Bosnia l'Onu scalda i motori

Bosnia, l'Onu scalda i motoriPrimo passo il blocco aereo, ma Ghali ipotizza l'invio di truppe combattenti Bosnia, l'Onu scalda i motori // Consiglio vara l'escalation contro Belgrado WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le sanzioni economiche contro la Serbia e il Montenegro, di cui il Consiglio di Sicurezza comincerà a discutere da domani, saranno imposte sulla base di un'esplicita invocazione del Capitolo 7 della Carta dell'Onu. Si aprirà, quindi, una procedura che, come quella applicata due anni fa all'Iraq, potrebbe per gradi condurre a un intervento militare. La bozza di una prima risoluzione contenente misure di «embargo» è già stata presentata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Per il momento si parla soltanto di una revoca obbligatoria di tutti i permessi di atterraggio per i voli Jat negli aeroporti di tutti i Paesi membri dell'Onu, misura già autonomamente assunta dagli Usa. Ma si tratta solo di un primo passo, mentre si comincia a discutere di un nuovo mandato che consenta a un contingente delle Nazioni Unite di presidiare l'aeroporto di Sarajevo, per consentire l'invio di aiuti umanitari. Si intravede anche quello che sarà il probabile secondo passo, dopo l'isolamento aereo, cioè il blocco delle forniture di petrolio. Riguardo a questa seconda misura è stato necessario superare una resistenza della Russia, che in cambio delle forniture di petrolio che invia alla Ju- goslavia riceve materiali agricoli e edilizi. I russi, tuttavia, non se la sentono di apparire come i difensori del presidente serbo Milosevic, ritenuto il primo responsabile del bagno di sangue verificatosi in Bosnia (si parla di oltre 2500 morti) e del più grosso esodo di profughi dalla fine della seconda guerra mondiale, oltre un milione di persone. Per cui la Russia, ottenuta la garanzia che l'Onu farà rispettare l'obbligo di un comportamento pacifico anche alla Croazia, non si opporrà alla risoluzione. Stesso comportamento si attende dalla Cina, il più grosso fornitore di petrolio della Jugoslavia, che, per tradi- zione, non oppone mai il veto a una decisione del Consiglio di Sicurezza. L'Onu appare, invece, perplessa sull'opportunità di imporre alla Jugoslavia un blocco commerciale completo, perché teme gli effetti che una simile misura potrebbe avere su una popolazione civile già molto provata. Sta di fatto che, con il voto sulla prima risoluzione, atteso per domani o giovedì, la pressione della comunità internazionale nei confronti della Serbia entrerà in una nuova fase, di cui è difficile prevedere gli sviluppi. Il Canada, seguendo l'iniziativa americana, ha annunciato domenica scorsa la revoca del permesso di atterraggio ai voh Jat, ha espulso alcuni diplomatici jugoslavi, chiudendo il consolato di Toronto, e ha richiamato il proprio ambasciatore per protesta contro l'aggressione serba alla Bosnia. Il segretario generale dell'Onu, Boutros Ghali, che era a Montreal mentre il primo ministro canadese Brian Mulroney annunciava quéste misure, ha precisato che, per il momento, il compito dei 14 mila caschi blu presenti in Jugoslavia è solo quello di garantire la tregua in Croazia. «Se si vogliono inviare altre forze per proteggere l'aeroporto internazionale di Sarajevo, occorrerà un nuovo mandato da parte del Consiglio di Sicurezza». Anche su questo punto la discussione è già iniziata, mentre il ritiro delle forze serbe dalla capitale della Bosnia ha subito una battuta d'arresto. Per ora, fortunatamente, l'evacuazione non è stata turbata da gravi incidenti, anche se il centro di Sarajevo è sotto il controllo dei cecchini. Ma i musulmani bosniaci hanno bloccato l'esodo della milizia serba perché sostengono che questa non sta rispettando il patto di lasciare dietro di sé le armi pesanti. La situazione è quindi appesa a un filo molto sottile. Ci sono, comunque, degli sviluppi politici interessanti. I serbi democratici hanno costituito assieme ai musulmani, che sono il gruppo più numeroso in Bosnia, il «Partito dei cittadini», che favorisce una piena indipendenza della Repubblica. Nel frattempo, in Serbia, gruppi di influenti intellettuali si sono congiunti alle forze di opposizione per formare il «Movimento democratico serbò», che si prefigge il rovesciamento di Milosevic. Mentre la Comunità europea continua a ondeggiare, le novità più positive vengono, oltre che dalla devastata Jugoslavia, da quella farraginosa macchina che si chiama Onu. Paolo Passarmi

Persone citate: Boutros Ghali, Brian Mulroney, Ghali, Milosevic, Paolo Passarmi