Eltsin: a Mosca ci vuole un De Gaulle

Eltsin: a Mosca ci vuole un De Gaulle Il leader russo si confessa: io non inganno il popolo, sono stato il primo a dire la verità Eltsin: a Mosca ci vuole un De Gaulle «Una Repubblica presidenziale per salvare la riforma» IL PRIMO ZAR DELL'ERA POSTSOVI ETICA Di recente lei ha detto che la situazione comincerà a migliorare alla fine del 1992.' Non crede che sia ora neces- sario correggere quell'impegno? Già all'inizio della campagna elettorale presidenziale dissi che la stabilizzazione si sarebbe verificata alla fine del 1992, quando si sarebbe avviato un processo di stabilizzazione dell'economia, cui avrebbe fatto seguito il miglioramento della vita della gente. Sono ancora di questa idea. Non accetto l'accusa di aver ingannato il popolo. Al contrario, per la prima volta la gente si è sentita dire onestamente la verità. Ora è la volta dell'aumento dei prezzi del petrolio e del gas. E' inevitabile, perché le imprese produttrici non possono lavorare con i prezzi attuali, non remunerativi. Quei prezzi bisogna aumentarli, non c'è scelta. Sarà l'ultima mossa suscettibile di provocare altri aumenti. Dopo, anche se a un livello molto alto, comincerà una fase di assestamento che durerà qualche tempo. Infine, quando il mercato comincerà a funzionare, i prezzi scenderanno. Intendiamoci però: la riforma non finisce nel 1992. Penso comunque che abbiamo superato il momento più pericoloso. Qual è la sua strategia verso il Parlamento? Questo problema è dei più difficili. Ma, alla fin dei conti, quando si deve risolvere una questione di principio, vado al Soviet Supremo e la risolvo, per quanto difficile sia. In ogni caso penso che non ci si debba andare troppo spesso. Diciamo una volta a trimestre. Voglio dichiarare ufficialmente - forse è la prima volta che lo faccio davanti alla stampa - che nelle condizioni del periodo di transizione e delle riforme, tenendo conto anche delle tradizioni russe, dobbiamo dare vita a una Repubblica presidenziale. In Francia, ad esempio, c'è la democrazia e c'è anche il governo presidenziale. Questa è l'unica strada per fare tutto con rapidità, immediatamente. Altrimenti per noi sarà molto difficile battere quelle forze che adesso si stanno raggruppando, i vecchi funzionari dell'apparato. Essi si presentano come i difensori del popolo e ci dipingono come i suoi nemici. Parliamo della situazione dei russi della riva sinistra dello Dnestr. Lei ha intenzione di difenderli? Penso che abbiamo sottovalutato questo problema. Qualcuno lo considera un'interferenza negli affari interni di un altro Stato. Ma in realtà loro sono dei «nostri», sono russi, sono nostri compatrioti. E noi dobbiamo cercare forme più attive per influenzare gli eventi. Ovviamente sono contrario ad usare direttamente l'esercito. Per quanto riguarda i rapporti con l'Ucraina, a volte si ha l'impressione che molte tensioni derivino dalle sue relazioni personali con Kravchuk, Non è così. C'incontriamo, parliamo normalmente. Anche se non siamo amici, siamo persone che si comprendono a vicenda. In Ucraina sono in corso processi molto complicati, che influiscono sul Presidente. Non troverete nessun leader di un Paese della Csi, Baltico incluso, col quale io abbia cattivi rapporti. Ma lei ritiene che la Comunità, almeno per ora, resisterà? Sì. Può darsi che il momento di svolta arrivi quando introdurranno la loro moneta. Allora le difficoltà si paleseranno. Per quanto concerne la Moldavia, non c'è dubbio che nel corpo degli ufficiali della 14a Armata ci sono i sostenitori della Repubblica dell'Oltre-Dnestr. Hanno cominciato a passare da quella parte, spesso portando con sé anche i mezzi e le anni. Il presidente Snegur dice che ci sarebbe un'interferenza russa negli affari interni della Moldavia. Ma non è così. Mi chiedo, a mia volta, perché Snegur non concede almeno l'autonomia alla Repubblica dell'Oltre-Dnestr. Mi pare che sia quello che chiedono. Io ho sempre cercato di tenere una po- sizione moderata verso questi fatti. Chi sta in alto non deve prendere decisioni avventate. Secondo lei la Russia può perdere la Crimea? Non deve rimanere a guardare. Di questo sono convinto. Ma è necessario cercare ogni Volta una forma accettabile per agire e difendere gli interessi delle parti. Ricorderete che avemmo dei problemi con la popolazione russofona nel Baltico. Ma almeno in parte li abbiamo risolti