E spunta un leoni dello sprint

E spunta un Leoni dello sprint Giro, volata generale a Uliveto Terme: il veneziano batte di forza Cipollini E spunta un Leoni dello sprint Calcaterra infuga si ferma in una toilette ULIVETO TERME DAL NOSTRO INVIATO Endrìo Leoni vincitore in volata della seconda tappa del Giro d'Italia (prima in linea) è un corridore che non si sente superfluo. Momentaneamente si sente offeso. Chiamato a divulgare la propria soddisfazione, ansimando dichiara: «Dedico il seguente traguardo a quegli intenditori che non se ne intendono e non mi hanno messo tra i favoriti. Perché non mi hanno messo tra i favoriti? Perché non hanno avuto fiducia in me? Soltanto il mio direttore sportivo ha avuto fiducia in me. I giornalisti no, niente, neanche una parola, non lo sanno che mi so destreggiare io?, così adesso imparano a fare i pronostici». Ehi, Endrìo, riepiloghiamo. Lei, con altri validissimi sprinter italiani è stato iscrìtto in un elenco di comprimari che avrebbero potuto battere Cipollini e Àbdujaparov. Non le basta, tenuto conto dei gracili successi che si portava alle spalle? «Cosa significa comprimario? Voi non avete avuto fiducia...». Va bene, basta. Endrio Leoni; demolisce la concorrenza uscendo dal gruppo a duecento metri,; o quasi, dal traguardo, e regge al contrattacco tardivo di Cipollini. Il russo Àbdujaparov, infischiandosene delle previsioni, latita. Al confronto del ventiquattrenne Endrio da Dolo pro-i vincia di Venezia, ammettiamolo, il terribile Cipollini pedala gli. ultimi decisivi metri come se si! trovasse non sull'asfalto ma su; una friabile duna. Che gli è sue-: cesso? C'entra o non c'entra la: perdita volontaria di almeno trej quarti della rinomata chioma?. Non approfondiamo. Cipollini! rimanda l'esame velocistico aliai tappa di Sant'Elpidio, giovedì; prossimo, mentre Endrio Leoni assicura che a Sant'Elpidio ci' sarà'anche lui («Perché non ere-; dete che possa esserci, perché non avete fiducia?»). Che tappa. Aspettando il volatone finale, nell'illusoria attesa dello scontro terremotante tra Cipollini e Àbdujaparov, assistiamo a un'evasione di commovente futilità. Giuseppe Calcaterra e Stefano Zanini, vagheggiando improbabili fortune, fuggono. Il gruppo giace in una morbida indifferenza, vi ronfano beatamente dentro i grandi del Giro. Essi sanno che sul capo di Calcaterra e di Zanini pende una inequivocabile condanna. Indurain, tanto per non addormentarsi, se la prende con un elicottero che volando a bassa quota smuove la terra e gli inquina di polvere l'augusta figura. Questi delicati assi delle cronometro, in nulla dissimili dai migliori cavalli, spesso si innervosiscono. Chiappucci e Chioccioli nidificano tranquilli nel grembo delle proprie squadre. Si suppone che il Bracco prima e la Versilia poi non gli suggeriscano altro che pensieri alpini. Le dolomiti e il Monviso sono il terreno delle loro riscosse. La ArezzoSansepolcro di domani, la cronometro di 38 km che dovrebbe consegnare la maglia rosa al rivale spagnolo, li affligge e non li affligge: non essere i favoriti diminuisce il peso delle responsabilità. Chioccioli ha detto che a Sansepolcro può perdere o guadagnare e in questo lapalissiano concetto c'è, conoscendo il tipo, più speranza che timore. E Chiappucci sa che sulle rampe di quella anomala cronometro è soprattutto Indurain che deve svelarsi. Avanti Miguel, attacca, noi siamo qui per prenderti le adeguate misure. Ma Calcaterra e Zanini che fanno? Pedalano, mentre alle loro spalle i sommi velocisti affilano, ignorandoli, le tattiche. Zanini sta bene; Calcaterra meno. «C'è, nei pressi, che tu sappia, una toilette?», domanda Calcaterra al compagno d'avventura. «Dovrebbe..essercene una alla stazione di Viareggio», lo informa il socio in evasione. Calcaterra soffre. «Se ti fermi - gli rende noto Zanini - scommetto che ci prendono». «Se non non mi fermo - lo aggiorna Calcaterra scoppio». Da oltre 150 km la coppia procede in testa alla corsa. Calcaterra prende una decisione irrevocabile. Inquadra un provvido bar e vi si tuffa. La comprensibile decisione, ovviamente, come fuggitivo di tappa, lo estingue. Resta al solo Zanini il peso dell'azione. Lo sostiene per un po' e si arrende. Il gruppo lo uncina quando già è in pieno fervore il lavoro organizzativo degli sprinter. Leoni, Cipollini, Fontanelli, Sciandri, Martinello e Àbdujaparov (elencati nel rispetto dell'ordine d'arrivo) lanciano ordini nel tumulto delle ammiraglie, i capitani adesso sono loro. Una volta, alla vigilia delle tappe a cronometro, i destinati a buscarne progettavano azioni da commando per frastornare e magari limare il favorito. Erano epoche di un ciclismo affidato esclusivamente al coraggio e all'improvvisazione. Oggi che si programma, nessuno, nemmeno Bartali che segue il Giro e sta nel presente senza abbandonare d'un attimo il passato, azzarda un pronostico che si discosti da una quieta normalità. Sorprendere Indurain, costringerlo a inseguire, fargli sudare anche le ossa, prima della sua romanza? «Eh, già», dice Lelli, «e poi? Lo strapazziamo e ci strapazziamo, si stanca e ci stanchiamo; e, a parità di stanchezza, comunque ci batte. Alle cronometro dobbiamo essere freschi, in possesso di tutte le nostre forze, ci conviene limitare i danni. E' in montagna che lui e noi facciamo i conti». La serenità di indurain è assoluta, non ha problemi di tattica: li hanno gli altri. Miguel deve semplicemente vincere le cronometro e non perdere le ruote in salita. Semplicemente? Gianni Ranieri L'arrivo a Uliveto Terme: Leoni precede Cipollini (alla sua destra)

Luoghi citati: Dolo, Italia, Sansepolcro, Sant'elpidio, Venezia, Viareggio