«Un Cessna? Ma no, sono uccelli»

«Un Cessna? Ma no, sono uccelli» «Un Cessna? Ma no, sono uccelli» Caso Rust, gli incredibili dialoghi tra i militari MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Ere una tiepida sera di maggio di 5 anni fa. Mathias Rust scese lentamente, come uno sparviero vendicatore, sulla Piazza Rossa, che da allora il volgo sarcastico battezzò «Sheremetievo-3», aeroporto internazionale. La prima vittima della vendetta (di Gorbaciov) fu il maresciallo Sokolov, allora ministro della Difesa. Adesso la Pravda, sempre più tetra e pessimista, sempre più specializzata nella raccolta del fango che fu, pubblica i documenti inediti dell'inchiesta che portò in galera il giovane pilota del Cessna e in pensione molti ufficiali della difesa antiaerea. Si scopre che Rust l'avevano «visto» sugli schermi radar, alle ore 14,29, appena entrato nello spazio aereo sovietico. Davanti allo schermo c'era il soldato A. Dilmagombetov. L'altro soldato di turno, K. Inogamov, misura l'altezza dell'Ufo: 600 metri. Informano il capitano L. Osipov, che ordina l'allarme. Al segnale di riconoscimento (Ja.S.S., cioè «sono dei vostri), l'oggetto misterioso non risponde. Informano il tenente colonnello I. Karpets. E qui si ferma tutto. Per lunghi, 16 minuti, tutti i protagonisti non sanno che fare. Informiamo le istanze superiori? Non le informiamo? Chissà che diavolo di cosa è. Magari uno stormo di uccelli. Finisce che ci facciamo la figura dei fessi. S'alza un caccia. Il pilota, tenente A. Puchnin, riferisce: «E' proprio una aereo». Il colonnello Skorokhod, da tena, chiede precisazione: «Ma ha le ali?». «Un aereo con le ali, di sicuro un aereo». «Ma non è un deltaplano?» «Nossignore, è proprio un aereo». Ok, fanno scendere il tenente Puchnin, ma nel frattempo succede l'imprevisto. Mathias incrocia una mongolfiera e, sul radar, non si capisce più niente. Ora seguono la mongolfiera e perdono l'aereo con le ah. La scena si sposta nel distretto della contraerea di Mosca. Alle 17,47 si svolge il dialogo seguente tra il tenente-generale Jury Brazhnikov, il general-colonnello V. Resnicenko, e i generalmaggiori Gusov, Gvozdenko: Resnicenko: «Mandiamo un elicottero?». 1 Brazhnikov: «Ce l'abbiamo, ma disarmato. E poi, ha senso? Quanto tempo ci vuole?». Resnicenko: «120 minuti». Gvozdenko: «Ho paura che siano uccelli, piccoli uccelli». Resnicenko: «Ma no, i piloti l'hanno visto, l'aereo». Gvozdenko: «Ma cosa vuoi che abbiano visto 'sti piloti. Te l'immagini? Se fosse davvero un aereo... ci farebbero una testa così, a tutti. Ci direbbero: l'hai visto? Allora cercalo». Brazhnikov: «Secondo me è un fenomeno meteoritico... Oppure uccelli. Comunque bisogna decidere e riferire». Gusov: «Io non riferisco niente. E poi i leningradcsi hanno detto che erano uccelli». Brazhnikov: «Ecco, vede, e lei dice che è un fenomeno meteoritico. Figuriamoci, con questo tempo, come si fa a vedere un fenomeno del genere». Gusov: «Qui bisogna accogliere la decisione dei leningradcsi. (Ironicamente, ndr) Bisogna essere solidali con loro». Sul nastro magnetico si sentono le risate dei presenti nella sala comando. Hanno conservato il senso dell'umorismo. Alle 19 in punto Mathias Rust atterrò sulla Piazza Rossa. Se fosse stato un attacco aereo il Cremlino sarebbe stato un ammasso di macerie prima che gli ufficiali si ricordassero che in primavera gli uccelli vanno a Nord, mentre quello andava in direzione opposta. Giuliette Chiesa

Luoghi citati: Mosca