con trattative. Qualcuno intanto si era già trasferito altrove; per altri sono state costruite delle case; alcune leggi sono state modificate; altrove è stata introdotta la doppia cittadinanza ecc. Certo molte questioni devono ancora essere risolte. Passiamo alle questioni internazionali. Non le sembra che nella politica estera della Russia si sia creato un vuoto? E' vero che la Russia dice sì troppo spesso? Bush ed io abbiamo proposto l'iniziativa di una riduzione più vasta delle armi nucleari, su base bilaterale. Ma ci sono ancora problemi. Ad esempio, loro hanno più missili nucleari basati su sommergibili di quanti ne abbiamo noi, mentre le due parti debbono stare su posizioni di equilibrio. Stiamo risolvendo la questione con i negoziati. Ma io chiedo: quando mai abbiamo detto sì a danno della Russia? Che cosa intendono coloro che ci accusano di «svendere» il patrimonio nazionale, la Russia? Si riferiscono al Fondo Monetario Internazio- naie, ai 24 miliardi di dollari che ci concederanno. Ma finora non ci hanno ancora dato nulla, assolutamente, nemmeno un centesimo. E' solo una possibilità e poi decideremo noi, da soli, come usarli senza danneggiare la Russia. Un giorno Egor Guidar firma l'adesione della Russia all'Fmi e il giorno dopo Eltsin dichiara che nessuno deve dettare nulla alla Russia. Ci spiega questa situazione? Nel nostro programma, concordato con l'Fmi, era stabilito che avremmo dovuto liberalizzare il prezzo del carburante ad aprile. Ma noi non abbiamo potuto farlo, non era proprio possibile. Per questo ho detto che l'Fmi non può dettarci la sua politica. Possiamo ascoltare le loro raccomandazioni, teniamo conto delle cose utili e ragionevoli che suggeriscono. Ma non possiamo accettare dei diktat, questo mai! E' vero che lei ha un accordo con Gorbaciov perché lui non prenda parte alla soluzione dei problemi di politica interna? Sì, quando parlai con lui mi giurò che sarebbe stato così. Io gli promisi le garanzie che mi chiedeva, anche se non tutte... Ad esempio, chiese per sé l'immunità. Io gli ho risposto: «Una legge del genere da noi non c'è». Però ho risolto una serie di problemi e, in cam-. bio, lui mi ha dato la parola che non avrebbe partecipato alla politica interna. Ma la sua attività odierna mi mette un po' all'erta. Cosa farà se la Corte Costituzionale abolirà i suoi decreti che proibiscono l'attività del pcus? Non posso permetterlo. Lei si è incontrato con qualcuno dei golpisti? Segue il corso dell'inchiesta? E quale condanna meriterebbero i golpisti a suo giudizio? Sì, il caso lo seguo, ma non al punto da invitare il procuratore generale Stepankov per proporgli i miei punti di vista. Non ho dato alcuna indicazione in merito. E non ho mai incontrato, nemmeno una volta, qualcuno dei golpisti. Tempo fa lei ha detto a una radio inglese che i suoi nipoti erano in pericolo. Vale ancora quella preoccupazione per la sua sicurezza personale e per quella dei suoi figli? Di minacce ce n'è quanto basta. Anche se, a dire il vero, sono stufo delle guardie. Ma per il Presidente, soprattutto in una situazione del genere, sono necessarie. All'epoca i miei nipoti erano davvero in una situazione molto pericolosa. Le porte dell'appartamento erano state barricate... Lei sapeva che a Sverdlovsk si producevano armi batteriologiche. Ma quest'informazione è apparsa per la prima volta nelle Izvestija. Perché lei ha taciuto per tutto questo tempo? Prima di tutto perché nessuno mi aveva posto la domanda. In secondo luogo perché, quando seppi dell'esistenza di quegli impianti, andai da Andropov... Ma all'epoca l'esplosione dell'epidemia venne spiegata con altre cause, anche se poi ci fu un'inchiesta del Kgb le cui conclusioni furono che l'epidemia era derivata dalle fughe da quegli impianti. In seguito, dopo che l'Urss ebbe firmato la convenzione sul bando delle armi batteriologiche, andai di nuovo da Andropov. Lui telefonò al maresciallo Ustinov, ministro della Difesa, e intimò: liquidare tutto, completamente. Io pensavo che così fosse stato. Invece quel laboratorio venne semplicemente trasferito in un'altra regione. E la produzione continuava. Purtroppo,-siamo stati ingannati. Solo quando firmai il decreto sulla creazione della commissione d'inchiesta e imposi personalmente il divieto, il laboratorio venne chiuso. Chi, tra i grandi uomini della Russia del passato, sente più vicino? Ivan il Terribile, Pietro