«L'Armata del Reno? Riservisti della Nato» di Fabio Galvano
«L'Armata del Reno? Riservisti della Nato» Gli Stati Uniti gelano Parigi e Bonn «L'Armata del Reno? Riservisti della Nato» L'esercito franco-tedesco (senza Roma) avrà soltanto un ruolo subordinato BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Nato ridimensiona il corpo d'armata franco-tedesco. Un elemento «asimmetrico e dispersivo», l'ha definito il segretario americano alla Difesa Dick Cheney. Gli Usa chiedono che venga definita la priorità dell'impiego delle forze dell'Alleanza atlantica rispetto a quelle del pilastro di difesa europeo. E al ministro tedesco Volker Ruehe, che ne sosteneva la «complementarietà» con le strutture della Nato, l'Alleanza risponde dando una nuova lettura dell'accordo raggiunto la scorsa settimana alla Roche 11 e da Mitterrand e Kohl: «Anche quel contributo sarà positivo - ha spiegato il ministro Virginio Rognoni - se il corpo franco-tedesco costituirà l'insieme delle forze che Francia e Germania metteranno a disposizione dell'Ueo nel quadro dell'identità europea di difesa». In ogni caso l'Italia non ha intenzione di aderirvi. Per Washington, ormai convinta dell'utilità di un pilastro europeo purché compatibile con la Nato, il compromesso può andare. Riuniti a Bruxelles per il loro consueto appuntamento di primavera, i ministri della Difesa dell'Alleanza hanno messo a punto una nuova struttura di comando e una nuova strategia di «escalation controllata» (elevare gradualmente e in modo rigorosamente controllato il livello e l'intensità dei combattimenti, eventualmente portandoli anche sul territorio dell'aggressore). Hanno indicato nell'area del Mediterraneo - quindi con l'Italia in prima linea - la nuova principale zona di potenziale crisi. Hanno accettato di fatto che la Nato possa diventare braccio armato e forza di pace della Csce. E hanno parlato della forza franco-tedesca. Il compito dei ministri è stato forse facilitato dall'assenza del più diretto interessato, il loro collega francese (Parigi, che non partecipa al comando militare integrato, si esclude da queste riunioni). «L'impegno esistente nell'ambito della Nato non è minacciato», ha detto Ruehe in un colloquio con Cheney. «Il corpo d'armata franco-tedesco ha una vocazione europeistica», ha aggiunto incontrando Rognoni. Ribadita la centralità dell'Alleanza e del comando unificato, i ministri hanno convenuto che l'Eurocorp franco-tedesco, più che germe di un futuro esercito europeo, debba essere espressione di Parigi e Bonn nella nuova Ueo: parte di quel «doppio cappello» per cui le forze destinate alla Nato possono, all'occorrenza, essere utilizzate in un quadro Ueo. Dal 1° luglio l'Italia assumerà la presidenza dell'Unione europea occidentale (i Dodici della Cee meno Danimarca, Irlanda e Grecia) destinata a fondersi entro fine anno con l'Eurogruppo (i Paesi europei della Nato). Dice Rognoni: «Chiederò ai Paesi membri quali forze intendano mettere a disposizione per rispettare gli impegni di difesa europea assunti a Maastricht». E anche dagli inglesi è venuto un sostegno alla linea italiana: «L'identità europea - ha detto il ministro Rifkind - va rafforzata con l'Ueo». Merito dell'iniziativa franco-tedesca, in definitiva, è stato secondo il capo di Stato maggiore Domenico Cordone di «avere riaperto il discorso sull'esercito europeo». Fabio Galvano
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