Mikhail non è degno di difenderci

Mikhail non è degno di difenderci Il vecchio falco arringa i nostalgici mentre il partito affronta la Corte Costituzionale Mikhail non è degno di difenderci Ligaciov: ha distrutto ilpcus MOSCA DAL NOSTRO INVIATO «Non penso che Gorbaciov sia in condizione di difendere il partito. Del resto non ha alcun diritto di farlo». Egor Ligaciov, ex membro del Politburo e pugnace avversario dell'ex leader sovietico, ha presentato ieri il suo libro, «(L'enigma Gorbaciov», di fronte a una platea di comunisti che - come ha detto uno degli oratori «non hanno gettato la tessera». Ma Ligaciov, che pure non ha risparmiato parole durissime nei confronti dell'uomo che egli stesso aiutò a salire al potere («quando era su posizioni di partito», si difende ora), ha invitato gli ascoltatori a «non semplificare le cose». La crisi del Paese, il collasso dell'Urss, egli li addebita al «mutamento del corso politico della perestrojka, che fu giusto». In ogni caso Ligaciov non ritiene chiusa la partita. E annuncia «altri incontri» dopo questo. «Il Paese si avvia a una catastrofe incalza con il tono irruente) che non ha perduto, mentre un signore di mezza età gli porta un mazzo di fiori tra gli applausi del pubblico - e l'unica via d'uscita è di riportare il Paese sulla via del socialismo e della democrazia, riformare la proprietà sociale, dando preminenza a quella collettiva». E' il suo programma di sempre, la sua idea della perestrojka, quella che Gorbaciov ha «tradito». «Io non sono mai stato una banderuola - aggiunge - ho cambiato idee, ma non principi». Poi torna sulla questione del processo al pcus, stimolato dalle domande del pubblico. «I dirigenti del partito al momento del golpe dice - devono difendere l'organizzazione, hanno i poteri per farlo, nessuno glieli ha mai tolti». E quando uno dei presenti gli chiede come mai lui stesso, Ligaciov, non si è offerto di fare l'avvocato difensore, di fronte alla Corte Costituzionale, l'ex segretario del Comitato Centrale risponde che anche lui è pronto, ma che «occorrerebbe un'investitura: da parte del Comitato Centrale, almeno da parte del Politburo». Ma né l'uno, né l'altro sono convocabili, perché la loro attività è stata vietata dai decreti di Eltsin. Il vicolo cieco della situazione ritorna evidente. E qualcuno aggiunge difficoltà alle difficoltà. Una «difesa» del partito richiederebbe mezzi, disponibilità degli archivi per la ricerca dei documenti a discarico. E questi ultimi sono sotto sequestro, ancora una volta in mano alla squadra del presidente. L'impressione di molti è che la «trovata» della Corte Costituzionale di unificare l'istanza contro i decreti di Eltsin con quella della «costituzionalità» del pc rischia di portare alle calende greche l'esame di entrambe le questioni. Il tutto mentre i fronti di scontro politico in Russia si moltiplicano. La campagna per il referen¬ dum - che Eltsin ha fortissimamente voluto - è scattata con la decisione di una parte di Russia democratica di cominciare la raccolta del milione di firme necessarie. Ma, a poche ore dall'esordio, è già evidente che questa nuova prova elettorale spacca il movimento riformatore in due campi opposti. Il Partito democratico di Nikolai Travkin e il Partito Popolare della Libera Russia del vice-presidente Rutskoi hanno denunciato ieri la pericolosità della manovra, accusando gli organizzatori di voler «destabilizzare» il Paese. Senza contare che anche i pro-comunisti sono sul piede di guerra e raccolgono firme per inserire nel bollettino di voto anche le loro domande. Tra cui c'è quella, temibile, di chiedere se Eltsin «abbia adempiuto alle sue promesse, elevando il tenore di vita del popolo». Come risultato, tra uno o due mesi decine di milioni di russi, nel pieno di una crisi economica e sociale drammatica, verrebbero portati allo scontro su questioni di difficile comprensione e che appaiono lontane dai problemi quotidiani di una popolazione stremata: ha diritto il presidente di indire un plebiscito? Quale nuova costituzione volete? Siete a favore o contro i 95 articoli della legge sulla terra? Volete che sia sciolto il parlamento? Il rìschio della tensione si aggiungerebbe a quello di un insuccesso. Ma forse gli uomini di Eltsin vogliono giocare tutte le carte che hanno in mano, prima che gli umori popolari si rovescino contro di loro. Giuliette Chiesa I leader comunista Egor Ligaciov e, in alto a destra, Aleksander Rutskoi

Luoghi citati: Mosca, Russia, Urss