Raid contro il terrorista miliardario di A. B.

Raid contro il terrorista miliardario MEDIO ORIENTE Distrutta una lussuosa villa covo di Hezbollah, per i guerriglieri «non era dei nostri» Raid contro il terrorista miliardario Libano, mecim® ^miglia dagli israeliani reoq TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Elicotteri e caccia bombardieri dell'aviazione israeliana hanno bombardato ieri la roccaforte sciita di Jibshit, e i vicini villaggi di Kabriha e Dardarieh, colpendo - secondo un portavoce militare a Tel Aviv - obiettivi degli estremisti islamici Hezbollah. Ma a Jibshit, tra le macerie di una villa lussuosa, sono stati rinvenuti solo i cadaveri di un ricchissimo imprenditore libanese, Yasser Nassur, della moglie e di due figlie. Non è chiaro se si sia trattato di un errore, o se gli israeliani abbiano colpito l'uomo d'affari ritenedolo un finanziatore dei terroristi. «Non simao legati a nessun partito, e non riesco a capire quest'attacco contro la casa di mio fratello» ha detto Abbas Nassur, rimasto ferito con altri familiari. «Nassur non faceva parte di Hezbollah» ha confermato lo sceicco Ahmed Taleb, leader religioso del villaggio ataccato. Nei giorni scorsi, l'aviazione israeliana aveva colpito un campo di addestramento degli hezbollah, a ridosso del confine con la Siria, e demolito con razzi l'abitazione di un esponente sciita a Jibshit.; «Intendiamo colpire tutti gli obiettivi necessari per paralizzare le attività di quei terroristi», ha detto domenica il ministro della Difesa Arens. Ieri Uri Lubrani, coordinatore delle attività israeliane in Libano, ha confermato che il suo governo ha inviato un monito a Damasco perché neghi libertà di azione ài guerriglieri. «Alla Siria - ha detto - basterebbe un tratto di penna per ridurre significativamente la loro presenza in Libano». Fonti militari israeliane hanno invece riferito nei giorni scorsi che forniture di razzi katyusha e fucili kalashnikov, provenienti dall'Iran, sono state fatte pervenire dalla Siria agli hezbollah. Decine di razzi sono poi caduti nella «fascia di sicurezza», creata da Israele lungo il confine,-senza provocare danni. Ieri lo'stato di emergenza è stato decretato in Gali- lea nel timore di una violenta reazione dei guerriglieri sciiti ai nuovi bombardamenti. La Siria, per bocca del suo ministro degli Esteri Faruk Ashara, ha intanto respinto le pressanti richieste israeliane di fare opera di moderazione sugli hezbollah. «Costoro lottano contro l'occupazione militare del loro Paese. E' assurdo chiederci di disarmarli, solo per avallare i progetti di Israele». Mentre osservatori israeliani non escludono ormai più che la situazione possa degenerare in uno scontro, anche limitato, tra Israele e Siria, in Libano vi è notevole preoccupazione per quella che il primo ministro Rashid Solh ha definito «la politica di aggressione perseguita da Israele». Fonti libanesi hanno collegato l'inasprirsi .della tensione nel Sud del Paese all'imminenza di elezioni politiche in Israele, ipotizzando un interesse del premier Shamir a mostrare la decisione del suo governo contro la guerriglia. Nel Sud del Libano la situazione era ieri drammatica. A quanto risulta, tra 10 e 20 mila persone sono sfollate dai loro villaggi, nel timore di nuovi bombardamenti delle artiglierie di Israele e della milizia alleata «Esercito del Libano Sud». A Jibshit, una cittadina di 15 mila abitanti sciiti a breve distanza dalla «fascia di sicurezza», molti si sono però rifiutati di lasciare le loro case. Il capo religioso locale, sceicco Ahmed Taleb, ha detto ieri che «sterminando l'innocente famiglia Nassur, Israele ha mostrato il suo vero volto. Se gli ebrei ci renderanno la vita impossibile - ha aggiunto - faremo altrettanto con loro». Un concetto espresso ieri, quasi con le medesime paroL, anche da Lubrani: «Non ci potrà essere pace al di là del confine, se non ci sarà anche dalla nostra parte». Nel territorio occupato di Gaza, il movimento islamico Hamas ha indetto tre giorni di sciopero generale contro la repressione da parte dell'esercito israeliano. Il ministro Arens ha reagito chiudendo la frontiera per lo stesso periodo. [a. b.]