Romiti amarcord sul banco di scuola
Due rinvii a giudizio per la strage Pipitone Avrebbero potuto salvare madre e figlia Due rinvii a giudizio per la strage Pipitone I tecnici Anas calabresi non agirono pur avendo visto il guard-rail rotto REOQIO CALABRIA NOSTRO SERVIZIO I loro corpi furono trovati dopo una settimana in fondo alla scarpata dell'autostrada in Calabria, ma forse Maria e Lorena Pipitone, madre e figlia, 26 e 5 anni, potevano essere salvate. Su questa considerazione - suffragata peraltro dall'esito delle autopsie - poggia il rinvio a giudizio di due capocantonieri dell'Anas di Reggio Calabria, Benito Trunfio, 53 anni, e Vincenzo Crea, 63 anni. Le vicende della famiglia Pipitone furono al centro della cronaca nella settimana dello scorso Natale. Partiti da Cinisello Balsamo (un paese della cintura milanese) a bordo di una vecchia «Ritmo» la mattina del ventun dicembre diretti ad Alcamo (loro città natale), i Pipitone non raggiunsero mai la loro destinazione. A dare l'allarme furono, dopo due giorni, i famigliari preoccupati per quella scomparsa che sembrava poter diventare un giallo sul tipo di quello dei Carretta (la famiglia di Parma tuttora introvabile) e invece si risolse in una semplice e terribile tragedia. Le ricerche, denunziarono poi i fratelli di Leonardo Pipitone, furono blande al punto tale che ci volle la mobilitazione della protezione civile - con tanto di elicotteri dei vigili del fuoco a perlustrare - per giungere alla tragica soluzione della vicenda. I tre cadaveri furono trovati in fondo ad un burrone, sotto il viadotto «Rustico», lungo la carreggiata Sud della Salerno-Reggio Calabria, a pochi chilometri da Villa San Giovanni. L'accusa ipotizzata a carico degli imputati, nella definizione formale, è quella di omicidio colposo. Nella sostanza l'accusa è quella di non avere, per negligenza e superficialità, messo attenzione nel loro lavoro che era poi quello di controllare il tratto di guard-rail tra gli svincoli di Bagnara e Villa San Giovanni. Un lavoro che, secondo i tempi accertati dalla magistratura, doveva occupare solo un'ora e mezza, dalle 7,30 alle 9. Gli orari sono stati fondamentali nelle indagini. Infatti l'autopsia ha accertato che se Leonardo Pipitone è morto sul colpo, nel terrificante impatto, la figlioletta resistette per tre ore alle tremende ferite subite. L'agonia di Maria Dattolo, invece, si concluse dopo dieci ore e la morte sopraggiunse per assideramento. Se è vero che l'incidente, tempi presunti di percorrenza alla mano, accadde tra le 2 e le 5 del 22 dicembre Maria Dattolo era sicuramente viva mentre sono molte le possibilità che lo fosse anche la figlia. Crea e Trunfio, il 22 dicembre mattina, si avvidero del danno prodotto al guard-rail, ma, ai loro superiori, riferirono solo verbalmente di aver visto un'ammaccatura di poco conto che poteva benissimo aspettare la conclusione delle festività di fine anno per essere riparata. Ora i giudici sembrano dell'idea che un intervento sollecito avrebbe potuto salvare almeno due vite, quelle della donna e della figlia che cercarono invano di risalire dalla scarpata mortale. Diego Minuti
Luoghi citati: Alcamo, Calabria, Cinisello Balsamo, Parma, Reggio Calabria, Salerno, Villa San Giovanni
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