoppugnabili di un prossimo attentato alla vita di Mattei, ma che non potè insistere oltre. «Altrimenti avrei rischiato di scoprirmi come agente ai suoi occhi. Non potevo certo dirgli come avevo avuto quelle informazioni. Dopo due settimane l'aereo di Mattei esplose in volo e, come giornalista, mi toccò, con dolore, di scrivere la notizia della sua morte». Giuliette Chiesa «Abbiamo fornito i documenti per smascherare il golpe De Lorenzo Gli 007 della Cia giocavano un ruolo molto importante» «Sulla pista del colpo di Stato ci aveva messo il giornalista Mauro De Mauro» Enrico Mattei con Luigi Einaudi. Sotto, il giornalista siciliano Mauro De Mauro scomparso nel mistero il generale De Lorenzo. Nella foto grande, una scena del disastro aereo in cui trovò la morte Enrico Mattei