Il piccolo manuale che piaceva tanto al sarto

Il piccolo manuale che piaceva tanto al sarto In mostra a Prato l'intera collezione Hoepli per festeggiare quasi un secolo di invenzioni Il piccolo manuale che piaceva tanto al sarto Le tasche delle giacche erano disegnate sulle sue dimensioni w ti PRATO 11 UOLE la leggenda che, a ■l fine Ottocento, le tasche 1 esterne di molte giacche _LJ maschili misurassero 11 centimetri per 16, in modo da poter contenere agevolmente un manuale Hoepli (cm 10 x 15). La cosa oggi può far sorridere, specie se si pensa che il famoso Manuale dell'ingegnere di Giuseppe Colombo non solo è passato dalle 260 pagine originarie (1877) alle attuali 4656 (82a edizione del 1990), ma ha dovuto essere suddiviso in tre tomi di formato tale da mettere in crisi tutti i sarti del Regno e della Repubblica (cm 15 x 21). Le leggende nascono di solito da eventi concreti e l'evento, nella fattispecie, è stato lo straordinario successo dei Manuali Hoepli, specialmente a cavallo fra Otto e Novecento, nonostante il disinteresse ostentato o la colpevole disattenzione della cosiddetta cultura ufficiale, di ispirazione idealistico-crociana e anche marxista. Fino ad oggi la casa editrice Ulrico Hoepli non aveva mai rivendicato i propri meriti nel campo della divulgazione tecnico-scientifica (o della divulgazione «tout court», perché il 35 per cento dei Manuali è dedicato alle cosiddette scienze sociali, del linguaggio e delle belle arti): vuoi perché presa dagli impegni della quotidianità; vuoi perché un bombardamento a Milano, il 24 ottobre 1942, ave: va praticamente distrutto i suoi archivi: vuoi perché il settore dei Manuali, asse portante sino alla prima guerra mondiale, rappresenta attualmente soltanto il 10 per cento circa del giro d'affari complessivo. Tutto ciò non ha però scoraggiato un tenace pubblicista e bibliofilo di Prato, Alessandro Assirelli, il quale con pazienti ricerche è riuscito a mettere assieme l'intera produzione dei Manuali (1767 prime edizioni) e ad organizzare, con il sostegno del Comune di Prato, una mostra che si è aperta ieri nella neo-provincia toscana, a Palazzo Pretorio. Un secolo di Manuali Hoepli 1875-1971 si chiama l'agile volumetto che Assirelli ha messo a punto per l'occasione e che, oltre ad una prefazione di Giovanni Spadolini e ad un'introduzione del linguista Tullio De Mauro, contiene l'elenco completo (per autori, per argomenti e cronologico) dei testi pubblicati in quasi un secolo (e anche di quelli semplicemente programmati, ma mai apparsi). Un lavoro da certosino, che servirà di base per una mostra più ampia, su tutta la produzione libraria della Hoepli in programma l'anno prossimo a Milano, presso la Biblioteca Braidense. Lo svizzero Ulrico Hoepli, fondatore della casa, era approdato a Milano nel 1870, dopo un apprendistato nei principali centri librari tedeschi e austroungarici (era nato nel 1847). Il 1° gennaio dell'anno successivo iniziava l'attività di libraio, stabilendo presto contatti con molte istituzioni milanesi e non, e divenendo fornitore di Casa Savoia (per molti anni i suoi libri si fregeranno del titolo di «Editore-libraio della Real Casa»). In una Milano piena di fermenti, alle soglie di un vigoroso sviluppo industriale, con un Politecnico di fresca costituzione (ad opera del citato Colombo), il giovane Hoepli mette in cantie¬ re la nuova collana. E chiama ad inaugurarla, nel 1875, Roberto Lepetit, padre dell'omonimo chimico svizzero fondatore della nota azienda farmaceutica. Il suo Manuale del tintore - prima tiratura 500 o 1000 copie - conosce quattro edizioni. Da allora è un proliferare di testi, tradotti e originali, che accompagnano lo sviluppo economico del Paese, contribuiscono ad istruire i dirigenti delle imprese, fanno ammettere nel «salotto buono» della cultura accademica, scrive De Mauro, «le disprezzate, ma invero nobili tecniche e tecnologie di serie C». E, da bravo linguista, De Mauro dà la prova lessicografica dell'influenza e della penetrazione dei Manuali. Ecco alcuni esempi sorprendenti di prima attestazione (o comunque di stabilizzazione nell'uso): «automobilista» (1899, Manuale della.); «diesel» (1912, Motori d.); «formaggio grana» (senza «di»: 1934, Ilf.g.); «telepatia» e «macchina fotografica» (1895, Piccola Enciclopedia H.); «fotocopia» (1917, id.); «radiocomunicazione» (1924, Le r.); e via dicendo. Così, anche attraverso questa via, i tanto negletti Manuali si sono conquistati un degno posto nella storia della nostra cultura. Come dimostra pure il fatto che sempre più di frequente i cataloghi dei librai antiquari dedicano una sezione apposita ai Manuali Hoepli, mentre i prezzi ovviamente lievitano (si va dalle 30-40.000 alle 200.000 lire e più). «Il più raro - mi rivela Assirelli, che possiede oltre 500 "pezzi" - è forse lo Zucca, Acrobatica e atletica, del 1902, che mi risulta sia ancora adoperato in qualche circo. E' poi difficilissimo trovare il Manuale di polizia giudiziaria del Tomellini (1912), anch'esso tuttora consultato nei commissariati, e il Mattei, Dizionario volapiik-italiano e italiano-volapiik, due volumi del 1890. Il "volapiik" era una lingua tipo esperanto, che ha avuto un certo seguito a Parigi, verso la fine del secolo scorso». Assirelli mi conferma invece la facile reperibilità del mio più recente acquisto, Legnami indigeni ed esotici del Fogli (1925, 2 ed.), costato 45.000 lire. Ma sento in lui un fremito d'invidia quando gli dico che sulla «seconda di copertina» fa bella mostra di sé l'ex libris della Regina Elena: «Touché»! Sandro Garbi Ulrico lo svizzero da apprendista ad editore della RealCasa Ulrico Hoepli, fondatore della casa editrice, con il nipote Carlo nel 1930

Luoghi citati: Comune Di Prato, Milano, Parigi, Prato