Molière, uno «Sganarello» di fine stagione di Osvaldo Guerrieri
Molière, uno «Sganarello» di fine stagione «Divertissement à Versailles»: due atti unici all'Adua con la regia di Corbetta e Guicciardini Molière, uno «Sganarello» di fine stagione Un po' meglio «Lepreziose ridicole», apprezzate dalpubblico TORINO. Sembra un saldo di fine stagione il «Molière, divertissement à Versailles» che il Gruppo della Rocca presenta fino a domenica al teatro Adua. E non perché l'anno teatrale sia agli ultimi vocalizzi, ma perché questo spettacolo (costituito dagli atti unici «Sganarello cornuto . immaginario» e «Le preziose ridicole» preceduti da un prologo che assembla testi sparsi di Molière) ha l'aspetto raccogliticcio di tanta merce rimasta troppo a lungo nei magazzini. Con questo non si vuol dire che il Gruppo ha tratto il «divertissement» da chissà quale doppiofondo di pigrizia; ma piuttosto che si registra una elaborazione casuale, un impegno compositivo distratto, magari una certa corrività di esposizione. Stanchezza? Forse. E forse anche quell'allentamento della disciplina mentale che non riesce ad equilibrare i pesi. Le fumate nere sono arrivate fin dal prolo¬ go e dallo «Sganarello». La regia di Oliviero Corbetta ha pescato giustamente trucchi e gag dall'immenso serbatoio della Commedia dell'Arte. Ma ha ecceduto in allusività, ha mal amalgamato le parti cantate con quelle recitate (le debordanti musiche di Bruno Coli sembravano fare il verso a Garinei e Giovannino. «Sganarello», adattato e tradotto in versi da Piero Ferrerò, è una farsa che si regge su un minuscolo equivoco. L'eroe eponimo crede che la moglie lo tradisca con un giovane dabbene, che in realtà ama riamato una fanciulla promessa dal padre a un ricco senza qualità. L'azione vive e palpita grazie alle vigliaccherie e alle rodomontate di Sganarello, ai suoi propositi di vendetta e alla sua fondamentale pusillanimità. Basterebbe offrire le cose per quel che sono e il risultato sarebbe ottimo. Invece si fanno calar dall'alto pavoni che ruotano la coda per far capi- re al pubblico che Sganarello è un vanesio; si trasforma un colloquio chiarificatore in un torneo cortese con le bandierine rosse e verdi che s'alzano o s'abbassano al prevalere o al soccombere di questo o quel contendente, si suonano colpi di gong per segnare, come nel pugilato, l'inizio o la fine delle ostilità. Le cose vanno un po' meglio con «Le preziose ridicole», dirette da Roberto Guicciardini. L'a-. pologo delle due cugine che per sfrenata inclinazione verso i vuoti preziosismi della nobiltà non esitano a cadere nel ridicolo è svolto con eleganza formale. Ma sotto la superficie patinata s'avverte un'adesione un po' distratta, una cura un po' frettolosa. Nei due atti unici gli attori Bob Marchese, Fiorenza Brogi, Mario Mariani, Piero Marcelli, Emma Dante, lo stesso Corbetta e tutti gli altri hanno un bel darsi da fare: il risultato, purtroppo, non convince. In compenso il pubblico sembra gradire e divertirsi. Strano? Ma no. Un Molière in saldo è come un Missoni a metà prezzo. Che importa se è tarlato? Osvaldo Guerrieri Mario Mariani nelle «Preziose»
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