Capello apre il libro Milan Diete severe e poco sesso di Roberto Beccantini

Capello apre il libro Milan Diete severe e poco sesso A Coverciano gli allenatori che hanno dominato in Europa Capello apre il libro Milan Diete severe e poco sesso COME SI FA A VINCERE UNO SCUDETTO AFIRENZE LLENATORI grandi firme e piccoli segreti, Coverciano come la Sorbona, per un pomeriggio tutti in aula magna. Sfilano i padroni d'Europa: Fabio Capello, panchina d'oro per il 1992, uno scudetto al sapore di record; Bobby Robson, inglese, bi-campione a Eindhoven; Raymond Goethals, belga con parrucchino, re di Marsiglia; Howard Wilkinson, inglese, titolo a Leeds; Carlos Alberto Silva, brasiliano, ex et, subito a segno con il Porto. Gente che va, gente che viene. Aspiranti manager, eccellenze a riposo, tecnici trombati, corsisti, stagisti, grossisti: e, in un angolo, pure Garella, il portiere che parava con i piedi, oggi dalla trippa debordante. Capello è un libro aperto. Differenze fra il suo Milan e il Milan di Sacchi: in via confidenziale, «ho tenuto i quattro dietro e stop»; ufficialmente: «1) due centrocampisti centrali; 2) nessun rifinitore (alla Donadoni); 3) sfruttamento intensivo delle fasce laterali, con e per Gullit; 4) meno pressing nella metà campo avversaria; 5) meno fuorigioco». Caso Lentini: «Io credo che finirà per venire». Capitolo dediche: «Felice per la mia famiglia, colpita indirettamente (?); felice per Berlusconi, il presidente coraggio. E grazie, grazie di cuore, allo staff sacchiano e ai giocatori del Milan, semplicemente meravigliosi». L'impronta: «Esperienza, gestione delle risorse umane. Qualcosa di nuovo a livello tattico. Quando facevo il telecronista, mi prendevano in giro. Bene, è stato proprio in quel periodo che, guardandomi attorno, ho assorbito ed elaborato le nozioni più interessanti». Squadra conferma, il Torino; squadra rivelazione, il Foggia d'attacco. E ancora, in ordine sparso: mi innamorai della zona ai tempi di Liedholm; fra le chiavi dello scudetto, diete speciali e lunghi pissi pissi con le mogli dei giocatori, affinché in cucina, e a letto, facessero le brave (questa è proprio bella); una lunga, e stucchevole, gam¬ ma di non, non abboccare alle provocazioni, non replicare agli attacchi, non cadere in tentazione. Si illumina, Fabio panchina d'oro, quando parla dei suoi ragazzi: «Ma sapete che alcuni hanno già contattato il fisioterapista perché li raggiunga in vacanza una settimana prima del ritiro? Se questa non è professionalità...». Goethals, vecchia volpe, mendica lumi su Boban e svela l'ultima scommessa di Papin, «con Van Basten almeno 15 gol». Capello, di rimando: «Benissimo, purché tutti su azione». Bobby Robson, prossimo a dirigere lo Sportine Lisbona, è fermo alla ricetta della nonna, «per stimolare i miei uso ancora le foto degli avversari appiccicate sui muri degli spogliatoi». Carlos Alberto spiega che cosa ha trovato nella bottiglia del suo Porto, un vivaio prodigo ( 12 titolari provengono dalla «cantera») e una rosa così ricca da far invidia al Dottore (25 elementi). E Wilkinson? Il più poetico di tutti, «voglio in campo giocatori nudi, giocatori, cioè, liberi da ogni complesso», ma anche il più pignolo, «su punizione abbiamo preso un solo gol», e il più flessibile, «spesso a zona, qualche volta a uomo: contro Liverpool e Nottingham, per esempio». Dai massimi sistemi ai fatterelli di casa nostra. Italo Allodi consiglia al Napoli la coppia Stoickhov-Hagi, «se la prende fa un1 affare», e mette in guardia la Juve, «io e Sivori siamo gli unici a dire ohe Vialli non basta. Platt? Contenti loro. L'uomo cruciale resta Baggio». Da Gustavo Giagnoni una spremuta di saggezza: «Occhio all'Inter, è fuori dalle coppe, e dunque potrà concentrarsi esclusivamente sul campionato». Sandro Mazzola non ha dubbi: «Fra Vialli e Papin, Berlusconi avrebbe scelto Vialli. Matematico. Milan e Juve hanno qualcosa in più. Poi, più o meno sulla stessa linea, Parma, Inter, Torino, Napoli, Samp, Foggia e Lazio». Marco Tardelli su David Platt: «Dicono che assomigli a me, io però era molto diverso da lui». Picchio De Sisti, bontà sua: «Platt, Roberto Baggio, Vialli, Casiraghi, forse Lentini. Venghino, venghino, ma a centrocampo chi corre?». Roberto Beccantini Capello nel giorno del trionfo con Massaro, uno dei fedelissimi