Un poeta del reale di Angelo Dragone

Un poeta del realeTorna Mauro Chessa con una mostra da Biasutti Un poeta del reale Cappelli da turno, macinini, donne nude in una franca pittura Ancora aperte le due personali dedicate a Francesco Casorati Da qualche tempo le gallerie attive all'ombra della Mole sembrano riservare maggiore attenzione agli artisti torinesi. Da Giansone a Politi (sempre interessante nelle mostre dei Fogliato) non sono pochi, d'altra parte, a meritare d'esser tenuti presenti: compresi certi scomparsi, da Valinotti a Evangelina Alciati (rivista in qualche buon dipinto nell'ultima asta di via della Rocca). E' così accaduto, però, che da Peola (via della Rocca 29) e alle Immagini (via della Rocca 3) sia ancora aperta la duplice personale di Francesco Casorati, mentre da Biasutti (via Juvarra 19, fino al 31 maggio) torna a riproporsi la personale di Mauro Chessa. E anche il confronto diventa stimolante. Di Francesco Casorati si sono già viste le preziosità d'un raro decoro pittorico, ogni volta dettato da una visione mentale: una forma capace di dar vita al quadro. Senza per questo ignorare il gusto del colore e i valori emblematici che danno al se- So così fittamente tramato ìche nei dipinti) la possibilità di fingere i suoi paesaggi terrestri come i naufragi e le eclissi solari e lunari, i teatrini stessi a volte abitati da un albero; ed è sempre un racconto fantasticato, ai limiti del fiabesco. Le immagini di Chessa, in qualche modo memorizzate su uno standard visivo databile negli Anni Quaranta/Cinquanta, - per la forma d'un telefono o d'un macinino o la foggia d'un cappello da uomo - puntano invece chiaramente su un realismo ispirato, anzi condizionato, dal carattere della poetica sensibilità dell'autore. Fra la ventina di dipinti da Chessa esposti predominano le nature morte, ma tien loro testa molto bene la vasta tela lem 155 x 175) con «La regina di cuori» (dalla carta da gioco che è sull'angolo del tavolo, con sopra la brocca e i tralci di fogliame). Saldo nel disegno, il colore rende la corposità di ogni oggetto, dipinto con franchezza, nel freseggio d'ogni tocco luminoso che raggiunge un virtuosismo difficilmente superabile nella resa del tessuto delle ampie fasce del grande tappeto, scelto come sfondo: nella libertà del segno come nella vi¬ brazione d'un colore non immemore della luce degli impressionisti passata già, tuttavia, attraverso la sensibilità dei Nabis. Ed è da confrontare poi tanto con «Pere rubate», quanto con i bianchi che traspaiono di sotto le ombre colorate di «Ragazza che studia»: tra l'animazione dei verdi freddi della pianta che s'innalza a sinistra e il rosso/viola di uno sfondo quasi drappeggiato. Per Paolo Fossati (in catalogo): «Chessa monta e smonta: mette su un teatrino ben temperato, silenzioso e ricco; e ne sottolinea aspetti, atteggiamenti, comportamenti». E più avanti: «Lo fa da pittore, mettendo in primo piano una propria abilità o maestria». Angelo Dragone «Tre carte» olio su tela dipinto da Chessa nel 1991 Un esempio del delicato realismo dell'artista

Luoghi citati: Evangelina Alciati