Nella dc accuse a De Mita di Augusto Minzolini

Nella dc accuse a De Mita Nella dc accuse a De Mita «Non vuole convocare il Consiglio per Velezione del segretario» ROMA. Vito Riggio, uno dei ribelli de che appoggia la candidatura di Mino Martinazzoli alla segreteria, lo dice apertamente: «Ciriaco De Mita sta facendo un golpe, non può permettersi di non convocare il consiglio nazionale dopo le dimissioni di Forlani. Con quale legittimazione i superstiti della delegazione del partito andranno a confrontarsi con gli altri partiti per formare il nuovo governo? Nessuno nella de si sentirà vincolato dagli impegni che sottoscriveranno». Un altro dei fans di Martinazzoli, Carlo Fracanzani, lancia le stesse accuse con un tono più diplomatico: «Qui si pone un problema di legalità statutaria». E non sono solo gli insorti a gridare al «putsch»: Alfredo Vito, il fedelissimo di Antonio Gava che nelle ultime elezioni ha fatto il pieno di preferenze a Napoli, parla di «follia» e come lui la pensano capi e seguaci di forlaniani, dorotei e andreottiani. Questi ultimi, annuncia Vito Bonsignore, sono decisi a raccogliere le firme per chiedere le dimissioni della direzione se De Mita non convocherà al più presto il parlamentino de. Diavolo di un De Mita, per i suoi avversari il presidente della de ha in testa un piano ben preciso: ha capito che difficilmente i nuovi accordi che saranno presi per eleggere il successore di Forlani gh consentiranno di mantenere la presidenza della de e lui, come se niente fosse (complici anche le elezioni per Napoli della settimana prossima), punta a guadagnare tempo, condurre in porto la crisi di governo, magari condizionando anche la scelta dei ministri de e, solo allora, convocherà il Cn per eleggere il nuovo segretario. Ma è davvero così? De Mita si difende dicendo che «sono gli altri che non gli chiedono di convocare il Cn perché prima vogliono trovare un'intesa». E in questo continuo «scaricabarile» la situazione nella de sta diventando quanto meno surreale. Ieri, ad esempio, a Piazza del Gesù De Mita e Forlani hanno messo in scena la commedia degli equivoci. Il presidente de ha lasciato piazza del Gesù cucendo: «La data del Consiglio nazionale si concorda con il segretario...». Un attimo dopo Forlani ha esposto la tesi opposta: «Credo che il Cn si debba fare, credo che si farà la prossima settimana. Ma io non c'entro niente. Sono un osservatore. Militante, ma osservatore». Per. capirli forse c'è bisogno solo di un pizzico di comprensione. De Mita ha tutti i motivi per guadagnar tempo: se Gava e Martinazzoli, infatti, nella partita che si è aperta si giocano la segreteria, il presidente della de rischia l'emarginazione. Per questo nel pranzo fatto ieri con gh ex-colonnelli della sinistra de, De Mita ha perorato l'ipotesi del «congelamento» delle cariche e della «prorogano» di Forlani. Ed è stato chiaro anche su un altro punto: né Gava, né Martinazzoli sono dei candidati adatti alla segreteria. Con quest'ultimo, poi, è stato particolarmente acido: gh ha rimproverato di essere «candidato a tutto» e di aver lanciato la sua candidatura «senza averne parlato con gh altri esponenti della sinistra de». In serata, naturalmente, c'è stata la replica al fulmicotone di Martinazzoli: «Non parlo di queste miserie, non so chi ha le prove che sono o sono stato candidato a tutto; chi è candidato a tutto significa che non è candidato a niente». Insomma, tra i due siamo ai pesci in faccia. Martinazzoli immagina, o almeno i suoi sostenitori ne sono convinti, che De Mita farà di tutto per sbarrargli la strada, magari tentando di trovare un accordo per la segreteria sul nome di un altro esponente della sinistra (Sergio Mattarella). De Mita, invece, è consapevole che tutti i suoi guai nascono dalla decisione di Martinazzoli di candidarsi: il presidente della de sa benissimo che non può schierarsi nella contesa con Gava perché più di metà corrente non lo seguirebbe e, anche in quel caso, difficilmente potrebbe mantenere il ruolo di presidente del partito (la delegazione de risulterebbe tutta campana); stessa sorte gh toccherebbe con l'avvento di Martinazzoli, perché le altre correnti non accetterebbero un segretario e un presidente entrambi della sinistra de. Per salvarsi, dunque, De Mita ha una sola strada: far finta di niente e aspettare. Una scelta che Andreotti, Gava, Forlani e Martinazzoli difficilmente potranno assecondare. Augusto Minzolini

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