Sesso delle brame, chi è il perverso del reame?

Sesso delle brame, chi è il perverso del reame?E a Roma psicoanalisti a congresso: deviazioni, fruste e travestimenti sul banco degli imputati Sesso delle brame, chi è il perverso del reame? Dall'esibizionista che spalanca l'impermeabile al sado-maso D ALL'ESIBIZIONISTA che spalanca improvvisamente l'impermeabile al cannibale e necrofilo protagonista del «Silenzio degli innocenti»: la perversione sessuale ha un campionario preciso eppure vastissimo di atteggiamenti e di sfumature. E' ossessiva, ripetitiva, sempre uguale a se stessa, dicono sessuologi e psichiatri, ma cinema e letteratura ne traggono materiale infinito per le loro storie. C'è il transessuale omicida di «Vestito per uccidere» di Brian De Palma, ci sono gli omosessuali perversi di «Basic Instinct» e ci sono, in letteratura, Sade e Proust. Come nasce e come si evolve il concetto di perversione sessuale? Perché l'omosessualità, ad esempio, non è più considerata una patologia, ma semplicemente un «diverso orientamento sessuale»? E poi, perversi si nasce o si diventa? Per rispondere a queste domande si sono dati appunta¬ mento a Roma, per il 52° Congresso degli Psicoanalisti di lingua francese dei Paesi romanzi (28-31 maggio), studiosi francesi, italiani, belgi, canadesi, spagnoli, portoghesi e svizzeri. Fu Freud per primo (KrafftEbing appartiene all'epoca prefreudiana) a far uscire l'immagine del perveiso dal «museo degli orrori» in cui esso veniva confinato da preconcetti di ordine psichiatrico, giuridico, etico e religioso. Il padre della psicoanalisi concepì infatti la perversione coma una varietà di comportamenti collegati con le vicende dello sviluppo della sessualità. E' sua l'immagine del bambino «perverso polimorfo», definito così per la varietà delle modalità di appagamento erotico che caratterizza la prima infanzia rispetto all'età adulta. Di conseguenza, la perversione dell'adulto fu considerata come una forma di fissazione, oppure di regressione a scelte oggettuali e a scopi tipici della sessualità infantile. Due in particolare sono le forme di perversione studiate da Freud: lì feticismo e l'omosessualità. Il primo fu considerato una difesa contro la percezione dell'esistenza di un organo castrato (quello femminile) e la sua negazione attraverso la creazione di un sostituto del fallo mancante: il feticcio. L'omosessualità fu intesa da Freud come la sopravvivenza di modalità infantili di appagamento erotico, legate a problematiche edipiche non superate. Sulla scia di queste prime teorie freudiane sono venuti gli studi di Melarne Klein, di Hans Sachs, di Eduard Glover, di Masud Khan, di Janine Chassegnet Smirgel. Pur nella varietà delle interpretazioni tutti questi studiosi, a cominciare dalla stessa Klein, hanno individuato nel rapporto con la madre la radice di alcune perversioni sessuali e hanno riconosciuto nel perverso una componente psicotica molto forte, rovesciando il vecchio aforisma di Freud secondo cui la perversione è il «positivo» della nevrosi. Dunque le fruste, gli apparati sado-masoohistici, i feticci e il travestitismo altro non sarebbero che provvidenziali e relativamente innocue «valvole di sfogo» ad una altrimenti pericolosa tendenza psicotica? Già Freud nel 1911, nel cosiddetto caso clinico del Presidente Schreber, dichiarava di ritenere che l'essere umano fosse di natura bisessuale, ma che un grado eccessivo di omosessualità potesse essere responsabile dello sviluppo della paranoia che a suo avviso era un'organizzazione per la difesa del soggetto di fronte alle intollerabili angosce derivanti dagli aspetti omosessuali della propria personalità. La perversione ha insomma una sua specifica struttura psichica, originata il più delle volte nel quadro familiare o comunque in un contesto relazionale. In altre parole, non si nasce perversi ma lo si diventa in base ad uno sviluppo distorto della personalità e della sessualità. Secondo lo psicoanalista indiano Masud Khan, di cui Bollati Boringhieri ha recentemente pubblicato «Le figure della perversione», un aspetto fondamentale della perversione consiste nel porre un oggetto impersonale tra il proprio desiderio e il proprio complice. Questo oggetto può essere una fantasia stereotipata, uno strumento qualunque o un'illusione pornografica. La conseguenza dolorosa è che, in questo modo, si crea «un'alienazione da se stessi così come dall'oggetto del desiderio». Perché uno dei problemi fondamentali del perverso sta per l'appunto nella sua identità traballante, che cerca continue conferme ricorrendo a strumenti anche estremi e radicali come il travestitismo o il transessualismo. E proprio fenomeni come il travestitismo devono far riflettere sui modelli identificatori che la comunità crea e sulla loro trasformazione nel tempo. Perché la nostra cultura incoraggia, e in che modo, la confusione dell'identità di genere? Fino a che punto un tipo di società favorisce alcuni comportamenti? E" i comportamenti «deviami» relativamente ad una determinata «norma» sessuale potrebbero essere nocivi per la comunità? E che cosa significa nuocere, in questo caso? Lalli Mannarini Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, fece uscire per primo il «perverso» dal museo degli orrori Un severo Marcel Proust. Nella foto grande: un'immagine del marchese de Sade che risale ai primi dell'Ottocento

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