«Segregata e costretta ad abortire» di Renato Ambiel
«Segregata e costretta ad abortire» La giovane sarebbe stata chiusa in casa per oltre due mesi, la famiglia smentisce «Segregata e costretta ad abortire» Novara, ragazza mette sott'accusa igenitori eglizii NOVARA. Gli zii, d'accordo con la madre, avrebbero tenuto segregata in casa Patrizia, per due mesi, inducendola poi ad abortire la creatura che portava in grembo. La ragazza l'aveva concepita con il fidanzato quando aveva appena diciassette anni. Lei, quella bimba voleva tenerla ma quando si è confidata con la madre, questa le ha detto subito che avrebbe dovuto abortire. E' così che, per una vicenda dai risvolti umani toccanti, ieri si sono presentati in tribunale i genitori e gli zii di Patrizia. Dovevano rispondere di una serie di gravi imputazioni che vanno dal sequestro di persona al procurato aborto dopo aver estorto «con minacce e inganno» il consenso alla minore. Il padre della ragazza deve rispondere invece di atti di libidine e sequestro di persona, sempre nei confronti della figlia minore. Gli imputati, convinti com'erano che il loro problema potevano risolverlo in famiglia, ieri mattina si sono trovati senza difensori. Il tribunale, a suo tempo, ne aveva designati due d'ufficio che ieri non si sono presentati. Così il tribunale si è visto costretto a nominare l'unico difensore presente in aula. Il processo è stato aggiornato al 26 febbraio prossimo. Patrizia, che ha oggi vent'anni, vive a Cuggiono, in provincia di Milano, dove si è sposata con il fidanzato di allora, Nazzareno Sicari. Chiamata in aula per la comunicazione del rinvio, non ha degnato di uno sguardo i genitori: il padre Renato Milanini, operaio di 50 anni e la madre Angela Galli, bidella di 42. Sedevano sul banco degli imputati insieme a Rita Bergamini 40 anni e Antonio Galli, autista di 43 anni, gli zii, anche loro residenti a Novara, in via Dante. Proprio qui, in via Dante, nell'abitazione degli zii, Patrizia sarebbe rimasta segregata per due mesi fino al giugno '89. Le impedivano di avere contatti con l'esterno. La ragazza dopo tutte le disavventure, era scappata di casa. Con il fidanzato si era anche recata a Torino a raccontare la sua storia ad un giudice del tribunale dei minori. Era poi stata rintracciata dalla polizia di Novara. Agli agenti aveva ripetuto il suo racconto che ha portato all'incriminazione dei genitori e degli zii. E' bene ricordare che tutto il castello dell'accusa si basa sulle dichiarazioni fatte dalla ragazza alla polizia. Esistono poi i riscontri obiettivi come, per esempio, la documentazione clinica dell'avvenuto aborto. La ragazza, che soffriva di attacchi epilettici, aiutava la madre facendo le pulizie in una scuola novarese. Era il 1989 quando conobbe un giovane, Nazzareno Sicari, col quale intraprese un relazione. Il fidanzato, per diversi mesi andò a vivere a casa sua, in via Adamello. Questo, fino a quando non venne cacciato dai genitori della ragazza, appresa la notizia che Patrizia era rimasta incinta. Racconta la ragazza di essersi trovata un giorno a casa della zia senza rendersene conto. «Qui mi hanno impedito di uscire e di vedere il mio fidanzato per due mesi. Lo zio rimaneva a curarmi ed interveniva anche mia madre. Cercavano di convincermi che avrei dovuto abortire, per il mio bene perché il bimbo che portavo in grembo sarebbe nato malformato a causa delle pastiglie che prendevo per curare l'epilessia. Mi facevano innervosire e allora mi prendevano le crisi. Non capivo più niente. Mi hanno fatto visitare da un ginecologo dell'Usi eppoi da uno psicologo. A loro volevo raccontare le mie tribolazioni ma c'era sempre presente mia madre oppure mia zia. Rispondevano loro per me. Minacciavano di riferire a Nazzareno che ero stata io a volere l'aborto. Dicevano che l'avrebbero mandato in carcere per quel che aveva fatto». Ma Patrizia, quando si decise a parlare, riferì anche di essere insidiata dal padre «in particolare, quando tornava a casa ubriaco, mi metteva le mani addosso e dovevo fuggire per sottrarmi alle sue voghe». I genitori e gli zii della ragazza hanno tagliato corto , dicendo: «Sono accuse gratuite di una ragazza». Renato Ambiel
Persone citate: Angela Galli, Antonio Galli, Nazzareno Sicari, Renato Milanini, Rita Bergamini
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