«Uccideranno un giudice in Sicilia»

«Uccideranno un giudice in Sicilia» L'attentato sarebbe stato preannunciato mesi fa da un informatore dell'Alto commissario «Uccideranno un giudice in Sicilia» L'esplosivo forse arriva dalla Toscana FIRENZE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un ordinativo commerciale di «televisorini» con «telecomando perfettamente funzionante» potrebbe in realtà aver coperto la fornitura dell'esplosivo per l'attentato al giudice Giovanni Falcone. Attentato cbe un confidente dell'Alto commissariato antimafia avrebbe in qualche modo preannunciato alcuni mesi fa. Due elementi cbe potrebbero dare una svolta clamorosa alle indagini sull'assassinio del magistrato, di sua moglie e dei tre agenti di scorta, e alimentare interrogativi inquietanti. Da qualche giorno sono in corso intensi contatti fra la direzione distrettuale antimafia di Firenze e quella di Caltanissetta che conduce l'inchiesta sulla strage. C'è infatti il fondato sospetto che l'esplosivo usato per l'attentato a Falcone sia passato dalla Toscana. Il 7-8 maggio scorsi un blitz del Gico (il gruppo investigativo criminalità organizzata della Guardia di Finanza), ordinato dal sostituto procuratore Giuseppe Nicolosi, aveva scardinato una ramificata organizzazione per l'importazione clandestina in Italia di armi destinate alle cosche siciliane, alla camorra napoletana e anche all'anonima sequestri sarda. Il paravento era costituito da un nutrito gruppo di aziende com¬ merciali. Ordinare giubbotti, giacche e bottoni, significava, nel loro codice, chiedere un approvvigionamento di armi e munizioni. Perquisizioni effettuate in Toscana, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna fecero saltare fuori sofisticate mitragliene «Uzi» di fabbricazione israeliana, pistole «Luger» cecoslovacche, bombe a mano del tipo «ananas» usate per i piccoli attentati dinamitardi dal racket delle estorsioni, silenziatori, munizioni di vario tipo. Non fu sequestrato esplosivo. Quello, probabilmente, era già stato spedito oltre lo Stretto di Messina per minare il tratto autostradale dove poi è saltato in aria il giudice Giovanni Falcone. Il confidente dell'Alto commissariato antimafia, qualche mese fa, aveva proprio parlato di un «grosso quantitativo di esplosivo» destinato ad un attentato contro un magistrato siciliano. Alcune successive intercettazioni telefoniche disposte dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze avrebbero invece messo in luce lo strano ordinativo di «televisorini» con telecomando, e uno degli interlocutori era particolarmente preoccupato che i telecomandi fossero ben funzionanti, che avrebbero dovuto viaggiare con il «solito sistema», vale a dire in sei sacchi di juta. Le due basi principali di smi- stamento della «merce» furono individuate in Murciano di Forlì e in Montecatini. Per una ventina di persone partirono gli ordini di custodia cautelare. Altri otto furono notificati a pregiudicati già in carcere per altri reati. L'accusa è di associazione armata di tipo mafioso costituita per importare e vendere armi da guerra ma anche per alimentare un notevole traffico di cocaina. Le indagini portarono a scoprire un collegamento tra alcuni rappresentanti delle famiglie corleonesi trapiantate in Toscana ed Emilia Romagna con le cosche catanesi. Il giro per l'importazione delle armi partiva dai Paesi dell'Est europeo, toccava il porto di Anversa e, per mezzo di Tir, raggiungeva l'Italia fino alle finte ditte di confezioni. Da qui armi e munizioni proseguivano per la Sicilia e in par¬ ticolare per gli uomini di Nitto Santapaola e Giuseppe Pulvirenti. Il principale contatto tra la «filiale toscana di Cosa nostra» e la «casa madre» sarebbe stato Remo Giacomelli, cinquant'anni, originario di Pescia ma residente a Mosciano di Romagna. E' uno dei personaggi a cui l'ordine di custodia doveva essere notificato in carcere, dove era detenuto per un'estorsione, e al quale i magistrati avrebbero volentieri rivolto alcune domande. Ma per un caso fortuito, che non ha mancato di sollevare aspre polemiche tra i magistrati, Giacomelli ha ricevuto, qualche ora prima dell'ordine dì custodia, il parere favorevole alla sua scarcerazione da parte del Tribunale della libertà di Pistoia. E da quel momento è uccel di bosco. Francesco Matteini wm mmm. «Ilil L'alto commissario per la lotta alla mafia Angelo Finocchiaro. A sinistra l'agente Giuseppe Costanza in ospedale con la moglie II giudice Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo assassinati nell'agguato di sabato scorso