To-Expo un guscio vuoto?

To-Expo, un guscio vuoto? Scade la convenzione del Comune, le ipotesi per l'area del Valentino To-Expo, un guscio vuoto? Magia si pensa a un parcheggio e a fiere «La prima idea di dotare Torino di un grande palazzo che servisse ad accogliere le grandi rassegne dell'industria piemontese aveva preso forma il 10 aprile 1946». E' la frase d'avvio dell'opuscolo in bianco e nero con cui «Torino Esposizioni» autocelebrava il decimo anno di vita. Il primo salone s'inaugurò nel settembre 1948, ed era, neanche a dirlo, il 31° dedicato all'automobile. Nel '49 i saloni furono quattro, e cinque nel '50. Nel 1991, precisa l'ufficio stampa della società, le rassegne di una certa importanza sono state una trentina (sette internazionali). Novecentomila i visitatori, 5367 gli espositori, 44.500 i congressisti iscritti a 315 convegni. Quasi mezzo secolo di storia torinese tra il primo e l'ultimo di questi saloni. Una vicenda che potrebbe concludersi tra meno di due anni: nel novembre del 1994, infatti, scadrà la convenzione tra Comune e società, stipulata nel 1947 «con pronta e liberale adesione- deU'arnministrazione» e più volte rinnovata. Palazzo e terreno torneranno alla città. Che non ha ancora deciso a quale destinazione adibirli. Per questo motivo il vicesindaco Marziano Marzano si è già incontrato con Carlo Bertolotti e Alberto Giordano, presidente ed amministratore delegato di «Torino Esposizioni»: «Il primo obbiettivo? Non permettere che uno spazio come quello vada in malora» ammette Marzano, ricordando altri esempi di edifici pubblici abbandonati a sé stessi ed avviati a irreversibile degrado. Negli ultimi tempi la storia fieristica di Torino si è arricchita di due novità: lo spazio espositivo del Lingotto e la società «Expo 2000», a prevalente capitale privato (Fiat e Unione industriali) ma con una consistente quota della Regione (che dovrebbe spartirla con Provincia e Comune). «Il portafogli di Torino Esposizioni sarà trasferito a Expo 2000, e lo stesso accadrà per il personale. Il palazzo del Valentino resterà un guscio vuoto», sostiene Marcello Vindigni (pds), che in proposito ha presentato una interrogazione al sindaco. Le cose stanno veramente così? Alberto Giordano (che è pure amministratore di Expo 2000) parla di «passaggio graduale per molte attività». «Scelte sul personale - aggiunge - non sono ancora state fatte. Tutto dipende dagli accordi che raggiungeremo con il Comune». E qui torna in ballo Marzano. Il vicesindaco ha alcune ipotesi di lavoro: «Il quinto padiglione, quello sotterraneo, potrebbe diventare un grande parcheggio, a servizio dell'area del Valentino. Il teatro Nuovo dovrà essere re¬ staurato. Diecimila metri quadrati il quinto padiglione, 1300 posti il teatro. E il resto? 112 mila metri del padiglione Agnelli, le altre zone espositive, gli uffici, le 8 sale congressi, gli spazi all'aperto? In parte sarebbero utilizzati per attività sportive: «Senza dimenticare che molte fiere potrebbero comunque trovare posto nel Palazzo» precisa il vicesindaco. Il Comune, insomma, sarebbe ben lieto di prolungare la convenzione. Riservandosi l'uso di parte dell'edificio: «Compatibilmente con le risorse finanziarie. Trasformare il quinto padiglione in parcheggio, tanto per fare un esempio, non costerebbe quattro lire» precisa Marzano. Le prossime riunioni ci diranno quali passi avanti si sono fatti. E il dibattito si svolgerà anche dentro il Comune: ((Abbiamo alcune proposte - dice Vindigni -. Ad esempio destinare quell'area per alberghi di lusso, che a Torino mancano. Oppure mettere a disposizione parte dell'edificio per attività della Cee. Lione si sta muovendo in questo senso, ed anche altre città». E l'attività fieristica? Il Comune ha due rappresentanti in «Torino Esposizioni», nessuno in «Expo 2000». Perderà la sua funzione di promotore-controllore? «Chiederemo alla Regione di cederci una parte delle sue quote», ha già promesso Giovanna Cattaneo in Consiglio. Giampiero Pavido Sotto queste volte il primo salone espositivo s'inaugurò nel 1948

Luoghi citati: Lione, Torino