Politici e vip a corte dal boss

Politici e vip a corte dal boss Napoli, lo rivelano le intercettazioni fatte per rinviare a giudizio il clan Politici e vip a corte dal boss Le relazioni pericolose con Alfieri NAPOLI. Quanti politici alla corte del re camorrista. Ce ne sono tanti: sindaci, pubblici funzionari, un deputato con galoppini al seguito, addirittura un generale dei carabinieri in pensione. Consapevoli o meno, avrebbero avuto tutti a che fare con il fior fiore del crimine organizzato all'ombra del Vesuvio, l'elite del malaffare che fa capo a Carmine Alfieri, il capo dei capi, il narco-trafficante che da oltre dieci anni riesce a sfuggire alle polizie di mezzo mondo. La storia delle amicizie pericolose di rappresentanti più o meno autorevoli dello Stato, scoperte grazie a centinaia di intercettazioni telefoniche e a mesi di indagini fatte da carabinieri e Criminalpol, è raccontata in un documento-bomba: una richiesta di rinvio a giudizio per quindici manager di una cosca campana che avrebbero allestito il loro quartier generale a Nola, un Comune al confine con la provincia di Caserta. Il primo imputato è lui, «don» Carmine, la primula rossa della camorra. Seguono i suoi più stretti collaboratori, tra i quali il cugino Francesco Alfieri, ricco imprenditore edile: uomini che hanno già conti in sospeso con la giustizia, e che se la sarebbero goduta un mondo a coltivare amicizie influenti. Sul conto dei politici non è stata individuata alcuna responsabilità penale, anche se il racconto delle loro frequenta- zioni non è dei più edificanti. L'indagine condotta da Franco Roberti, uno dei magistrati più abili della procura napoletana, traccia un quadro sconsolante delle attività del gruppo. Ma soprattutto il giudice avverte che, nel Nolano, la camorra è ormai in grado di condizionare la vita pohtica e amministrativa di interi Comuni. Gli esempi non mancano, e sono corredati da tanto di nomi e cognomi. Come quello di Mario De Sena, sindaco de di Nola, che di motivi per non frequentare personaggi in odore di camorra ne avrebbe uno più di tutti, e validissimo: è un gene- rale dei carabinieri in pensione, ed è stato vicecomandante dell'Arma. Il nome dell'alto ufficiale è saltato fuori durante l'intercettazione di una telefonata tra un vigile urbano amico dei presunti camorristi e un parente di Francesco Alfieri: il generale, dicevano i due, aveva un appuntamento con «don» Ciccio. Cosa poteva mai avere a che fare un anziano e insospettabile alto ufficiale con un costruttore in odore di camorra? De Sena si sarebbe difeso dinanzi al giudice negando di aver mai fissato un incontro con l'imprenditore, ma alla fine ha confermato di esser¬ si recato nella villa del presunto camorrista nel '90, poco prima delle elezioni amministrative. Non è poco, se si considera il ruolo che tutt'oggi il generale in pensione ricopre nella vita pubblica: oltre ad essere sindaco di Nola, e ad aver dato il benvenuto al Papa durante l'ultima visita in Campania, è il numero uno della Società Italiana per le Condotte d'Acqua, che come partecipante al consorzio «Campania Felix» sta realizzando nei pressi di Nola uno stabilimento dell'Alenia. Una delle imprese che hanno ottenuto il subappalto dei lavori di sbancamento del suolo dove sorgerà 0 complesso industriale fa capo a parenti di Francesco Alfieri. Intercettazioni telefoniche, controlli a tappeto, ma anche irruzioni improvvise nelle ville dei boss: carabinieri e Criminalpol hanno lavorato per mesi prima di mettere le mani sulla cosca degli Alfieri. Un anno fa decine di uomini in divisa fecero un'irruzione in una villa nel Nolano. La loro segreta speranza era di mettere finalmente le manette ai polsi di Carmine Alfieri. Non trovarono il boss, ma sorpresero ancora una volta suo cugino, Francesco, che aveva organizzato una festa alla quale partecipavano il sindaco di Lauro, Luigi Ferraro, e un altro insospettabile: Giovanni Alterio, deputato de, ex consigliere regionale ed ex primo cittadino del Comune di Ottaviano. Il parlamentare, che si trovava nella villa con due suoi collaboratori, si è difeso con forza: «Mi hanno invitato all'inaugurazione di una cappella votiva, perché sono presidente delle Associazioni della Madonna dell'Arco. Credevo che il padrone di casa fosse un semplice imprenditore». Gli Alfieri avrebbero trovato anche il modo di controllare una centrale della Sip, riuscendo così a sapere quali utenze erano sorvegliate. Nonostante ciò, carabinieri e Criminalpol sono riusciti a intercettare decine di telefonate, dalle quali saltano fuori i no¬ mi di alcuni amministratori locali come Luigi Riccio, sindaco di San Paolo Belsito e responsabile della Usi di Nola, e Aniello Virtuoso e Luigi Velotti, che guidano le giunte comunali di Casamarciano e Cimitile. Anche loro, sostengono gli inquirenti, erano buoni amici del «public relation man» della cosca: Francesco Alfieri. Il costruttore, interrogato, non avrebbe negato questi rapporti. Anzi: ha tenuto a precisare che erano i politici ad avere bisogno di lui per motivi elettorali, e non lui di loro. Fulvio Milone Tra le persone citate, un deputato de e un generale dei carabinieri in pensione La mala controlla la vita amministrativa di molti centri della Campania Il boss della camorra Carmine Alfieri (sopra), considerato il più ricco tra i malavitosi, e l'onorevole Giovanni Alterio (a fianco)