Tangenti anche sulle unità coronariche di Susanna Marzolla

Tangenti anche sulle unità coronariche Mezzo miliardo per un amministratore de dell'ospedale di Pavia da un funzionario Cogefar Tangenti anche sulle unità coronariche Coinvolto l'assistente di Papi MILANO. C'è anche una tangente tra Milano-tavia. Tangente non nel senso di linea, ma in quello di «bustarella»: appalto a Pavia, pagamento a Milano. Per questa tangente ieri sono state arrestate due persone. O meglio: Luigi Grando, 53 anni, funzionario di Cogefar-Impresit ha seguito la trafila ormai consueta (arresto-interrogatorio-confessione-libertà) ; Giuseppe Girani, 52 anni, de, ex consigliere di amministrazione del Policlinico San Matteo di Pavia, detenuto da due mesi, si è visto recapitare in carcere un nuovo ordine di custodia cautelare. Per entrambi l'accusa è di concorso in corruzione aggravata e continuata. Grando svolge in Cogefar le funzioni di assistente dell'amministratore delegato. Era entrato nell'azienda nel 1965 partendo dalla gavetta. Alla fine della carriera era diventato segretario dell'allora presidente Franco Nobili, poi passato all'Iri. Quando la Cogefar è stata acquisita dall'Impresit (gruppo Fiat) Grando è passato a fare l'assistente dell'amministratore delegato, cioè di Enzo Papi, tuttora detenuto a San Vittore. L'accusa si riferirebbe ad una tangente di 500 milioni, pagata da Grando e incassata da Girani, che era anche segretario amministrativo della de di Pavia. Soldi - secondo l'accusa per due appalti al San Matteo: il primo per il reparto di ostetricia (valore 3 miliardi) vinto dalla Cogefar quando apparteneva ancora al gruppo Romagnoli; il secondo (13 miliardi e mezzo) ottenuto da CogefarImpresit nel '90 per la nuova unità coronarica. Grando, a quanto si è saputo, avrebbe fornito ai magistrati un'«ampia collaborazione», definendosi però un semplice esecutore di ordini. Tanto che lo stesso gip, Italo Ghitti, ha descritto il suo come «un ruolo marginale». Il nome di Grando sarebbe già comparso nell'elenco del sostituto procuratore pavese Calia, quello che aveva fatto arrestare Girani per un'a- naloga storia di tangenti. Oggi Gherardo Colombo si recherà nel carcere di Pavia per interrogare l'esponente de. Assieme a Grando (che in realtà c'è stato solo pochi minuti, il tempo di apporre una firma), ieri hanno lasciato «San Vittore» anche Matteo Carriera e Francesco Scuderi: l'ex presidente e il segretario generale dell'Ipab che, dopo un congruo periodo in cella, hanno poi raccontato per filo e per segno come incassavano e si spartivano le tangenti. Ora sono agli arresti domiciliari. Hanno invece «lasciato» Palazzo di Giustizia quattro scatoloni di carte: caricati su un furgone alle cinque del pomeriggio, con destinazione «Roma, Camera dei deputati». Sono tutti i documenti che accompagnano le richieste di autorizzazione a procedere contro i so¬ cialisti Paolo Pillitteri, Carlo Tognoli e Renato Massari, il pidiessino Gianni Cervetti, il repubblicano Antonio Del Pennino. In quelle carte, a cui i magistrati milanesi hanno intensamente lavorato ancora ieri mattina, ci sono tutti gli elementi d'accusa contro i parlamentari. Tra questi la testimonianza di Sergio Radaelli, che sul famoso «conto svizzero» continua a far discutere. Tognoli e Pillitteri, nuovamente tirati in ballo come presunti beneficiari di versamenti da quel conto, nuovamente hanno smentito. «Mi sento obiettivamente vittima di una ingiustificata e inspiegabile campagna denigratoria - dice Tognoli -. Giorno dopo giorno vengono fatte trapelare notizie su miei coinvolgimenti in operazioni a me sconosciute e su finanzia¬ menti che non ho mai ricevuto». E Pillitteri: «Ribadisco ancora una volta la mia totale estraneità alla vicenda delle cosiddette tangenti. Quanto poi alle ultimissime indiscrezioni su presunti conti svizzeri, smentisco categoricamente». Una smentita, ieri, è arrivata anche dal sostituto Antonio Di Pietro e riguarda la protezione per la sua famiglia. Ha fatto sapere che le notizie sono «esagerate»: tutto sarebbe limitato alla costante presenza di due uomini davanti alla casa; niente scorta per moglie e figli, niente vita blindata. Però al «Giornale di Bergamo oggi», che per primo ha pubblicato una notizia e che ancora ieri aveva un'intervista sull'arjgomento alla moglie del magistrato, di smentite non ne è arrivata nessuna. Susanna Marzolla A fianco: il sostituto procuratore milanese Antonio Di Pietro e il suo collega Gherardo Colombo In basso: l'esponente psi Claudio Bellavita

Luoghi citati: Milano, Pavia, Roma