«Di Pisa l'anti Falcone» di A. R.

«Di Pisa l'anti Falcone» «Di Pisa l'anti Falcone» La sentenza sul Corvo di Palermo «Voleva bloccare la sua carriera» CALTANISETTA. Dopo la condanna a un anno e mezzo per calunnia aggravata nei confronti di Falcone e di altri giudici, accusati dal «corvo» di avere «gestito» il rientro in Italia in segreto di Contorno, le motivazioni della sentenza confermano l'esistenza di un dissidio tra il giudice condannato, Alberto Di Pisa, e Falcone. Il tribunale di Caltanissetta osserva che Di Pisa non faceva mistero di essere TantiFalcone, ne riteneva la nomina a procuratore un rischio per lui. «La denuncia anonima scrivono i giudici - mirava a scongiurare quest'eventualità». Quindi, secondo il tribunale, le lettere anonime furono inviate per bloccare la nomina. Nelle motivazioni si rileva che l'imputato e i suoi colleghi hanno cercato di far apparire come ricomponibile il dissidio, come se fosse una consueta diversità di vedute. «Ma la valutazione delle deposizioni - precisano i giudici - consente di comprendere come in realtà il dissidio abbia motivazioni molto più profonde e non sia ricomponibile. Nel pool antimafia si sono scontrate due diverse concezioni ideologiche che investono il modo di intendere la funzione del magistrato». I giudici osservano che «Di Pisa in particolare dissentiva da quelle forme di famigliarità che i colleghi instauravano con i collaboratori della giustizia, riteneva che non competesse al giudice occuparsi della loro protezione, non giustificava che ai pentiti fosse riservato un trattamento "differenziato" rispetto a altri imputati. Si poneva con loro in termini di intransigenza e distacco in ossequio ai principi di imparzialità cui, a suo giudizio, doveva sempre essere ispirata la funzione del magistrato». E il tribunale sottolinea che l'atteggiamento «presumibilmente determinava chiusura e rifiuto dei pentiti nei suoi confronti». [a. r.]

Persone citate: Alberto Di Pisa, Contorno, Di Pisa

Luoghi citati: Falcone, Italia