«A casa gli handicappati»

«A casa gli handicappati» Disabili di Collegno cacciati dall'albergo di Riccione «A casa gli handicappati» Un assistito in vacanza aveva fatto la pipì nella hall Un'educatrice: «All'inizio cortesi, poi le umiliazioni» Cacciati da un albergo di Riccione «perché handicappati». La denuncia è degli operatori della Cooperativa Loisir che nei locali dell'ex ospedale psichiatrico di Collegno segue 18 portatori di handicap, tutti cerebrolesi ed ex internati del vecchio manicomio. Erano partiti in sedici a metà maggio: un gruppo formato da 6 educatori e 10 utenti della cooperativa, con destinazione l'Hotel San Francisco, categoria due stelle, in viale Cimarosa a Riccione. La vacanza era stata prenotata fino al 29, ma il gruppo è tornato a Collegno con cinque giorni di anticipo. Concetta Castiglia, una delle educatrici, racconta: «All'inizio con noi erano tutti molto gentili, avevano già ospitato un nostro gruppo. Poi la musica è cambiata, lamentele su lamentele, sino a costringerci a fare le valigie». Le incomprensioni sono iniziate quando uno degli handicappati, sordomuto e cieco, ha fatto pipì nella hall. «E' successo tre volte - spiega l'assistente Castiglia - e la direzione dell'hotel in un primo tempo ci ha pregato di riportarlo a Torino. Una richiesta difficile da esaudire, così ci hanno invitato a a chiuderlo in camera mentre il gruppo si recava spiaggia. Altre proteste sono giunte per i piccoli guai all'interno delle stanze: e dire che si eravamo impegnati a rifare noi i letti. Alla fine ci dicevano addirittura che infettavamo le lava¬ trici». Gianna Pozza, un'altra educatrice: «Ci hanno umiliato in ogni modo, ma abbiamo resistito finché ci hanno messo alla porta. Per i nostri ragazzi, alcuni dei quali hanno trascorso tutta la vita in istituto, giocare con la sabbia o bagnarsi nel mare è una festa. Domenica ci hanno sbattuto in mezzo alla strada, dicendoci di andare a dormire in spiaggia. Ci ha concesso un'ultima notte quando abbiamo minacciato di chiamare i carabinieri perché non sapevamo dove andare». Ribatte l'albergatore Roberto Fabbri: «E' vero, ho insistito perché se ne andassero. All'inizio li ho aiutati, ho persino chia¬ mato un'infermiera per loro, ma un albergo non è un ospedale. La notte strillavano, di giorno uno di loro era aggressivo. Ci hanno costretto a buttar via un divano, oltre a materassi e lenzuola». Continua: «Non ho nulla contro i portatori di handicap, ma quelli erano troppo gravi per un albergo. Ho perso un gruppo di dieci clienti, e mi stavano letteralmente distruggendo il locale: non ci avevano avvisato del tipo di ospiti che avremmo dovuto accogliere, non eravamo attrezzati per le loro esigenze». Tina Fuci, coordinatrice della cooperativa, ribatte: «Prima di farli partire per Riccione ero andata a visitare l'albergo, e avevo spiegato chiaramente al signor Fabbri, per non avere brutte sorprese, i problemi del nostro gruppo. Ci eravamo impegnati a rifondere qualunque danno provocato all'hotel: sappiamo che si tratta di persone difficili, ma proprio per questo ci vuole un po' di comprensione». Umberto Zocca, presidente della Loisir, è amareggiato: «Dal racconto delle operatrici, i nostri assistiti sono stati trattati alla stregua di bestie, mentre in altri alberghi erano stati accolti senza problemi. Davvero è tutta in salita la strada della solidarietà». Giovanna Favro Un gruppo di handicappati della Cooperativa Loisir e una delle operatrici: «Prima i titolari dell'albergo erano gentili, poi ci hanno cacciati»

Persone citate: Castiglia, Concetta Castiglia, Fabbri, Gianna Pozza, Giovanna Favro, Roberto Fabbri, Umberto Zocca

Luoghi citati: Collegno, Riccione, San Francisco, Torino