Dal confino inquinava le prove

Dal confino inquinava le prove Dal confino inquinava le prove Isolai della Cee usati per la campagna elettorale MILANO. I soldi della Cee usati per le campagne elettorali di alcuni candidati alle elezioni del '90 e del '92. Lo scandalo per i corsi di riqualificazione professionale fantasma, 210 miliardi elargiti dalla Comunità Economica Europea, riporta alla ribalta i metodi di fianziamento di alcuni partiti. In carcere, con un'accusa che occupa mezzo codice penale, sono finiti in sette. Il più famoso è Michele Colucci, il capogruppo socialista alla Regione Lombardia. E' già implicato nello scandalo delle tangenti. Da un mese si trovava al confino a Ruino, in provincia di Pavia, per non inquinare le prove o intimidire i testimoni. Nemmeno il soggiorno obbligato lo ha fermato, secondo il pubblico ministero Fabio De Pasquale che ha disposto gli arresti. Dei 500 testimoni sentiti fino ad oggi per questa inchiesta alcuni, secondo il magistrato, hanno mostrato una reticenza dovuta alle pressioni psicologiche e alle intimidazioni subite. Da qui la decisione di far scattare le manette, operazione affidata alla Guardia di Finanza. L'ultimo a finire in carcere, a notte fonda, è stato Franco Giussani, titolare della Fincomasca, segretario cittadino della de di Cantù. Anche lui entra nella caserma delle Fiamme Gialle di via Fabio Filzi coprendosi il volto. Fotografi e operatori televisivi riprendono tutto. Anche il trasporto di Colucci in carcere a bordo di un'ambulanza per un improvviso malore. Franco Giussani è il titolare dell'azienda che produceva le fatture false per i corsi mai tenuti. Di quei 210 miliardi elargiti dalla Cee Giussani secondo le accuse avrebbe intascato 750 milioni. E' imputato di truffa, peculato aggravato e continuato. Gli altri arrestati, già inter¬ rogati in carcere, sono funzionari regionali e titolari di scuole che hanno ricevuto i finanziamenti: Adriana Barani, Michelangelo De Salvo, Francesco Giudici, Nunzia Mennoia e Antonio Duca. La Procura sta decidendo se contestare anche il reato di associazione a delinquere. Un reato in più da aggiungere al lunghissimo ordine di custodia cautelare, 32 pagine in tutto, dove i trenta episodi contestati si raggruppano in una sfilza di reati: truffa, concussione, peculato, falso materiale, falso ideologico, e abuso in atti d'ufficio. Ma l'inchiesta potrebbe presto riservare altre sorprese, destinate a colpire nuovamente il mondo politico milanese. Fra le 57 persone sotto inchiesta per questo scandalo non ci sono solo i funzionari regionali e i titolari delle aziende, alcune di livello nazionale, che ottennero i finanziamenti della Cee. Sotto inchiesta ci sono anche i componenti della giunta regionale della Lombardia negli anni '88 e '89, allora presieduta dal de Bruno Tabacci. Il giudice De Pasquale ha accertato che la giunta, nella seduta del 23 dicembre '88, approvò una delibera con l'elenco dei corsi destinati ad avere il finanziamento europeo. La lista venne compilata da Michele Colucci in persona, allora assessore alla formazione professionale, senza l'apposito visto della commissione chiamata a controllare i finanziamenti. Una approvazione in bianco che nasconde un semplice errore materiale oppure lo sveltimento illecito delle procedure per ottenere quell'assegno a nove zeri dalla Cee? Il magistrato, in attesa di accertare i fatti, ha inviato a tutti i presenti a quella seduta una informazione di garanzia per falso ideologico. Fabio Polettì Arrestati Colucci (psi) e altri sei per i corsi professionali «fantasma» L'arresto di Michele Colucci capogruppo socialista alla Regione Lombardia e già assessore alla formazione professionale

Luoghi citati: Cantù, Lombardia, Milano, Pavia, Ruino