Strage allo stadio che urla «abbasso Saddam»

Strage allo stadio che urla «abbasso Saddam» Nella città roccaforte sciita giocava la squadra di calcio presieduta dal figlio del dittatore Strage allo stadio che urla «abbasso Saddam» In campo Bassora-Baghdad, la polizia spara sulla folla, 3 morti BAGHDAD. Tre morti e 25 feriti sono il bilancio della repressione messa in atto l'altra sera dai militari iracheni intervenuti durante una partita di calcio tra una squadra di Baghdad e una della città di Bassora, trasformatasi in una manifestazione antiregime. I militari sono intervenuti con le armi quando alcuni giocatori della rappresentanza di Bassora (teatro alla fine del Golfo della rivolta sciita nel Sud del Paese contro Saddam Hussein, repressa nel sangue dalla Guardia repubblicana) hanno cominciato a scandire slogan contro il dittatore iracheno. Il Consiglio supremo della rivoluzione islamica, il partito di opposizione al regime di Baghdad, in un comunicato ha sottolineato che l'intervento dei militari è stato particolarmente violento perché il presidente della squadra di Baghdad è il figlio maggiore del dittatore iracheno. Le sanzioni economiche dell'Onu e il rifiuto di Baghdad di concordare una vendita straordinaria di 1,6 miliardi di dollari di greggio per procurarsi parte della valuta necessaria, stanno intanto privando di medicinali l'Iraq. Il vice ministro della Sanità, Sahwki Sabri, ha denunciato ieri che «le sanzioni e l'aggressione americana e alleata hanno determinato una situazione tragica, aggravata anche dalla distruzione delle infrastrutture del Paese, tale da riaprire le porte a malattie quasi debellate prima dell'agosto 1990. E' riapparso il colera - ha continuato Sabri -, dilagano febbri tifoidee, epatiti e massicci fenomeni di denutrizione nell'infanzia. Credo che nessun iracheno si sia salvato da un attacco gastroenterico e i prossimi sei mesi di calura ci preoccupano». I programmi iracheni di vaccinazione popolare erano stati motivo di riconoscimento da parte delle organizzazioni mondiali, aggiunge il vice ministro. «Fra la popolazione sotto i cinque anni, nell'anno precedente la crisi, si registrarono 30.120 morti: dal 2 agosto '90 all'aprile '92 si è passati a 86.860 decessi infantili, con un 70 per cento di bambini al di sotto dei 12 mesi». A Baghdad grandi e moderni ospedali provvedono come possono alla domanda sanitaria, mentre d'altra parte c'è chi può permettersi di curarsi in clinica grazie a particolari disponibilità finanziarie. Negli ospedali popolari però si muore. L'Onu ha imposto un embargo all'Iraq per indurlo prima a lasciare il Kuwait e poi a liquidare il suo arsenale bellico nucleare, chimico e biologico. Ma ha concesso a Baghdad di vendere petrolio all'estero per 1,6 miliardi di dollari da destinare all'acquisto di medicinali, ma anche al pagamento dei danni di guerra. Saddam ha rifiutato: «E' una condizione umiliante che l'Iraq non può accettare», spiegano fonti ufficiose a Baghdad. «Chiediamo che sia riconosciuto il nostro diritto a usare i nostri fondi congelati all'estero per acquistare medicinali e materiale sanitario», incalza I Sabri. [Agi-Efe-Ansa]

Persone citate: Sabri, Saddam Hussein