Il Papa torna all'attacco fermate l'aborto
A PAGINA VERTICE SULL'AMBIENTE CHI SONO I TRADITORI DELLA TERRA davvero questi progressi e quanto (poco) sono significati¬ vi. Quella che doveva essere la «Magna Charta» della Terra è stata declassata a «dichiarazione di Rio»: un coacervo di ovvietà belle e impacchettate, con un fiocchetto di banalità sul problema della popolazione, questione centrale dei prossimi anni, che viene liquidato con l'auspicio «di adeguate politiche demografiche». E' un documento che delude le attese ed elude le responsabilità, perché o sfuma i problemi o li rileva senza però offrire soluzioni al di là di impotenti imperativi, «sradicare la povertà», «modificare i meccanismi di produzione», che senza un corredo di impegni non significano nulla. Le convenzioni, una sul clima, l'altra sulla biodiversità, ropei sono stati peggio di Esaù: per un piatto di lenticchie cioè, un ammorbidimento ancora da venire della posizione americana al tavolo dell'Uruguay Round -, si sono venduti la primogenitura della difesa della Terra e si sono «arresi» alle esigenze elettorli dell'Amministrazione Bush ed anche all'intransigenza di alcuni Paesi in via di sviluppo sui temi delle foreste e della biodiversità. Due paraventi, dietro cui nascondere, in qualche caso, le proprie incertezze, nonostante l'azione di stimolo della Commissione di Bruxelles. L'ecodiplomazia mondiale ha mostrato tutti i suoi limiti: pur di avere a Rio il presidente Bush, ha rinunciato ad ottenervi dei risultati; e ha privilegiato la forma sulla sostanza. La festa si farà; ma invece di essere la festa della Terra rischia di rivelarsi la festa alla Terra. Cario Ripa di Meana Commissario europeo per l'ambiente di dollari l'anno, mentre gli Usa strabuzzano gli occhi e i Dodici non accettano di aumentare dallo 0,35 allo 0,70 per cento del Pil le spese effettivamente sostenute per lo sviluppo e l'ambiente. Qui, però, qualcosa potrebbe muoversi, perché il Giappone porterà il suo contributo di 13 miliardi annui e gli altri un gesto sé lo saranno certamente tenuto in serbo. Se questo è il quadro, dove, come dice con sensibilità il ministro italiano Giorgio Ruffolo, «più s'è ricchi, più s'è avari». Rio altro non potrà essere che una parata mediatica, un contenitore di lusso senza contenuti. Mi aspetto di più, a questo punto, dalla «contro-conferenza» dei movimenti ambientalisti di tutto il Mondo, un'operazione verità in alternativa alla turlupinatura ufficiale. Di chi è la colpa? A premere per il nulla sono stati, certo, gli Stati Uniti, che erano, sono e restano i «grandi inquisitori» del nostro Pianeta. Ma gli eu¬ sono pure sigillate a priori; e sono state entrambe «pugnalate» a morte nei negoziati preliminari. La prima si limita a definire «auspicabile» la stabilizzazione delle emissioni di gas nel Duemila sui livelli del 1990, senza citare dati, senza precisare impegni. La seconda, che doveva servire a proteggere il patrimonio genetico e ad evitare manipolazioni, è assolutamente vuota. La convenzione sulle foreste, addirittura, non s'è fatta ed è surrogata da una vaghissima dichiarazione, perché i Paesi del Nord si rifiutano di mettere in discussione, accanto alla vegetazione umida della fascia tropicale quella boreale. Resta l'Agenda 21, l'Agenda ambientale del 210 Secolo, 600 pagine, ma senza un'intesa sui finanziamenti necessari, che l'Onu stima a 125 miliardi
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