I, Alessandro n? Pietro I. Lo considero un creatore. Ovviamente, non privo di di- fetti da zar... I sondaggi d'opinione dicono che oggi non esiste un'alternativa a Eltsin. Le capita mai di pensare al «dopo Eltsin»? E' uno dei problemi per me più dolenti. La vita che faccio ora è così dura che non credo proprio che vorrò prolungare artificialmente il mio mandato. Assolutamente! Non più del periodo per il quale sono stato eletto. Posso dire con assoluta certezza che alle prossime elezioni, se il mio mandato andrà fino alla sua scadenza, non mi ricandiderò. C'è un limite alle possibilità fìsiche di un uomo, e non solo a quelle. Perciò il compito più importante di oggi è preparare gli uomini del futuro. Abbiamo già costituito un gruppo di lavoro che deve occuparsi della formazione dei dirigenti di livello statale. Nulla di analogo era mai accaduto prima in Russia. Ma deve trattarsi di una preparazione speciale. Lo si fa dovunque. Noi invece continuiamo a sentirci imbarazzati. Proprio per questo emergono personaggi casuali. Stiamo preparando programmi speciali, selezionando una ventina di persone. Penso che la Russia, nonostante tutto, sia ricca di talenti. E una persona di talento la si troverà, per governare la Russia. C'è il problema delle armi nucleari: in Russia, Kazakistan, Ucraina, Bielorussia. C'è una via di compromesso per risolverlo? L'accordo con il Kazakhstan c'è. Per 7 anni osserverà il trattato sulla' riduzione delle armi nucleari. Quelle che resteranno saranno trasferite in Russia, in tempi concordati, per essere distrutte. L'Ucraina afferma che tutte le armi tattiche che erano sul suo territorio sono state trasferite in Russia. Prima le abbiamo immagazzinate, adesso cominciamo a distruggerle. La Russia resterà la sola a detenere armi nucleari strategiche. Lei ha firmato il decreto sulla lotta contro la corruzione. Probabilmente le sono noti episodi di corruzione tra personaggi altolocati. Lei ha destituito Kalashnikov, anche se era un suo amico. Ha destituito il governatore di Pskov. Ci sono altri fatti del genere? Presto convocherò il nùnistro degli Interni Barannikov, che ha per le mani una serie di grosse inchieste praticamente concluse. E' prematuro parlarne, ma sono bustarelle da centinaia di milioni. La lotta contro questo fenomeno sta diventando più attiva, ma io non sono ancora soddisfatto. Penso che negli organi della sicurezza non tutti sono interessati a dare informazioni. I capi delle amministrazioni mi riferiscono che ex funzionari di partito formano i loro nuclei e vi pompano i soldi del pcus. Pensano al futuro. Questo è molto pericoloso. Il decreto contro la corruzione non è perfetto, è stato fatto in fretta, molto rimane sulla carta. Comunque ha dato il primo impulso. Ora andrà corretto per rendere più incisiva l'azione moralizzatrice. Anche se, guardate: Nikita Mikhalkov, Govorukbin, i rappresentanti dell'intelligencija, s'inquietano, dicono che la strada è sbagliata. Io non li accuso, in fondo sono artisti, è la loro opinione da artisti. Ma cosa propongono? Anche durante il VI Congresso, quelli che salivano alla tribuna cosa proponevano? Che bisogna rallentare la riforma. Ma se avessimo fatto così, allora le strutture del partito si sarebbero impadronite di tutto. Avremmo perduto. Per cui, tornando alla questione del Congresso, la mia opinione è che bisogna fare il referendum per affermare la concezione della Repubblica presidenziale. Se il Soviet Supremo si rifiuterà, questo darà il diritto di raccogliere un milione di firme e fare ugualmente il referendum. Allora tutto diverrà chiaro. E quando si farebbe questo referendum? Bisogna fare tutto per l'autunno, altrimenti... Sono convinto che il Congresso non approverà mai una Costituzione che prevede il suo scioglimento. Copyright «La Stampa» e «Komsomolskaja Pravda» 1992 «Faccio una vita così dura che non ho alcuna intenzione di andare oltre un mandato I successori sono già pronti» Il presidente russo Boris Eltsin ha concesso un'intervista in esclusiva mondiale a «La Stampa» e alla «Komsomolskaja Pravda». Hanno condotto l'intervista: Giulietto Chiesa, Fabio Squillante, Vladislav Fronin, Dmitrij Muratov, Jurij Sorokin. Nella foto grande Eltsin subito dopo l'elezione a presidente russo. Sopra, Leonid Kravchuk. Sotto, Eltsin con Bush (foto api Eltsin dice di Gorbaciov «Mi giurò che si sarebbe ritirato dalla politica» (FOTOAPJ