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La voce dei «piccoli» La voce dei «piccoli» «Bastano pochi titoli per essere editore» TORINO i piccoli editori? Sono circa tremila in tutta • Italia, molti sono venuti qui. «Su 829 Mptìi-lcsitori, siamo i nove decimi»- dicé'Mn*^. Carrà, presidente dell'Associazione italiana piccoli editori (300 aderenti, un centinaio dei'quari1 rappresentati qui). Pef:lbro fl Salorié'è'unàS/é^rffla' importante, un modo per raggiungere quel pubblico che in librerìa si ferma sui soliti pochi «grandi»: Per essere editori non è necessario pubblicare centinaia di novità. «Io per esempio ho in catalogo 25 titoli. Non è vero che se non fai almeno dieci libri l'anno non puoi sopravvivere. Dobbiamo diventare sempre più grandi editorialmente, sempre più piccoli come produzione». Milvia Carrà si fa però portavoce di qualche lamentela: «L'attenzione per noi non è sufficiente, i nostri stand sonò sacrificati. Alcuni aderenti all'Alpe non torneranno». Anche Daniela Piazza, un altro «piccolo» (non aderente all'Arpe), non è del tutto soddisfatta. Pror V Fùtilé^ «E' il modo migliore per farsi conoscere». " (ìio dicono anche hello stand di Theoria. Qui il cli- testa per le prevaricazioni dei «grandi» che non rispettano le regole. Però, ammette, venire è sempre f*rn£'è effervescente: «Il bilancio è senz'altro positivo ^dice uri redattore -. Non solo per il fatturato, 1(cQf.àUest'àriiib è salito del110-15%, ma soprattutto per l'aspetto promozionale. Certo, c'è stata qualche sfasatura, forse l'organizzazione non si è ancora adattata alla grande struttura del Lingotto. Ma 'prevalgono i lati positivi, ci si diverte, si incontrano ! i colleghi, si fanno chiacchiere costruttive». Tutto vero, secondo Sandro Ferri delle Edizioni e/o. «Però - aggiunge - per noi è andata meno bene che in passato. Il pubblico è meno attento al catalogo, più influenzato dalle grandi campagne sulle novità, più interessato ai best-seller. Non vorrei che il Salone diventasse il luogo dove si viene soprattuto per vedere la star, per comprare lo Swatch . o la maglietta». [m. as.)