E Vialli prende tempo di Fabio Vergnano
E Vialli prende tempo E Vialli prende tempo «Per ora andiamo in America alla Juve penserò il 30 giugno» ROMA DAL NOSTRO INVIATO Un paio di occhialini con le lenti scurissime, che nascondono occhiaie non proprio da atleta. Vialli si è presentato così al ritiro azzurro, con la faccia di chi ha fatto le ore piccole. Si scusa: ((Abbiamo festeggiato la chiusura della stagione, un po' di bisboccia tra amici, poi qualche ora supplementare di allegria con la mia ragazza, prima di quindici giorni di clausura». Insomma la voglia di zingarate non gli è passata, in barba a quanti vorrebbero dipingerlo come un orfano inconsolabile. E questa trasferta americana sembra arrivare al momento opportuno per stemperare le tensioni dell'addio e allo stesso tempo per rinviare ancora il discorso Juve. Lo punzecchiano, ma aggira abilmente l'ostacolo: «Ora pensiamo soltanto alla Nazionale. E' bello giocare que¬ sti tornei contro avversari abbastanza inusuali. Siamo qui per capire meglio il pensiero di Sacchi. Per il resto c'è tempo». Ieri mancava Baggio, così Vialli ha evitato la tortura di decine di fotografie accanto al nuovo compagno. E' tranquillo: «Ci sarà tempo anche per questo. Con lui ho parlato prima e dopo la partita di campionato e nei prossimi giorni avremo modo di ritornare su certi discorsi. Ma per adesso il mio futuro è la Nazionale, poi la vacanza. Alla Juve penserò dal 30 giugno in poi, quando sarò ufficialmente un giocatore bianconero». Lucido e glaciale. Sopporta l'assalto dei cacciatori di lacrime sul viso con grande rassegnazione. Possibile, neppure un pizzico di nostalgia da esternare? Vialli è sereno: «Quello della nostalgia è un discorso prematuro. Forse più avanti, chissà. E' presto per parlare del futuro, I ma anche per ricordare. Ci sono emozioni troppo fresche. Adesso sono molto tranquillo, anche se questo è stato un mese carico di tensioni. Ho cercato di mascherare tutto, andando in campo come se nulla fosse». Si scava ancora, ma Vialli non abbassa la guardia: «Non chiedetemi i motivi di questa scelta. Mantovani ha già detto molto, tutto. Sull'argomento non torno». Qualcuno aggira l'ostacolo chiedendo il conforto di Mancini. Ma il gemello «tradito» non viola la consegna del silenzio. Ancora Vialli: «Ritro- vare Mancio come avversario è una sensazione che non immagino neppure. Mi picchierà? Non credo, uno come lui non sa fare male ad una mosca». Non è il solito Vialli. Nel suo cuore un bel guazzabuglio di sentimenti mascherati a fatica. E nasce naturale un confronto con i tormenti di Baggio, due anni fa di questi tempi. Luca dimostra buon senso: «A Genova nessuno ha scatenato la rivoluzione per me. Per i tifosi è un momento triste, ma a me è bastato quell'ovazione che mi hanno riservato domenica. Ci siamo salutati con commozione, ma senza drammi fuori luogo. Oggi il mio rammarico è di non aver lasciato loro come regalo di addio la Coppa Campioni. Per quel che mi riguarda ho davanti altre vittorie importanti per dimenticare. Loro non so». Fabio Vergnano
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