«lo assessore senza portafoglio»

«lo, assessore senza portafoglio» Comune al verde, politici in rivolta: parla Guazzone, responsabile del Lavoro «lo, assessore senza portafoglio» «Il nostro potere di decidere è sempre più ridotto» «Per la gente siamo ladri, ben che vada incompetenti» Classe dirigente o peones della politica? Gli assessori comunali s'interrogano sul loro ruolo, alcuni ammettono: «Che ci stiamo a fare in giunta? Basterebbero un sindaco e qualche funzionario». Chiusa la stagione della spesa facile, gli accresciuti poteri dei tecnici e le ricorrenti leggi speciali (che distribuiscono fondi per opere già decise a Roma) sembrano immiserire il ruolo dell'amministratore. Ma è così? Lo abbiamo chiesto a Gianfranco Guazzone (de), 48 anni, assessore dal 1987 e attuale responsabile del Lavoro. Guazzone, il suo collega Mercurio se ne è andato e non si trova un sostituto. Perché? Perché gli spazi politici continuano a ridursi. Il caso-Mercurio è un segnale, saranno sempre meno i cittadini a spingere per entrare nelle istituzioni. Per farlo oggi o si è incoscienti o si ha la vocazione. Escludo quelli con vocazione poco nobile. Cioè chi vuole far soldi. Appunto. Lei parla di «spazi politici ridotti». Cosa intende dire? Le faccio un esempio. Oggi in giunta parlano soprattutto gli esperti in questioni legali. Il problema è interpretare le norme, evitare i guai. Insomma, mettere il cartello «attenzione, caduta massi» sulla strada. Se poi il masso cade sulla testa di qualcuno possiamo dire di aver fatto il nostro dovere formale. Non quello sostanziale però. Noi dovremmo scegliere, e lo facciamo sempre meno. Perché? Ce lo siamo già detti. Leggi speciali, maggiori poteri ai funzionari, meno quattrini. La mia discrezionalità si esercita sul 10 per cento dei fondi a disposizio¬ ne del Lavoro, gli altri seguono strade già tracciate. Sì, ho una teorica possibilità di indirizzo, ma all'interno di meccanismi burocratici e legislativi che sembrano fatti apposta per limitarla. Eppure la più importante opera degli ultimi anni, lo stadio, è nata grazie a una legge speciale. Di metrò si parla da 30 anni e non si è visto nulla. Ripeto, abbiamo grandi difficoltà a scegliere. Ma in parte è anche dovuta al discorso che facevo prima, cioè alla necessità di coprirsi le spalle. Insomma, non è solo colpa di Roma. Niente affatto. I maggiori responsabili sono a Torino. Chi detiene il potere in questa città investe sempre meno nella politica. Quanti sono gli imprenditori, i professionisti, i commercianti in Sala rossa? Pochi. Si tende a utilizzare chi è stato eletto, a fare pressione su di lui. Così la giunta è sempre meno il luogo delle decisioni, al momento buono le opzioni sono ridotte all'osso. Insomma, ho la sensazione che ci sia una scrematura a monte. Rischiamo di fare i gregari di qualcuno, dimenticando che siamo lì grazie ai cittadini. A proposito di cittadini. Il rapporto tra la gente e gli amministratori è sempre più diffìcile. Naturale, come spiegare che lavori 10-12 ore il giorno senza ottenere granché? Poi arrivano gli scandali e tutti passiamo per ladri, non si fa più distinzione tra buoni e cattivi. Bene che vada ci tacciano di essere incompetenti, perfino gli amici ti chiedono cosa ci stai a fare. A torto? Non sempre. Però si esagera. Le faccio il caso di Matteoli. Preside ad architettura, tecnico di prim'ordine, spesso interpellato dal Comune su problemi complessi. Entra in Consiglio, diventa assessore, si occupa dello stadio. Improvvisamente Matteoli diventa un coglione: guardi che uso questa parola perché è stata scritta su un giornale. Perché mai un professionista onesto, uno da 10-15 milioni il mese, dovrebbe trascurare clienti e carriera e rischiare il linciaggio? Perché lei non se ne va? Passione e frustrazioni ancora si bilanciano. E poi sono soltanto un funzionario regionale. Ho meno da perdere. Giampiero Pavido L'assessore democristiano al Lavoro Gianfranco Guazzone

Persone citate: Giampiero Pavido, Gianfranco Guazzone, Guazzone, Matteoli

Luoghi citati: Roma, Torino